Mentre in Italia la manovra promette la decrescita al Paese, il governatore della Bce Mario Draghi da Francoforte annuncia che il costo del denaro rimarrà fermo, riconfermando la tendenza dei minimi storici già avviata da tempo. L’annuncio ha confortato le banche e generato fibrillazione tra chi sta cercando casa ed è, per questo, interessato ad aprire un mutuo. Perché un costo del denaro basso significa anche tassi di interesse contenuti, per la soddisfazione di mutuatari e banche (che comunque, ha promesso la Bce, continueranno a essere sostenute attraverso altri strumenti, onde evitare che un costo del denaro troppo basso possa intaccarne i margini di produttività sul lungo periodo).
Almeno fino alla fine del 2019, quindi, per chi volesse aprire un mutuo la situazione è decisamente rosea. «Rispetto a prima, in cui il quadro era già positivo e i tassi erano ai minimi, le prospettive sono addirittura migliorate, perché i tempi di ottimismo si sono allungati e il costo del denaro si è effettivamente mosso verso il basso», spiega a Linkiesta Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline. «Ora che la prospettiva di incremento è sfatata, tutti gli indicatori sono scesi: se l’anno scorso gli indicatori Irs (quelli che definiscono il costo del denaro, ndr) oscillavano tra l’1,40 e l’1,60%, ora anche per le durate di mutuo più lunghe siamo sull’1,10-1,15%».
Anche sul fronte della decisione rispetto al tasso di interesse (fisso o variabile), ci si può muovere con tranquillità: «I tassi variabili sono rimasti a livelli simili a quelli precedenti, mentre i tassi fissi stanno scendendo: la media migliore è ancora più bassa rispetto a quella dell’anno scorso», spiega Anedda.
Rispetto a prima, in cui il quadro era già positivo e i tassi erano ai minimi, le prospettive sono addirittura migliorate, perché i tempi di ottimismo si sono allungati e il costo del denaro si è effettivamente mosso verso il basso
Sul sito di MutuiOnline si rileva come diverse banche offrano Tan all’1,20-1,30%, cifre che rendono la prospettiva di accendere un mutuo ancora più conveniente, perché molto competitive. Ma questo non toglie che imperativo sia scegliere il mutuo con attenzione: differenze di anche solo pochi decimi di punto tra un’offerta e l’altra, infatti, possono comportare esborsi potenzialmente consistenti. «Su un mutuo ventennale da 130mila euro, uno scarto di 60 centesimi può comportare un’aggiunta di 25 euro a rata, cioè 500 euro all’anno. Se non si sta attenti, si rischia di pagare 500 euro in più, praticamente una rata ulteriore all’anno». Posto che alcune banche possono decidere di non offrire i tassi più bassi possibili, guadagnando un po’ di più sugli interessi pur attivando meno mutui, dal punto di vista del consumatore comunque conviene controllare e comparare più opzioni possibili, così da individuare le soluzioni più economicamente vantaggiose.
In sostanza, quindi, la scelta tra tasso fisso e variabile è completamente a discrezione del mutuatario, perché entrambi offrono vantaggi consistenti: con il tasso fisso ci si possono aggiudicare offerte molto convenienti essendo sicuri di mantenerle fino alla fine del periodo di finanziamento. Il tasso variabile, invece, essendo più contenuto (in media c’è uno 0,60-0,70% di differenza rispetto al tasso fisso) consente di risparmiare il massimo possibile fin da subito, potendo stare sicuri che il costo del denaro rimarrà basso e quindi i tassi non aumenteranno comunque di livelli significativi almeno fino alla fine del 2019. Tant’è che, infatti, anche le surroghe (il cambio di mutuo per passare dal tasso variabile a quello fisso) sono calate dall’inizio del 2019.
Infine, chi si appresta ad acquistare la prima casa dovrebbe essere felice di sapere che il Fondo prima casa ha appena visto un rifinanziamento di 100 milioni da parte del governo. «Una goccia nel mare», stando alle parole dell’esperto, perché si tratta di un importo irrisorio rispetto alla platea di potenziali richiedenti e alle loro necessità, ma comunque un elemento positivo, che già l’anno scorso era stato sfruttato a pieno.