ParisigateReddito di cittadinanza, Abruzzo batte Parisi: “Abbiamo fatto da soli il software per cui Di Maio spenderebbe milioni”

Mundamundis, con la sua “navigator digitale” Beatrice, è una piattaforma per l’incrocio della domanda e offerta di lavoro. Il fondatore Alessandro Obino: «Ci siamo stancati di sentire ciance su navigator e software americani»

Beatrice è una “navigator digitale”. Lavora 24 ore su 24, sette giorni sette. E ogni giorno incrocia le offerte di lavoro pubblicate dalle aziende con le competenze di chi è alla ricerca di un’occupazione. Tutto grazie alla sua intelligenza artificiale. «Con 250mila euro di costi di sviluppo, abbiamo fatto da soli quello che Luigi Di Maio vorrebbe fare spendendo parecchi milioni di euro», dice Alessandro Obino, “padre” di Beatrice, a capo dell’azienda abruzzese Exagogica che ha sviluppato la nuova piattaforma Mundamundis. Una delle ultime arrivate sul mercato italiano per l’incrocio dei dati di domanda e offerta di lavoro.

Il modello è quello che il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e il presidente di Anpal, il guru del Mississippi Mimmo Parisi, promettono ormai da mesi parlando di Big Data e case management, avendo pure destinato 25 milioni di euro del decretone per un «un veloce adeguamento delle procedure telematiche per l’attuazione del reddito di cittadinanza». Ma l’erogazione del reddito è partita, la gara promessa da Di Maio per scegliere il software ancora non si è vista e il “veloce” sembra esser rimasto solo sulla carta. Mentre nel “decreto crescita” è comparsa una norma ad hoc che favorirebbe l’acquisto senza gara di un software, magari quello già sviluppato da Parisi in Mississippi.

«Lo strumento funziona, non ce lo ha commissionato nessuno. Abbiamo deciso di realizzarlo perché sapevamo come fare e ci siamo stancati di sentire ciance su navigator, software americani e altre cose simili», dice Obino. «Ma finora non siamo stati contattati da nessuno. Non si muove niente, né sembra esserci all’orizzonte una gara per scegliere la piattaforma che dovrà aiutare i percettori del reddito a trovare un lavoro».

Obino è scrittore, esperto di risorse umane (il suo ultimo libro è Risorse-umani 4.0, Castelvecchi) e progettista informatico. E da amministratore delegato di Exagogica, società con venti dipendenti, una sede a Vasto (Chieti) e una controllata in Serbia, negli ultimi anni ha fornito alle grandi aziende italiane e agenzie per il lavoro strumenti informatici per la valutazione delle competenze dei dipendenti. Finché un anno fa, in collaborazione con la Cna Abruzzo, ha sviluppato Mundamundis, una sorta di agenzia per il lavoro virtuale basata su sistema di intelligenza artificiale per fare job matching in maniera automatica.

Lo strumento funziona, non ce lo ha commissionato nessuno. Abbiamo deciso di realizzarlo perché sapevamo come fare e ci siamo stancati di sentire ciance su navigator e software americani


Alessandro Obino, ad di Exagogica

«Tramite un processo di machine learning, abbiamo creato un repertorio di 7mila competenze professionali, associate a circa 800 figure lavorative», spiega. «L’intelligenza artificiale analizza i curriculum, i titoli di studio e le esperienze lavorative ed estrae le competenze. La stessa cosa fa sulle offerte di lavoro, cercando di capire quali competenze sta cercando l’azienda, in modo da incrociarle con i profili giusti».

E da pochi giorni sul sito è comparsa anche Beatrice, “navigator digitale”, come la definisce Obino, ispirata alla Beatrice di Dante per guidare i disoccupati. «A chi cerca lavoro, Beatrice effettua un’intervista tramite chat e consiglia le offerte per cui il candidato ha le migliori possibilità di essere assunto. Si occupa anche di creare e inviare per lui il cv e una lettera di presentazione», spiega Obino. «Insomma, realizza in tutto e per tutto quanto dovrebbero fare i famosi navigator che saranno assunti dai centri per l’impiego. Una volta che l’utente si registra, guida le sue attività, spingendolo a presentarsi per le nuove offerte che possono riguardarlo».

Sono convinto che funzioni meglio di qualsiasi navigator umano e che i nostri sistemi potrebbero dare una grossa mano a Di Maio per migliorare il mercato del lavoro in Italia


Alessandro Obino, ad di Exagogica

Per testarsi, nei primi due mesi l’applicazione ha coperto solo l’area Sud dell’Abruzzo, e da pochi giorni è stata estesa a tutta Italia. «Sono convinto che funzioni meglio di qualsiasi navigator umano e che i nostri sistemi potrebbero dare una grossa mano a Di Maio per migliorare il mercato del lavoro in Italia», è l’appello lanciato da Obino. Tra febbraio e aprile, Mundamundis ha collezionato oltre mille utenti iscritti sul territorio, 20 aziende coinvolte e sei assunti solo nell’ultimo mese. Tra loro, anche uno scavatorista 50enne, un meccanico 49enne e un cameriere 47enne. Figure difficili da collocare, che Beatrice ha orientato nell’inferno degli annunci del mercato del lavoro italiano. Tutto gratuitamente.

E la concorrenza, sul mercato, per Mundamundis non manca. I software e le piattaforme online italiane, che sarebbero pronte a candidarsi come supporto informatico di Anpal per favorire la ricerca di un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza, sono tante. Non solo quelle delle grandi agenzie per il lavoro, da Adecco a Randstad. Ci pure sono realtà più piccole come Cooperjob, ad esempio, del gruppo cooperativo Cgm, che permette di postare il proprio curriculum e raccontare attraverso un video autoprodotto le proprie esperienze lavorative. «Siamo disponibili a mettere gratuitamente a disposizione il nostro software al ministero del Lavoro», ci aveva spiegato l’amministratore delegato Marco De Stefani. O ancora Etjca, che invece usa un software integrato che incrocia domanda e offerta attraverso dei multiposting. Non mancano nemmeno algoritmi e software sviluppati nelle università italiane, spesso assorbiti dalle grandi agenzie per il lavoro. E che ora potrebbero fare il grande salto nel settore pubblico.

Nel 2007,ad esempio, all’Università di Cassino, il professore Lucio Meglio teorizzò Senp, un software gratuito, open source, basato su algoritmi esperti che uniscono domanda e offerta, fornendo alla fine un “albero” delle scelte. Meglio però non trovò i finanziamenti e alla abbandonò la sua applicazione, ma il software rimane libero e gratuito.

In tanti, tra sviluppatori, informatici ed esperti di politiche attive, ora sono in attesa di capire cosa deciderà il governo. Se Parisi e Di Maio volessero, sanno dove trovarli. Basta fare un’indagine di mercato, o magari una gara. Pubblica e trasparente.

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