«Sì, se puede» recita il suo motto. Il riferimento a Barack Obama è chiaro e diretto. Come del resto è Juan Guaidó. Presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, il parlamento dominato dall’opposizione e spogliato da Nicolas Maduro di ogni sua funzione, il giovane ingegnere il 23 gennaio scorso ha giurato come presidente del Venezuela ad interim. Con un obiettivo ben preciso: «Per iniziare la ricostruzione del Venezuela, è essenziale ristabilire lo stato di diritto e le libertà economiche. Re-istituzionalizzare il paese, rispettare investimenti e proprietà e soprattutto restituire la fiducia nel futuro ai venezuelani», spiega a Linkiesta.
Le sue manifestazione e la dura opposizione al regime di Maduro, hanno acceso definitamente i riflettori sulla situazione di un paese sprofondato in una crisi politica ed economica senza precedenti. Alieno a divisioni ideologiche e frammentazioni partitiche, Juan Gerardo Antonio Guaidó Márquez è figlio della classe media venezuelana, ha una laurea in ingegneria, è sposato e padre di una bambina. Ma Guaidó è soprattutto il volto di un Venezuela stanco e sfibrato dalle malattie e dalla malnutrizione, percosso dal più alto tasso di omicidi per ogni 100.000 abitanti nell’emisfero occidentale, che adesso però rivendica le proprie libertà, e il diritto ad una vita dignitosa. «La mia più grande paura è che noi venezuelani non possiamo ancora ottenere medicine per i nostri figli. Che i nostri anziani continuino a morire di malnutrizione e malattie prevenibili. Lasciare che la dittatura continui, significa lasciare agire la causa della fame e delle maggiori difficoltà che colpiscono il popolo venezuelano».
In Venezuela non c’è conflitto tra imperialisti e antimperialisti, né tra sinistra e destra, nemmeno tra i chavisti e gli anti-chavisti. Questa è la lotta di un popolo contro una dittatura e qualsiasi sostegno che riceveremo per ripristinare la nostra democrazia sarà ben accolto
Come risponde alle accuse che la descrivono come un fantoccio degli Stati Uniti?
Nell’Assemblea nazionale del Venezuela abbiamo intrapreso azioni politiche secondo la nostra attuale costituzione per ripristinare la democrazia e lo stato di diritto nel nostro paese. Le decisioni sono state prese dai parlamentari venezuelani, in Venezuela.
Per tale motivo abbiamo avuto il sostegno della maggior parte delle democrazie americane ed europee. La maggior parte dei paesi latinoamericani con cui condividiamo legami storici e culturali ha costituito il Gruppo Lima nell’agosto 2017 per sostenere lo sforzo di ri-democratizzazione del Venezuela. Da parte degli Stati Uniti c’è stato un sostegno bipartisan al Congresso per la politica di pressione diplomatica ed economica della Casa Bianca. E lo stesso nel Parlamento europeo. Pertanto, in Venezuela non c’è conflitto tra imperialisti e antimperialisti, né tra sinistra e destra, nemmeno tra i chavisti e gli anti-chavisti. Questa è la lotta di un popolo contro una dittatura e qualsiasi sostegno che riceveremo per ripristinare la nostra democrazia sarà ben accolto.Cosa proverà a cambiare nella nazione?
Porre fine a questa dittatura e all’usurpazione. Questo è il primo passo concreto ed essenziale.Ha mai pensato di iniziare un tavolo di discussione con Maduro?
Abbiamo partecipato agli sforzi di dialogo e negoziazione in diverse occasioni con il regime di Maduro. Lo abbiamo fatto all’interno e all’esterno del Venezuela, in privato e anche pubblicamente. Da solo e con un accompagnamento internazionale. La conseguenza invariabile in tutti questi processi è stata la stessa: alla fine di ogni processo ci sono più prigionieri politici e meno diritti per i cittadini. Non possiamo prestarci a una nuova manovra di questo tipo.
Se Maduro avesse voluto facilitare un dialogo, avrebbe potuto liberare i prigionieri politici. Non l’ha fatto. Non rifiutiamo un dialogo, ma la nostra posizione è molto chiara: qualsiasi accordo che non preveda la cessazione dell’usurpazione sarà considerato un provvedimento ritardato per mantenere la dittatura.Ogni giorno ci sono più di 70 omicidi: abbiamo il tasso più alto per ogni 100.000 abitanti nell’emisfero occidentale. Lo Stato non può garantire la sicurezza nelle strade e nemmeno la fornitura di elettricità e acqua potabile
Cosa pensa di coloro che la accusano di essere un sostenitore del colpo di stato?
Questa è un’accusa basata sull’ignoranza o la malafede. In Venezuela è stato Nicolás Maduro che è salito al potere con un colpo di stato installando illegalmente una costituente corporativa, disattivando partiti e candidati e facendo finta di rimanere al potere attraverso la frode della volontà della maggioranza dei venezuelani. Dal 10 gennaio ha usurpato l’ufficio del Presidente. È lui che perseguita e imprigiona coloro che lo criticano o che si oppongono alla sua autorità. Da parte nostra, ciò che stiamo cercando (e otterremo) è il ripristino della democrazia in Venezuela.Come valuta la posizione dell’Europa e dell’Italia?
L’Europa è stata molto favorevole. In altre occasioni ho affermato che il modo più efficace in cui l’Unione europea può contribuire a un cambiamento pacifico e positivo in Venezuela è quello di agire come un blocco. Così che la dittatura di Maduro possa sentire tutto il peso politico, diplomatico ed economico dell’Europa.Nel frattempo, la sicurezza del popolo venezuelano è quotidianamente in pericolo…
Ogni giorno molti bambini muoiono negli ospedali pubblici a causa di malattie prevenibili o di malnutrizione. Lo stesso con i nostri anziani. Ogni giorno ci sono più di 70 omicidi: abbiamo il tasso più alto per ogni 100.000 abitanti nell’emisfero occidentale. Lo Stato non può garantire la sicurezza nelle strade e nemmeno la fornitura di elettricità e acqua potabile.Per iniziare la ricostruzione del Venezuela, è essenziale ristabilire lo stato di diritto e le libertà economiche. Re-istituzionalizzare il paese, rispettare investimenti e proprietà e soprattutto restituire la fiducia nel futuro ai venezuelani
Ha mai pensato di fare un passo indietro? Ha paura per la sua incolumità?
La responsabilità che ho assunto ha comportato rischi per l’integrità fisica e la libertà della mia famiglia, dei miei collaboratori e ovviamente mia. Ma la più grande paura non è quella. La mia più grande paura è che noi venezuelani non possiamo ancora ottenere medicine per i nostri figli. Che i nostri anziani continuino a morire di malnutrizione e malattie prevenibili. Lasciare che la dittatura continui, significa lasciare agire la causa della fame e delle maggiori difficoltà che colpiscono il popolo venezuelano. Tutto questo non riguarda me. Questo è un processo di cambiamento iniziato dal popolo venezuelano.Come pensa di poter aumentare le sorti economiche della nazione?
Per iniziare la ricostruzione del Venezuela, è essenziale ristabilire lo stato di diritto e le libertà economiche. Re-istituzionalizzare il paese, rispettare investimenti e proprietà e soprattutto restituire la fiducia nel futuro ai venezuelani. In termini pratici, questa è la via politica che abbiamo proposto ed è inclusa nel nostro Plan País.Qual è il futuro del Venezuela se continuerà a governare Maduro?
Maduro non governa. Sopravvive al potere. La sua permanenza è conteggiata nella morte quotidiana dei bambini a causa della malnutrizione e della massiccia emigrazione. È la lenta morte di un paese.Come se non bastasse, Edgar Zambrano, vicepresidente dell’Assemblea nazionale, è stato sequestrato dai Servizi segreti..
Una dimostrazione di come agisce una dittatura. In modo del tutto arbitrario.