Non bastavano i guai con la moneta, la crisi politica, il fallimento della proposta di Alexis Tsipras. La Grecia, ahilei, si sta anche desertificando. È un processo che, va detto, va avanti da molto tempo, come spiega qui il professor Christos Zerefos, a capo del Centro di ricerca atmosferica e climatica di Atene. Commentando i dati rilasciati dall’Onu, che riguardano tutta l’area mediterranea, il professore ha ricordato che “la minaccia è molto seria” e il rischio è che almeno “un terzo del territorio greco attuale nelle previsioni tra 70 e 80 anni diventerà desertico”.
Secondo le ricerche delle Nazioni Unite, nel 2025 quasi due miliardi di persone dovranno affrontare il problema della scarsità di acqua, mentre due terzi soffriranno per l’esaurimento delle risorse.
Uno scenario da incubo in cui il deserto diventerà uno dei paesaggi più diffusi in certe aree: almeno 135 milioni di persone, secondo le previsioni, saranno costretti a lasciare le proprie case in cerca di zone più floride.
“Succedeva anche nel passato”, aggiunge Zerefos, e cita le osservazioni di Aristotele contenute nei suoi Meteorologica, in cui il filosofo esaminava il caso del deserto del Sahara, provocato a suo dire “da un cambiamento del clima”. La stessa cosa accade oggi, insiste lo scienziato, ma a velocità molto più elevate. “Una cosa simile, in passato, cominciava e finiva in un arco di centinaia se non migliaia di anni”.
Anche durante l’età del ferro ci fu un lungo periodo di siccità – secondo alcuni fu di 30 anni, secondo altri fu di 300 – e “fu proprio in quell’occasione che le popolazioni doriche scesero dal nord e occuparono le città di Argo e Micene, cambiando il corso della storia”. Una crisi successiva avvenne intorno al 100 d.C., e ancora nel Medioevo. “La più recente risale agli anni ’700 del XX secolo e cominciò nell’Africa nordoccidentale ed è quella che continua anche oggi”. E che rischia di travolgere la Grecia.