DestreTorre Maura, ecco il nuovo Salvini modello Orbán: i fascisti si scagliano contro i rom e lui fa l’uomo d’ordine

L'aggressione ai rom di Torre Maura è l'esempio perfetto. A catalizzare la disapprovazione dell’opinione pubblica ci pensano Forza Nuova e Casapound. A mistificare le loro azioni in nome del «buon senso» schierato dalla parte del «popolo» ci pensa il ministro dell'Interno

MARCO BERTORELLO / AFP

Quella che si è svolta a Torre Maura è un’aggressione, non una rivolta, né una manifestazione, ma un’aggressione a stampo razziale per mano di Forza Nuova, Casapound e un presidio di residenti del quartiere così esasperati dai comportamenti criminali di alcuni gruppi di nomadi da non conoscere verecondia e calpestare al grido di «Zingari dovete morire di fame» il pane destinato a circa 60 famiglie rom e sinti con «gravi fragilità sociali» accolti nel centro “Savi” in Via dei Codirossoni. La chiamano “rabbia sociale” ma il clima è piuttosto da “Notte dei coltelli”. Come allora, gli aggressori non hanno fame, non rubano il pane per averlo per sé, lo calpestano per sottrarlo agli altri. Come allora, le operazioni non sono addizionali, ma sottrattive. Come allora, a muovere le pedine, un’estrema destra apparentemente innocua, inesistente secondo alcuni, eppure reale.

La paura degli abitanti di Torre Maura era che il centro di accoglienza diventasse un campo rom al chiuso come accadeva sotto Gianni Alemanno. Peccato che lo stabile di Torre Maura abbia vinto un bando europeo per l’accoglienza, perciò era stato preferito a quello in Via Toraldo nella vicina Torre Angela. Da destra dicono che il modello di accoglienza ha fallito e denunciano i troppi soldi (987mila euro) messi a gara per «il reperimento e la gestione di strutture di accoglienza in favore di persone Rom, sinti e caminanti in condizioni di fragilità sociale» e che il costo procapite mensile (circa 450 euro) in famiglie numerose come quelle sinte e Rom raggiunge i 2mila euro per nucleo famigliare. Ciò che non dicono è che il contratto per ciascuna famiglia ha validità fino al 31 dicembre 2020 e viene offerto a «coloro che provengono da sgomberi di insediamenti spontanei».

Le retoriche di Salvini e di Orbán, si nutrono delle rispettive estreme destre con l’atteggiamento pacioso stile Don Abbondio. Non è Salvini a mettere le ali all’estrema destra, ma l’estrema destra a mettere le ali a Salvini, che puntualmente se ne esce pulito come un chierichetto. E pesca consensi anche tra gli elettori di centro

Detto altrimenti, con gli “zingari” che vivono di furti et similaria “perché è nella loro cultura”, le famiglie a cui è stato negato il pane e urlato «zingari di merda vi bruciamo tutto» non avevano nulla a che fare. Nulla che si aggiunga alla probabilità che chiunque dotato di libero arbitrio decida domani di riscrivere la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, rubare un orologio, o proclamarsi re di Persia. Di più, se davvero i presidianti di Torre Maura sono mossi da esasperazione per atti criminali subiti nel loro quartiere per mano di Rom e sinti, a maggior ragione avrebbero dovuto solidarizzare con le famiglie a cui hanno calpestato il pane. Per avere successo contro la parte criminale di un gruppo, ci si dovrebbe alleare con la parte onesta di quel gruppo, per una guerra congiunta alla criminalità, alle relative affiliazioni, eccetera. Invece no.

«Non siete lo scaricabarile», rassicura i romani Matteo Salvini dall’alto della sua pagina Facebook. Vero, non scaricabarile, ma macchine stampa voti. Ciò a cui si assiste ogni volta che scoppia un caso di «rabbia sociale» rivolta a qualcuno è un ballo, un passo a due tra estrema destra e Salvini. A bruciare cassonetti, urlare «Zingari di merda vi bruciamo tutti», insomma fare il lavoro sporco e catalizzare la disapprovazione dell’opinione pubblica ci pensano Forza Nuova e Casapound. A mistificare le loro azioni in nome del «buon senso» schierato dalla parte del «popolo» ci pensa il capitano, che confonde aggressori con aggrediti, e twitta, ben sapendo che tra chi lo sostiene c’è chi non va mai oltre l’incipit: «Caos Rom».

Più che politica è un perfetto impianto ingegneristico fatto di pesi e contrappesi, proprio come in Ungheria, dove Viktor Orbán è sì visto come uomo illiberale di destra, ma in fondo perbene, accomodante, perfino dolce rispetto al partito nazionalconservatore di ultradestra Jobbik, che lo scorso 8 aprile ha ottenuto quasi il 20% dei voti grazie a una dialettica tra centro destra ed estrema destra del tutto simile alla nostrana. Sia pure con differenze strutturali, le retoriche di Salvini e di Orbán, si nutrono delle rispettive estreme destre con il medesimo atteggiamento pacioso stile Don Abbondio. Non è Salvini a mettere le ali all’estrema destra, ma l’estrema destra a mettere le ali a Salvini, che puntualmente se ne esce pulito come un chierichetto. E pesca consensi anche tra gli elettori di centro.

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