Poche cose inquinano di più delle festività: voli (alcuni perfino intercontinentali), viaggi su e giù per la penisola e, soprattutto, tanto packaging inutile. A Pasqua il rischio c’è: uova, colombe, coniglietti sono adornati da fili e plastica che, a questo punto della nostra storia umana, dobbiamo cominciare a prendere sul serio. E la cosa migliore è seguire la regola delle tre “R”
Ridurre: è difficile, ma a Pasqua la cosa migliore è evitare il packaging eccessivo. Tutto, a cominciare dalle uova di cioccolato, è avvolto da alluminio e plastica. Limitare gli acquisti e i consumi avrà un vantaggio triplo: aiuta l’ambiente, salva le diete altrui e consente perfino di risparmiare.
Riutilizza: altrimenti, si può ricorrere a prodotti con packaging proveniente da materiale riciclato, oppure comprare decorazioni di seconda mano (se se ne ha il coraggio) da bancarelle o negozi di beneficienza. Il mantra da interiorizzare è il seguente: i prodotti monouso sono il male, quelli riutilizzabili il bene. In quest’epoca manichea è bene sapersi posizionare al posto giusto.
Reinventa: è quello che si fa quando il materiale riciclabile lo si ha già in casa: riutilizzare scatole usate, contenitori delle uova (finite quelle di gallina, si possono utilizzare per quelle, piccole, di cioccolato), ricucire vecchie carte per creare nuove confezioni per i dolci e le colombe. Di sicuro, se si decide di decorare le uova (quelle vere) è meglio farlo sapendo già che si cucineranno (e non si butteranno) – e anzi, si potrebbe perfino raccontare una storia/ricetta proprio con le uova. E il cioccolato, perché non scioglierlo e rimodellarlo a piacimento?
La Pasqua è una occasione per stare in famiglia e inventare momenti magici insieme. Se questi, poi, non cedono alle leggi del consumo e nemmeno a quelle dell’inquinamento, è solo meglio per tutti.