Se fosse ancora vivo, piangerebbe più di tutti. L’architetto francese Eugène Viollet-Le-Duc, con l’incendio della cattedrale di Notre-Dame di Parigi, avrebbe assistito allo spettacolo di un simbolo che si distrugge, ma soprattutto avrebbe visto il crollo di gran parte della sua creazione.
Sua era (come è ormai noto) la flèche che è crollata spezzandosi in modo rovinoso, come suo era il lifting organizzato negli anni ’40 del XIX secolo per restaurare, in modo creativo, la chiesa. Viollet-Le-Duc era il più famoso restauratore ed architetto di edifici medievali del mondo, in un’epoca in cui la Francia venne attraversata da un movimento culturale che chiedeva la restaurazione del patrimonio medievale. Anche all’epoca, a quanto si vede, avevano problemi con la manutenzione.
Si occupò di Notre-Dame, insieme a Jean-Baptiste-Antoine Lassus. Ma non fu certo l’unica sua opera: restaurò (in sostanza riedificandola) anche la cattedrale di Saint-Étienne d’Auxerre è intervenuto con decisioni discusse (ad esempio integrando la parte medievale con strutture più tarde) anche alla Cattedrale di Notre-Dame d’Amiens. E ancora: c’è la sua mano nel recupero della basilica di Sainte-Marie Madeleine di Vézelay (importante luogo di pellegrinaggio sulla via di Santiago), nella chiesa di Notre-Dame di Saint-Père (anche se si bloccò per mancanza di fondi), nel rifacimento sostanziale della basilica di Saint-Denis. Interviene in altre 14 importanti chiese, tra cui la basilica di Saint-Sernin di Toulouse, quella di Saint-Nazaire a Carcassone, la cattedrale di Notre-Dame di Losanna, fino a un pezzo della cattedrale di Notre-Dame di Strasbourg.
Ma Viollet-Le-Duc ha agito, spesso in mezzo alle polemiche per le sue ricostruzioni fantasiose, anche su castelli (almeno una decina) e ville. Per non parlare delle costruzione da lui create dal nulla, in pieno stile neo-gotico eclettico fantasioso.
Per lui il restauro di un edificio non era “la manutenzione, la riparazione o il rifacimento”. Figurarsi: era “il ristabilirlo a uno stato completo che può anche non essere mai esistito nel tempo”. Un artista, insomma, che ha trasformato il paesaggio architettonico francese. A volte, anche in peggio: a Tolosa, per esempio, gli abitanti hanno fatto quello che ha Parigi ha combinato il fuoco, de-viollet-le-duchizzando la basilica di Saint-Sernin. Tra un originale malandato o un fantasioso rifacimento, tutti scelgono l’originale. E chi può contraddirli?