Eccellenze italianeCercate la bottiglia delle grandi occasioni? Ecco i 5 vini migliori del Vinitaly

Amarone, Barolo, Brunello di Montalcino, Sassicaia ed Etna Doc. Corposi, profumati e dal gusto unico, sono loro l'eccellenze dell’enologia italiana in grado ancora di stupire ed esportare all'estero la tradizione vinicola nostrana

La 53^ edizione del Vinitaly si è appena conclusa con il solito successo di critica e di pubblico. La manifestazione resta il punto di riferimento più importante per il vino italiano a livello internazionale. Che cosa resta di questa edizione? Difficile dirlo, a causa della enorme varietà di proposte: migliaia di cantine dal nord al sud della penisola, decine di migliaia di prodotti. Abbiamo pensato, pertanto, di scegliere 5 vini icona, capaci di rappresentare l’Italia del vino. Si tratta di bottiglie pregiate, selezionate tra le 100 di Opera Wine, la rassegna internazionale che, in apertura del Vinitaly, premia le eccellenze inarrivabili dell’enologia italiana. Vini rossi sontuosi, da bere anche fuori pasto, capaci di invecchiare in cantina per decenni. Cercate di procurarvele: in occasione di una cena importante saranno il più bel regalo per i vostri ospiti.

Amarone della Valpolicella Doc Classico Sergio Zenato Riserva 2006 – Zenato
Sergio Zenato è stato uno dei protagonisti della rinascita del Lugana e quando è arrivato in Valpolicella, ha contribuito all’affermazione dell’Amarone. Un vino straordinario – nato “per sbaglio” dice la tradizione – per la cui realizzazione è necessario lasciare l’uva in appassimento per circa tre/quattro mesi nei caratteristici “fruttai”, asciutti e ben arieggiati. L’Amarone Riserva “Sergio Zenato” nasce solo in alcune annate, dalla selezione delle migliori uve di Corvina, Rondinella, Oseleta e Croatina dei vigneti più vecchi coltivati a S. Ambrogio, nel cuore della Valpolicella Classica.

James Suckling, uno dei cronisti più influenti nel mondo della critica enologica internazionale, lo inserì nella sua celebra classifica dei 100 migliori vini del mondo. Un vino dall’estremo equilibrio e adatto a lunghi invecchiamenti. Il millesimo 2006 è una sorta di spartiacque tra l’Amarone che si produce con uve appassite pigiate a Natale e a fine gennaio.

Dopo la raccolta e cernita manuale in piccole cassette da 5 kg, l’uva viene lasciata appassire. Solo a gennaio, dopo il naturale processo di appassimento, l’uva viene pigiata. Seguono una lenta fermentazione per 15-20 giorni sulle bucce e l’affinamento per almeno 4 anni in botti di rovere di grandi dimensioni e affinamento in bottiglia per almeno un anno. Ideale l’abbinamento con arrosti di selvaggina, con carne rossa alla griglia e con formaggi stagionati, perfetto anche come vino da meditazione.

Già solo a pronunciarlo, il Barolo evoca autorevolezza e maestà. Se poi è quello di Vigna Rionda, si entra davvero nel mondo incantato delle favole

Barolo Docg Vigna Rionda Riserva 2008 – Massolino
Già solo a pronunciarlo, il Barolo evoca autorevolezza e maestà. Se poi è quello di Vigna Rionda – la particella di terreno nel comune di Serralunga d’Alba, famosa per i suoi fantastici cru – si entra davvero nel mondo incantato delle favole. Il terreno calcareo marnoso e il microclima di questa collina nel cuore delle Langhe – bene unico, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco – permettono di ottenere vini con una struttura e una potenza eccezionali.

Il Barolo Vigna Rionda probabilmente è il più potente di tutti i prodotti della cantina Massolino, particolarmente riuscito in questa versione del 2008. Viene invecchiato per 6 anni complessivi, di cui tre anni e mezzo in botti da 30 ettolitri circa in rovere di Slavonia e due anni e mezzo in bottiglia. Questa bottiglia riassume bene le caratteristiche essenziali del vino Barolo, che origina dalle uve di Nebbiolo: la grande struttura, l’ottima concentrazione alcolica e i tannini in grado di garantire lunghissimi invecchiamenti. Si apre lentamente, esprime sentori complessi (vegetale, tostato, speziato), il corpo è robusto, e raggiunge la sua massima e davvero importante espressione solo dopo alcuni anni di affinamento. Si abbina con selvaggina, formaggi molto stagionati e carni Rosse.

La storia dei Massolino e del loro vino si lega alla storia di Serralunga d’Alba già nel 1896, quando Giovanni fonda la sua ditta vinicola. Giovanni è il primo a portare corrente elettrica in paese. Un uomo intraprendente, tenace e creativo, capostipite di una famiglia che ha fatto del connubio tra estro e tradizione una ragione d’orgoglio. E poi bastano i nomi di Serralunga e di Vigna Rionda: non c’è bisogno di aggiungere altro.

Brunello di Montalcino Docg Pertimali Riserva 2004 – Livio Sassetti
La storia del Brunello è meravigliosa fin da quando Montalcino rappresentava un paese di transito per i viaggiatori e i commercianti che attraversavano l’Italia Sud a Nord e viceversa. Poi arrivò l’autostrada e la crisi e poi la rinascita che ha fatto di questo piccolo territorio toscano una delle principali eccellenze italiane nel mondo. I vini di Livio e Lorenzo Sassetti, dell’Azienda Pertimali, sono considerati tra i più grandi di Montalcino.

La qualità nelle produzioni di Brunello e Rosso è anche il risultato della felice ubicazione dei propri vigneti, nella collina di Montosoli, a Nord di Montalcino con esposizione Sud-Est, area particolarmente vocata per la produzione di vini dotati di estrema complessità ed eleganza, grazie ad un terroir le cui caratteristiche pedologiche permettono il perfetto equilibrio tra la ricchezza e la potenza tipiche della zona sud di Montalcino e la finezza del nord.

Il Brunello di Montalcino Riserva 2004 è un vino dall’eccezionale pedigree. Fiorisce nel palato con la sua ricca tessitura, stratificata espressione di Sangiovese che chiede ancora di maturare anche per altri 10 anni. Il frutto conserva la sua freschezza, gli aromi di ciliegia rossa matura, di viola, di rosa e di moca sono estremamente seduttivi. Profondo, dolce, sontuoso e ricco di succo, esprime note floreali, di liquirizia, anice e tabacco. In bocca è grasso, ricco di corpo e rotondo ma sostenuto da una grande acidità. I tannini sono setosi e termina ampio con note minerali e di cuoio.

Il Sassicaia giovane è un piacere, ma l’impatto che questa bottiglia può avere dopo 10 o 15 anni di invecchiamento, quando gli aromi diventeranno più penetranti e caldi e il gusto più pieno e rotondo, diventa davvero un’esperienza indimenticabile

Bolgheri-Sassicaia Doc Sassicaia 2006 – Tenuta San Guido
Mai come in questo caso si può dire che un vino sia nato e sia stato pensato per diventare una icona. Negli anni venti, studente a Pisa, Mario Incisa della Rocchetta sognava di creare un vino di razza. Il suo ideale era il Bordeaux. Stabilitosi nella Tenuta San Guido sulla costa Tirrenica, sperimentò alcuni vitigni francesi. Nessuno aveva mai pensato di fare un vino “bordolese” in Maremma, una zona sconosciuta sotto il punto di vista vinicolo.

La decisione di piantare questa varietà nella Tenuta San Guido fu dovuta anche alla somiglianza tra questa zona della Toscana e Graves, a Bordeaux. Graves vuole dire ghiaia, per il terreno sassoso che distingue la zona, proprio come Sassicaia, in Toscana, denomina una zona con le stesse caratteristiche. Dal 1948 al 1967, il Sassicaia fu bevuto solo nella Tenuta. L’annata del 1968 fu la prima a essere messa sul mercato, con un’accoglienza degna di un Premier Cru Bordolese. Da qui comincia la leggenda del nome Sassicaia.

Realizzato con un blend di Cabernet Sauvignon (85 per cento) e di Cabernet Franc (15 per cento), il Sassicaia giovane è un piacere, ma l’impatto che questa bottiglia può avere dopo 10 o 15 anni di invecchiamento, quando gli aromi diventeranno più penetranti e caldi e il gusto più pieno e rotondo, diventa davvero un’esperienza indimenticabile. Creato per l’invecchiamento, anche il Bolgheri Superiore Sassicaia ’06, si consegna alla storia come uno dei grandi vini italiani. Profumi concentrati di ribes nero, bergamotto, tabacco e fiore di sambuco. Esprime con estrema classe la complessità della materia. Un vino denso e sofisticato dalla lunghissima prospettiva.

Etna Doc Vigna Barbagalli 2015 – Pietradolce
Ancora una volta un vino icona. Già a partire dall’etichetta che rappresenta il tema della donna-vulcano: una figura potente, focosa e dirompente ma anche una energia creatrice, fertile e generosa. Il rapporto simbiotico con la terra del vulcano contraddistingue la filosofia produttiva dei vini dell’Etna così ben rappresentati dalla cantina Pietradolce, capace di coniugare eleganza e territorialità su questi suoli allo stesso tempo difficili ma fecondi.

L’azienda insiste su Contrada Rampante in prossimità di Passopisciaro, nel comune di Castiglione di Sicilia. Siamo nel Nord dell’Etna, un territorio talvolta lunare e spettrale segnato dagli stupendi vigneti ad alberello che caratterizzano il secolare paesaggio circostante. Il Vigna Barbagalli 2014 proviene da piante centenarie, sopravvissute alla filossera, quindi a piede franco, nella zona di Solicchiata. Il vigneto sembra un teatro monumentale e rappresenta quasi un bene collettivo, visto che si tratta di una vigna secolare. Le piante producono al massimo due chili di grappoli con piccoli acini. Chiusa in una piccola conca, la Vigna Barbagalli è un luogo dell’anima.

Il Nerello Mascalese, coltivato a 900 metri d’altitudine, affinato in tonneau e bottiglia, sprigiona un bouquet che ricorda i gelsi neri, il ribes, le more, la rosa matura e su un piano più etereo, sentori di sottobosco, cuoio e tabacco. In bocca è morbido, persistente, pur mantenendo una spiccata acidità che ne garantisce l’invecchiamento per i prossimi 35/40 anni. Da abbinare con selvaggina di pelo, una tartare di cervo con salsa bernese francese, pappardelle al cinghiale.