ProtesteUsa, all’audizione del ministro si presenta (davvero) il mostro della palude

Alle spalle di David Bernhardt, al momento a capo del dipartimento dell’Interno, sbuca un essere mostruoso, spuntato fuori dalla palude (metaforica) che Trump non ha ancora bonificato. E punta il dito contro un governo fatto da lobbisti

Finito il dramma del Russiagate, Donald Trump dovrà adesso affrontare un nuovo, gravissimo guaio: il fatto che non tiene fede alle promesse dei suoi elettori. Per carità, forse nessuno ha mai davvero creduto a ciò che diceva nei comizi, considerati quasi più performance spettacolari che momenti reali di politica. Però alcuni slogan parlavano chiaro: Build the Wall (“Costruisci il muro”), e il muro non c’è. Lock her up (“Chiudila in galera”), e Hillary Clinton è ancora a piede libero (ma questa, è evidente, è una promessa un po’ eccessiva). Infine, Drain the Swamp, cioè prosciuga la palude, intesa come l’insieme di affaristi, lobbisti, finanzieri, banche e multinazionali che affondano e bloccano la politica di Washington. Come tutti sanno, non ha fatto neanche questo.

Il problema è che se la palude rimane intatta, c’è sempre il rischio che i mostri della palude, a un certo punto, vengano fuori.

È quello che è successo lo scorso 28 marzo, quando durante l’audizione di conferma dell’attuale ministro dell’Interno (provvisorio), David Bernhardt, è spuntato nell’auditorio alle sue spalle un mostro della palude. Questo:

Si tratta dell’azione di protesta da parte di un’attivista di Greenpeace. A prima vista, una cosa assurda. Ma di sicuro meno assurda rispetto a quello che dice Bernhardt: ex lobbista dell’industria del petrolio, del gas e dell’agricoltura copra quel ruolo, soprattutto dopo che si è scoperto che, durante lo shutdown di 35 giorni, quando ogni attività governativa era ridotta al minimo, sia comunque riuscito a far emettere permessi per i suoi ex (ex, sia chiaro) clienti. E ha perfino, da lavoratore indefesso, blocato l’uscita di un report scientifico che avrebbe danneggiato l’industria dei pesticidi – mettendo a repentaglio l’esistenza di 1.200 specie animali già in pericolo.

Ma chissenefrega. Anzi, quando il senatore dell’Oregon Ron Wyden ha chiesto conto proprio di queste cose a Bernhardt, il senatore del Colorado Cory Gardner si è sentito in obbligo di chidere scusa (a nome dei senatori?). Il fatto che abbia ricevuto 47mila dollari di contributo per la sua campagna elettorale proprio dall’azienda di lobbying in cui lavoraa Bernhardt è senza dubbio un dettaglio, di sicuro scollegato.

Insomma, l’esercito dei lobbisti e dei petrolieri che infestava i dintorni del governo americano è stato evacuato, ma solo nel senso che adesso è dentro al governo americano. Ma il mostro della palude si aggira ancorapotrebbe venire fuori in qualsiasi momento. Magari nel 2020.