Ogni dettaglio, ogni minimo indizio potrebbe rivelarsi decisivo. Da quando (lunedì 29 aprile) è stato rilasciato un nuovo video in cui compare il capo dell’Isis Al Baghdadi, analisti esperti e dilettanti si sono dedicati a uno studio matto e disperatissimo di ogni particolare: la speranza è di scoprire dove si trovi il Califfo.
Secondo gli esperti dell’intelligence il video è apparso per due ragioni: da un lato, per rincuorare i membri del gruppo terroristico, da mesi allo sbando e costretti alla macchia tra Iraq e Siria. Finito il sogno di un Stato islamico, l’unica strategia di sopravvivenza possibile passa per l’istituzione di un’internazionale del terrore, con l’appoggio di gruppi estremisti locali in Asia e in Africa. Non a caso, fanno notare, il Califfo nel video mostra di accettare i giuramenti di alleanza di gruppi afghani, maliani e del Burkina Faso – oltre che esaminare le application di turchi, caucasici e somali.
Dall’altro lato, in modo più semplice, è per farsi beffe dei nemici occidentali: il Califfo è ancora vivo, a differenza di quando si era creduto fino a oggi, dopo che un attacco russo sembrava averne provocato la morte. Vivo, vegeto e con una barba colorata all’henné, mentre discute di attacchi e loda le imprese dei terroristi dello Sri Lanka.
Questo dettaglio, sia chiaro, non deve trarre in inganno: il riferimento agli attacchi di Pasqua nel filmato c’è davvero, ma viene fatto solo quando il leader dell’Isis non è più in video. La conclusione, scontata, è che le immagini risalgono a prima dell’attentato, mentre l’editing è successivo. Secondo gli analisti, il video sarebb stato girato tra il 12 e il 22 aprile.
Sì, ma dove? Essendo girato al chiuso, diventa impossibile cercare di geolocalizzare la regione aggrappandosi ai dettagli che appaiono sullo sfondo. Forse, scherza il Telegraph, i servizi segreti americani saranno costretti a basarsi sui ricami dei cuscini su cui è seduto Al Baghdadi. Era una battuta, ma è stato preso in parola.
Alcuni, analizzando il tessuto, hanno subito ipotizzato una “provenienza irachena”, altri, come il fixer Sangar Khaleel, hanno notato che sì, il ricamo è iracheno, ma la produzione è siriana (chissà come lo sa), alcuni hanno suggerito un’origine afghana, mentre altri ancora hanno scosso la testa, facendo notare che “cuscini così brutti si trovano in tutto il Medioriente”. Ed è vero, anche se, in tutto questo, si sono inseriti anche quelli di Sound and Picture, un gruppo di attivisti siriani che documenta i crimini commessi dai terroristi dell’Isis, i quali sostengono che i cuscini siano di origine siriana, di un tipo prodotto ad Aleppo fino al 2013 e popolare a Mosul e nel nordest della Siria. Tanto affanno per scarsi risultati.
I vestiti pesanti portati dal Califfo suggeriscono una regione fredda. Potrebbe trovarsi nella regione di Anbar, dove al momento la temperatura oscilla tra i 15 e i 6 gradi. Visto il periodo in cui è stato girato il video, è più indicata la fascia montuosa tra Sinjar e Tel Afar. Vista la presenza di militari Usa nella regione, forse Tel Afar è proprio il punto giusto.
O no? Del resto, fanno notare altri, tutto potrebbe essere stato girato in un sotterraneo, o in un ambiente climatizzato. Non c’è nessuna necessità di localizzarlo in un’area fredda e montuosa. Anche perché la scelta dello stile di Al Baghdadi potrebbe non essere casuale, bensì ispirata ai video di Al Zarqawi e Bin Laden. Del resto, anche la data della diffusione del video di Al Zarqawi di 13 anni prima. Una linea di continuità. Oppure, direbbero i complottisti, gli sceneggiatori di queste trasmissioni hanno poca fantasia.