Se il tuo cane ti fa gli occhioni è perché sa che funziona. Glielo dice l’esperienza (occhi più larghi = carezze e biscotti) e, soprattutto, glielo ha insegnato l’evoluzione. Secondo alcuni scienziati dell’Università di Portsmouth sarebbe proprio il lungo e millenario rapporto che il cane ha instaurato con l’essere umano a portarlo a sviluppare, di generazione in generazione, dei particolari muscoli intorno agli occhi, che donano una particolare espressività al suo sguardo. È da qui che hanno origine quelle occhiate a metà tra il malinconico e il fanciullesco che fanno stringere il cuore ai loro padroni e li portano, un attimo dopo, a riempire il loro amico a quattro zampe di cibo e carezze.
Non si tratterebbe, dicono gli studiosi, di un accidente della natura. Sarebbe anzi il risultato evolutivo della convivenza, quasi simbiontica (o forse è meglio dire parassitaria?) del cane con l’essere umano. I lupi non li hanno, per capirsi, i cani sì. Ed è una caratteristica universale.
Altre ricerche in passato avevano mostrato come i cani, del resto, fossero molto ricettivi riguardo alla gestualità umana, perfino più dei primati. Se a questa abilità si aggiunge il fatto di poter stringere gli occhi a piacere, simulando senza esserne consapevoli un linguaggio “di tipo umano”, – così lo interpretano i padroni – si comprende benissimo il livello di interazione che si può raggiungere.
“Quando fanno questi movimenti l’impressione che vogliano sollecitare il desiderio, tutto umano, di prendersi cura di loro”, spiegano. È un meccanismo ancestrale che si ripresenta, istintivo, anche nei confronti dei bambini. Ma loro si possono permettere di ignorare tutto questo. Sanno che facendo gli occhi dolci arriverà, per qualche oscura ragione su cui non vale la pena di indagare, un mix di attenzione e affetto. E a volte anche di cibo.