ATTENZIONE: PERICOLO DI SPOILER
Chissà se prima di Hiroshima o di Dresda si sono svolte conversazioni come quella tra Tyrion e Varys sulla legittimità di un potere che si apre la strada camminando sui cadaveri. Probabilmente no, ma non c’erano giapponesi o tedeschi nello stato maggiore americano. Nel consiglio di guerra dell’alleanza di Westeros, invece, siedono con un ruolo importante personaggi che ad Approdo del Re sono cresciuti e che non condividono l’idea di vederla spianata dal fuoco di drago. La terzultima puntata del Trono di Spade, così, si arrotola intorno al tema del tradimento in politica: non piace a nessuno, ma talvolta diventa una necessità morale.
Tradiscono tutti. Snow tradisce Daenerys raccontando alle sorelle le sue origini regali. Sansa tradisce Snow spifferando tutto a Tyrion. Tyrion tradisce Sansa confidandosi con Varys. “Quante persone lo sanno?” chiederà quest’ultimo. “Otto”. “Allora non è più un segreto, è un’informazione”. E sulla base di questa informazione l’eunuco potrà ipotizzare il tradimento supremo, un regicidio che metta sul trono “uno migliore”.
La sceneggiatura, a questo punto, richiede al pubblico di schierarsi, e non è facile. Con la Regina dei Draghi, con l’idea marinettiana della guerra sola igiene del mondo, di un Dracarys che incenerisca tutto, donne e bambini compresi? O con i suoi consiglieri già concentrati sul dopoguerra e su una via politica per regolarlo al meglio?
Poi, ci sono quelli che sceglieranno di tifare per i personaggi che si sono chiamati fuori. Arya, innanzitutto, che rifiuta il matrimonio e il regno (“Non sono mai stata una Lady”) e se ne va solitaria col Mastino a completare il suo progetto personale di vendetta. Ma anche il mercenario Bronn, icona degli opportunisti cinici e fortunati di tutte le guerre, quello che è entrato in scena come uno straccione e potrebbe uscirne Lord di Alto Giardino, la California locale. Sono i tre personaggi più defilati e interessanti della puntata, probabilmente quelli che scioglieranno gli enigmi della trama con le loro spade (e con quella balestra istoriata che domina nella sigla e, quindi, ha sicuramente un destino speciale).