Non so a voi, ma a me il caso di Pamela Prati suscita un’angoscia infinita. È un po’ come quando guardi i film di Fantozzi trent’anni dopo, quando non sei più bambino: al posto delle risate ingenue di gioventù si fa largo nel cuore un sentimento di pietas umana che sfocia in una cupa malinconia.
C’è poco divertimento nel vedere una donna di sessant’anni senza famiglia e nella fase discendente della carriera che si inventa un marito e dei figli adottivi (su Twitter è nato l’hashtag #moglieemamma) e che peregrina da una tv all’altra per raccattare soldi e copertine, e che poi – smascherata – ammette di aver mentito dando la colpa alle sue agenti. Due personaggi del sottobosco televisivo al cui confronto Fabrizio Corona e Lele Mora sono una coppia di missionari. Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo avrebbero truffato con “fidanzati fantasma” un’altra mezza dozzina di vip tra cui Alfonso Signorini e Manuela Arcuri, all’epoca single e moderatamente disperati.
Fa impressione anche come la stampa rosa, di fronte alle balle del trio, volontariamente rinunci alle remore sulla privacy e riveli i particolari più morbosi, come il vizietto di Pamela Prati per il bingo. E poi finte minacce con l’acido, rapimenti, amori lesbo tra le due agenti, vendette, ricoveri in ospedale per abuso di farmaci. Le nozze fasulle di Pamela Prati sono la fake news gossippara più idiota dell’anno. Mark Caltagirone è il Banksy del trash. È un caso grottesco che ha conquistato anche le prime pagine serie (come quella de Il Foglio) e che addirittura viene tirato in ballo dai politici: Nicola Zingaretti ha detto che questo governo è come Mark Caltagirone: “Un fantasma”. Siamo ridotti così. (Una riflessione sul livello del giornalismo odierno che non verifica le notizie, la faremo più avanti).
Sarebbe illogico (economicamente) che una tv senza scrupoli non attingesse a piene mani. Ed è solo l’ultimo in ordine di tempo dopo una serie di filoni altrettanto squallidi che Mediaset manda in onda ogni domenica
Ovviamente Barbara d’Urso e Silvia Toffanin, con registri diversi, ci hanno sguazzato facendo con il “Prati-gate” il pieno d’ascolti. La d’Urso in prima serata ha superato il 18% con l’intervista all’agente Eliana Michelazzo che ha parlato di un “compagno fantasma”: “Dopo 10 anni ho capito che mio marito, con cui ho fatto sesso, non esiste. Chiedo di essere curata”. E su questo non ci piove.
Il caso Prati-Caltagirone è comico e tragico. È una tv del dolore mixata con Uomini e donne con l’aggiunta del giallo. Nulla di più morboso. Ma quello che è peggio è che è un caso che ha tutti gli ingredienti per essere materia da salotto dursiano: costa poco, mette in scena un vip in disgrazia, si snoda a puntate. La serialità è quello che stuzzica di più il pubblico di Canale 5.
Sarebbe illogico (economicamente) che una tv senza scrupoli non attingesse a piene mani. Ed è solo l’ultimo in ordine di tempo dopo una serie di filoni altrettanto squallidi che Mediaset manda in onda ogni domenica. Ci sono i vip che parlano con i cari estinti (da Dalila di Lazzaro all’ex Baffo dei Ricchi e poveri), le ex mogli di calciatori costrette a vivere in una tenda dopo lo sfratto (Schillaci), ex cantanti che si rovinano nelle sale bingo (Luciana Turina), ex dive del cinema mandate sul lastrico dal manager-toy boy (Gina Lollobrigida), squallori vari. Per non parlare del caso delle corna o presunte tali di Riccardo Fogli, umiliato in diretta televisiva all’Isola dei famosi da Fabrizio Corona ma anche da Alessia Marcuzzi.
Nell’arte di fare ascolto con la miseria umana anche la Rai non scherza. Negli ultimi tempi a Storie Italiane di Eleonora Daniele (una Massimo Giletti al femminile) si consuma il dramma di Sandra Milo e i suoi guai con il fisco italiano. L’ultimo capitolo: lei che piange dicendo che “per pagare le tasse ho venduto il mio corpo”. E stavolta i mariti fantasma non c’entrano.