Pubblichiamo “(Ancora) Dalla parte della donna” una riflessione su donne e lavoro di Annalisa Dordoni, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Trento e coordinatrice del Tavolo Lavoro e Diversity in vista della quarta edizione del Jobless Society Forum 2019 promosso da Fondazione Feltrinelli e dedicato a “Lo Stato del Lavoro”
Affrontare il tema delle diversità nel mondo del lavoro pone necessariamente all’attenzione questioni molteplici, spesso intersecate tra loro: dalle differenze di genere all’orientamento sessuale, dalle differenze etnico-culturali e religiose alla disabilità, dall’età alle diseguaglianze socio-economiche. Si tratta di un argomento complesso che riguarda libertà e diritti fondamentali, che costituiscono le basi del diritto su cui si fonda la nostra normativa, in materia di lavoro e non solo, dalla Costituzione italiana* alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea**. Il mondo del lavoro contemporaneo, caratterizzato da flessibilità e destandardizzazione, richiede una grande disponibilità, in primis, temporale. La flessibilità del lavoro implica instabilità, precarietà e frammentazione dei tempi. Lavorare in un contesto economico i cui ritmi rincorrono la velocità di produzione e distribuzione, non solo nei settori direttamente produttivi ma anche in tutti i rivoli del Fast Capitalism, significa essere costantemente disponibili e reperibili, pronti e pronte a soddisfare le esigenze del mercato.
La richiesta di essere sempre presenti, se non necessariamente sul posto di lavoro (spazialmente) comunque al lavoro (temporalmente), si riflette sulla vita privata e sulle scelte biografiche, dirompendo nella scena più ampia dell’intera società, poiché investe familiari, parenti, amici, con conseguenze non soltanto individuali. Nella realtà sociale, questa dinamica si declina ad esempio nel dover posticipare una maternità, seppur desiderata, o nel dare per scontato di poter immaginare una famiglia futura solo se si dispone di una rete sociale pronta a farsi carico del lavoro di cura, In un mio recente studio sul lavoro su turni festivi e domenicali nel settore della vendita al cliente, Sempre aperto pubblicato con Mimesis, è emerso come le conseguenze della destrutturazione dei tempi e dei ritmi ricadano soprattutto sulle spalle delle donne. Da un lato, le lavoratrici donne sono tra coloro che più percepiscono il peso di orari modificati all’ultimo momento e di turni sempre differenti e non concordati, in particolare per quanto riguarda le domeniche e i festivi; dall’altro, in assenza di possibilità di negoziazione, si delinea anche una inadeguatezza dei servizi sociali utili a gestire lavoro e famiglia. Il tema del riconoscimento delle necessità temporali, comuni a ciascun individuo ma ancor più importanti in ottica di genere, interessa non solo l’ambito del lavoro, ma anche il welfare.
Le pretese di istantaneità e immediatezza comportano conseguenze, spesso più difficili da gestire per le donne. Soprattutto in un contesto sociale come quello italiano, in cui viene ancora oggi dato per scontato che siano le donne a dover essere presenti e subito disponibili per le esigenze familiari
Queste criticità non si limitano però al settore della vendita. Anche per chi svolge una mansione del tutto differente, come nel campo della cultura o dell’accademia, le pretese di istantaneità e immediatezza comportano conseguenze, spesso più difficili da gestire per le donne. Soprattutto in un contesto sociale come quello italiano, in cui viene ancora oggi dato per scontato che siano le donne a dover essere presenti e subito disponibili per le esigenze familiari. Ciò crea una domanda di immediatezza sia da parte della famiglia che da parte del lavoro, una pretesa istantaneità relazionale. In questo schema, anche l’uomo, ma soprattutto la donna, è “strizzata” fra le diverse richieste. Se il tempo da dedicare agli altri spesso deve essere trovato, per necessità, è invece il tempo per se stesse che viene compresso o persino annullato.
La nota sociologa Chiara Saraceno scrisse Dalla parte della donna. La questione femminile nelle società industriali avanzate nel 1971, un testo di analisi e riflessione sulla condizione delle donne nella società dell’epoca, dal punto di vista dell’occupazione e delle problematiche di conciliazione. La mancanza di controllo sul proprio tempo e l’estrema disponibilità richiesta dal mondo del lavoro contemporaneo, oltre alla precarietà indotta da contratti a termine e cosiddetti atipici, generano i costi sociali che vediamo invece dispiegarsi in questi ultimi anni. Conciliare vita e lavoro è ancora oggi difficile per le donne, anche a causa delle aspettative familiari. Talvolta si sceglie uno di questi due fattori, talvolta si rimane schiacciate nel mezzo.
* La Costituzione afferma che: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3).
** Anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nel Titolo III. Uguaglianza, sottolinea: «È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale (…)” (art. 21), “la parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione. Il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato» (art. 23).