La noia potrebbe salvare la scienza? È possibile. Soprattutto adesso che è stata creata la nuova rivista scientifica (di ramo economico) interessata agli studi “considerati noiosi” o “che riportano risultati non interessanti o già conosciuti”. Si intitola SURE, cioè Series of Unsurprising Results in Economics. Già il titolo è in programma. In altre parole, si tratta di ricerche che documentano veri e propri buchi nell’acqua, o che confermano situazioni già note e documentate.
Di solito, sono tutti lavori respinti dalle altre riviste economiche proprio per questi motivi. Sia gli scienziati che gli editori sono interessati a studi che rivelino qualcosa di nuovo, di interessante e isolito. Eppure, per il mondo della scienza, documentare le cose non funzionano, o le ipotesi sbagliate, ha un valore inestimabile: aiuta gli altri membri della comunità scientifica a non imbarcarsi in ricerche inutili sprecando soldi e, soprattutto tempo.
Non solo: aiuta a combattere anche un altro problema che affligge i ricercatori: il cosiddetto “publication bias”. Il giornale online Vox lo spiega così: “Immaginate che 200 scienziati si mettono al lavorare su una questione importante. Molti di loro, anzi la maggior parte, non troveranno nessun risultato significativo. Per loro finisce lì: non pubblicheranno niente, faranno un sospiro e si metteranno d’impegno su altri progetti.
Altri, però, qualche risultato lo troveranno: per pura fortuna. È considerata una convenzione comune definire rilevanti dal punto di vista statistico i risultati che hanno un valore p minore di 0, 05. Significa che c’è meno el 5% di possibilità che il risultato trovato sia capitato per caso se davvero non esistono relazioni causali sicure”.
E allora, se davvero sono centinaia gli scienziati che lavorano su un problema, ne deriva che qualcuno, anche per caso, troverà quei risultati strani e sorprendenti che porteranno alla pubblicazione. E da lì, di pubblicazione in pubblicazione, si rischia di finire nel campo delle decisioni amministrative e politiche, che leggono questi risultati, decidono di investirci sopra denaro pubblico e applicano nella realtà ricette sbagliate.
Per fortuna adesso c’è Sure che li avvertirà in tempo: forse quello studio non è efficace. Se lo trovate lì, allora potete (non) fidarvi.