Anche per fare un matrimonio d’interesse – non si chiede l’amore negli affari – bisogna essere in due. Bisogna essere d’accordo sulla dote, sul numero degli invitati, sulla sede della cerimonia. E devono essere d’accordo i genitori, sopratutto quelli della sposa. E se la sposa è Renault la stampa delle partecipazioni è rinviata e più probabilmente annullata. Questo perchè – fuor di metafora – i genitori degli sposi promessi sono in fin dei conti due governi. Il primo, quello francese, troppo invadente. E il secondo, quello italiano, troppo assente nella dimensione politica del dossier e forse invece troppo ingombrante in spirito, parte del problema e non della soluzione, per i ben noti affettuosi rapporti fra Macron e Salvini.
A pensare male, spesso ci si azzzecca, diceva Andreotti, ed è fin troppo facile pensare ai recenti dispetti politici fra i due Paesi e, soprattutto, al riflesso condizionato del ben noto patriottismo francese, un’ideologia collaudata nel paese di Cartesio, che ha messo alla porta nel tempo Agnelli, De Benedetti, Berlusconi e ha fatto impazzire Del Vecchio, per non parlare della vicenda Fincantieri, in cui si erano messi di mezzo, insolitamente alleati, Macron e Marine Le Pen.
Ci sono, anche, i ben noti affettuosi rapporti fra Macron e Salvini
Nel caso Fca/Renault le cose sono andate in parte diversamente e comunque in uno scenario più complesso. A giudicare dalle prime reazioni della notte dei lunghi coltelli, sia quelle ufficiali sia quelle di fonte anonima, Fca ha deciso di fare marcia indietro non ritenendo accettabili le condizioni poste dai vertici di Renault che a loro volta sembravano rispondere a esigenze imposte dal governo francese. Si parla di posizioni improvvise e incomprensibili da parte francese. Non erano in gioco i termini economici del matrimonio nè la parità del concorso di capitali, ma questioni di governance, in particolare per quanto riguarda la sede operazionale in Francia e il mantenimento delle unità produttive oltralpe, oltre alla partecipazione del l’alleato giapponese di Renault, la Nissan. Non casualmente, le posizioni più tiepide erano quelle del rappresentante dello Stato (principale azionista di Renault) e del rappresentante sindacale.
Di mezzo, ci si è poi messo il convitato di pietra o se volete la prima moglie, poco disposta a fare la parte della concubina. I dirigenti della Nissan, nonostante pressioni e lusinghe da parte dei contraenti, non avevano nessuna intenzione di stare alla finestra, avendo tutto l’interesse a un ruolo determinante nell’operazione. Tanto più che fra Renault e Nissan c’erano conti aperti piuttosto sanguinosi dopo la rovinosa vicenda di Carlos Ghost, l’ex presidente di Renault accusato di malversazioni e arrestato in Giappone. Uno scandalo, cui si è aggiunta la recente chicca della sparizione per ragioni “personali” di 11 milioni dalle casse Renault. (Pare donazioni ingiustificate a organizzazioni no profit (qui tutto il mondo è paese).
La Francia non è nuova a queste operazioni (Airbus, Alstom, Nissan, Luxottica), purchè alla fine dei conti il matrimonio d’interesse sia nell’interesse maggiore di uno solo
Dispetti, sospetti, accuse d’infedeltà, scheletri nell’armadio, questioni politiche inevitabili quando le cerimonie nunziali portano a sante alleanze e a creazioni di imperi. La Francia non è nuova a queste operazioni (Airbus, Alstom, Nissan, Luxottica) per citare fidanzamenti e nozze recenti, purchè alla fine dei conti il matrimonio d’interesse sia nell’interesse maggiore di uno solo. E del resto, le operazioni industriali alla pari raramente funzionano.
Un vero peccato comunque, perchè la nascita del terzo gigante mondiale dell’auto sarebbe stata un vantaggio per tutti, con notevoli ricadute sull’indotto e sui livelli occupazionali dei Paesi coinvolti. Le sinergie e i progetti di sviluppo, in particolare batterie e auto elettrica, avrebbero consentito tagli di costi e aumenti di competitività rispetto ai colossi globali già attrezzati per le nuove sfide. Fca aveva bisogno di crescere. Renault di invertire la rotta di un preoccupante declino.
Eppure….