La nuova svolta Achille Occhetto: «Salvini? Gioca sulle paure. La sinistra? Basta dire che è morta»

Intervista all'ultimo segretario del Pci nonché autore della "svolta della Bolognina": “Esiste una sinistra italiana: sono tanti milioni di persone che la pensano diversamente dalla sottocultura salviniana che sembra dominare il Paese. E su questo nucleo si può lavorare per creare un’alternativa”

Ultimo segretario del Pci e artefice della famosa «svolta della Bolognina». Nonché europarlamentare e fautore del Governo ombra del PCI. Achille Occhetto è stato questo e molto altro: sradicamento e nuovo seme della sinistra italiana. Lontano dallo stile che contraddistingue i nuovi modelli di politica, Occhetto è l’arte di governo che fu: limpida e solidale ai principi, chiara e senza giri di parole. «In tanti mi chiedono se si può parlare di fascismo. È chiaro che non siamo alla vigilia del fascismo, ma è anche vero che ci troviamo di fronte a qualcosa di molto simile: il Salvinismo. Altrettanto pericoloso, senza bisogno di scomodare il fascismo».

Lucido testimone e coriaceo partecipante dei più grandi anni della storia della politica italiana, Occhetto si ritrova catapultato in un presente dove le “ceneri” della sinistra, come lui stesso le definisce, in questa ultima tornata europea hanno lasciato intravedere un lapillo ancora in vita, dove l’ondata leghista non trova ostacoli mentre quella pentastellata ne ha incontrati fin troppi. «È finita la narrazione, che soltanto qualche mese fa era salita agli onori della cronaca, secondo la quale ormai il paese era dominato da un’alternativa e un’alternanza tra leghisti e pentastellati, con una sinistra storicamente distrutta, morta, fuori dai confini del nostro orizzonte visivo».

Achille Occhetto, come giudica il risultato della Lega in queste elezioni?
Ritengo che nel voto italiano ci siano due aspetti: uno estremamente negativo e l’altro che fa sperare in nuove possibilità per il futuro. Quello negativo è l’ondata nera, e cioè il fatto che abbiamo una nuova destra, una destra sovranità, xenofoba, in gran parte razzista, che è maggioritaria. Questa non è più la vecchia destra moderata e democratica che conoscevamo nel nostro paese e pertanto è da considerarsi un dato molto pericoloso e rischioso. In tanti mi chiedono se si può parlare di fascismo. È chiaro che non siamo alla vigilia del fascismo, per fortuna in Italia il sistema liberal-democratico è presidiato dalla Presidenza della Repubblica, ma è anche vero che ci troviamo di fronte a qualcosa di molto simile: il Salvinismo. Altrettanto pericoloso, senza bisogno di scomodare il fascismo.

L’altro segnale positivo delle elezioni europee, come segnalato da molti sondaggisti, sta nel fatto che le giovani generazioni sono venute in soccorso dell’Europa: i giovani hanno votato per l’Europa


Achille Occhetto

Questa ondata nera però si è inserita nello spazio vuoto lasciato dalla sinistra italiana…
Non c’è dubbio che nell’insieme, come ho sollevato nel mio libro La lunga eclissi: Passato e presente del dramma della sinistra, l’insorgere dei populisti in Italia e in Europa è dovuto alle politiche sbagliate delle sinistre, sia moderate sia quelle social-democratiche, che sono state subalterne alle politiche neoliberiste. Nel momento in cui si è aperta una crisi nel modello di sviluppo neoliberista, che ha lasciato sul campo molte miserie e diseguaglianze, la sinistra non era pronta a prendere in mano la bandiera dell’alternativa al modello di sviluppo neocapitalista e alla globalizzazione a direzione neoliberista. In questo vuoto è passato il populismo, non solo in Italia: questo è avvenuto negli Stati Uniti, Francia e in gran parte d’Europa.

Nel complesso, quale è stata la ricetta vincente del leader leghista?
La Lega ha giocato su temi molto semplici e di facile realizzazione, anche se estremamente a basso livello politico e culturale. Ha giocato sulla paura delle persone, suscitandola in modo eccessivo rispetto alla realtà: girando per l’Italia mi sono imbattuto in paesi con neanche un immigrato dove ti senti dire che hanno paura di un invasione. C’è stata anche una costruzione mediatica di una realtà inesistente, sulla quale si è creata la paura. L’altro elemento, tipico dei populisti e delle forze autoritarie nei momenti di crisi, è quello di creare un nemico per dare sicurezza a chi è spaventato o si trova in una situazione di difficoltà.

Come si tradurranno questi risultati in termini europei?
L’elemento positivo di questa tornata elettorale è che in Europa, per quello che era stato il grande annuncio su cui ha giocato anche Salvini – per dire: “dopo potremo fare quel che vorremmo” -, il ribaltamento delle forze europeiste non c’è stato. Quest’ultime, malgrado ci sia stato un aumento delle forze sovraniste (la vittoria della Le Pen in Francia e di Salvini in Italia), sono comunque in maggioranza, impedendo così ai sovranisti di attentare alla politica europea. Che cambierà, tuttavia, per altri motivi, in quanto all’interno dello schieramento europeista vedremo delle soluzioni diverse da quelle che abbiamo visto fino adesso: il centro della maggioranza era l’alleanza, popolari e social-democratici, mentre adesso la nuova versione sarà formata dai liberali e molto probabilmente dai verdi. Per concludere, l’altro segnale positivo delle elezioni europee, come segnalato da molti sondaggisti, sta nel fatto che le giovani generazioni sono venute in soccorso dell’Europa: i giovani hanno votato per l’Europa. Possiamo dire quindi che le suddette paure e i citati nazionalismi, sono più dentro le vecchie generazioni.

Esiste una sinistra italiana: sono tanti milioni di persone che la pensano diversamente dalla sottocultura salviniana che sembra dominare il Paese. E su questo nucleo si può lavorare per creare un’alternativa


Achille Occhetto

In Italia, invece, pur qualcosa si è mosso in casa Pd…
Innanzitutto un messaggio chiarificatore di questo risultato è il crollo del Movimento5 Stelle: è finita la narrazione, che soltanto qualche mese fa era salita agli onori della cronaca, secondo la quale ormai il paese era dominato da un’alternativa e un’alternanza tra leghisti e pentastellati, con una sinistra storicamente distrutta, morta, fuori dai confini del nostro orizzonte visivo. Questa narrazione, ampiamente superata dopo il voto, ha visto uno dei due capisaldi di questa nuova era crollare sotto i colpi degli elettori: ovvero il leader grillino.

Quindi la sinistra non si può considerare risorta?
La sinistra non è morta. Certo è un primo passo, un passo ancora debole, manifestatosi però con un 22% e con il fatto che nelle grandi città la sinistra è ancora in piedi. Esiste una sinistra italiana: sono tanti milioni di persone che la pensano diversamente dalla sottocultura salviniana che sembra dominare il Paese. E su questo nucleo si può lavorare per creare un’alternativa.

Cosa dovrebbe fare Zingaretti per risollevare le sorti del partito e creare un fronte solido di opposizione?
Deve prima di tutto lavorare nella società. Inutile parlare di alchimie politiche, come in genere fa il politicista quando si tratta di questi temi, il problema centrale è esistere nella società, poi si farà i conti con le alleanze. Quindi credo che il Pd debba fare una costituente delle idee: una grande convenzione aperta a tutte le sinistre presenti nel Paese, mettendo al centro alcune grandi idee-forza. Due delle quali devono sicuramente essere un nuovo modello fiscale che garantisca una ridistribuzione della ricchezza e un nuovo modello di sviluppo economico collegato ai temi della giustizia sociale e del lavoro. Su questo, infine, si può aprire un grande confronto con la società lavorando nei territori e in mezzo ai luoghi dimenticati dalla politica italiana.

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