Prima gli svizzeri. Anzi, gli italiani. Anzi ancora: le polemiche. La Fête des Vignerons di Vevey, celebre festival del vino svizzero, si tiene da luglio ad agosto – ma le liti sono già cominciate. Al centro della questione, la decisione del direttore Daniele Finzi Pasca, del Canton Ticino, di affidare la produzione dei 6.000 costumi che saranno indossati durante le coreografie della manifestazione a 150 aziende e atelier italiane.Proprio così: italiane, non svizzere. Salvini ne sarebbe felice, gli elvetici per niente.
“Volevo che i dettagli di tutti i costumi fossero curati alla perfezione”, ha dichiarato a Le Matin Dimanche la costume designer Giovanna Buzzi, non a caso italiana. “Tutto il lavoro è stato suddiviso atelier per atelier, in modo che il risultato sarà perfetto”. Un esempio per tutti: le scarpe, prima di essere finite, passeranno per almeno cinque artigiani diversi.
Ma qualcuno storce il naso. Ad esempio, la presidentessa dell’associazione dei costume designer della Svizzera francese, Mireille Dessigny, che non si fa problemi ad esprimere “la delusione di vedere non impiegate le abilità e le energie della Svizzera. Nemmeno per realizzare qualche costume”. E alla radio svizzera tutti le danno ragione.
Eppure, il festival è una manifestazione enorme (addirittura dichiarato bene intangibile dall’Unesco), e per ottenere certi risultati occorre avere una forza lavoro adeguata. “Abbiamo cercato prima in Svizzera”, replica Frédéric Hohl, managing director della Fête des Vignerons, “ma non abbiamo trovato personale sufficiente”. Del resto, era già accaduto nel 1976 e nel 1999 che una grande quantità dei costumi venisse realizzata in un altro Paese. In quelle due occasioni, avvenne in Francia, e anche allora le polemiche furono aspre.
Del resto, il lavoro da fare è enorme: durante le tre settimane della Fête, 5.500 attori si esibiscono ogni giorno in un’arena da 20mila posti, rappresentando in 20 scene un anno della vita di una vigna, cominciando e finendo dal raccolto. Quest’anno, tra gli attori, ci saranno 2.700 donne e 1.700 uomini. Per la prima volta, insomma, un sorpasso. Ma su questa novità, per fortuna, non ci sono polemiche.