Incubi realiFurti hi-tech: ecco come un ladro di automobili può rubarci persino l’identità

Da un furto d'auto può scaturire la sottrazione di un'identità. Tutto parte dai nostri device e dalla nuova tecnologia a disposizione dei ladri, fino ad arrivare al Dark web e all'export illegale. Il rischio adesso è alto e crescerà ancora grazie all'evolversi della tecnologia

L’Italia di oggi non è mai stata così sicura. Il numero delle rapine è calato del -20,9% (6.053 tra gennaio e marzo 2019 rispetto alle 7.653 del periodo 2018), soprattutto quelle in strada (-25%), come del resto quello dei furti -15,1% (252.603 a fronte di 297.698). Meno delitti, meno omicidi e meno stupri. Insomma, un bilancio niente male, se non per un numero zoppo che porta con sé, a cascata, nuovi fronti della ricettazione: ovvero il furto di auto. Secondo LoJack Italia, l’azienda che si occupa di individuare e recuperare le auto rubate, negli ultimi quindici anni sono scomparsi senza che se ne abbia più traccia circa 1,2 milioni di veicoli. La direzione centrale della Polizia criminale ha, pertanto, confermato il trend positivo in linea con il calo dei furti in senso lato, anche se per l’appunto con una sostanziale differenza di cifre. Il furto di autovetture è calato del -8,8%, dopo lustri di splendore dove erano circa 100mila i veicoli che sparivano annualmente.

Un cambio di rotta che sì lancia fuori moda il classico furto alla Renato Rinino, ma per un motivo ben preciso: le nuove rapine, adesso, sono hi­-tech. Bmw, Mercedes, Fiat o Nissan non fa più differenza: il veicolo è diventato un contenitore, smartphone, pc e i vari device, invece, il contenuto. Kaspersky Lab notifica come ogni mese vengono persi e rubati circa 23 mila device, fonte e carburante di un mercato nero difficilmente calcolabile.

Basta chiave universale e addio finestrino in frantumi, il futuro si chiama NLJD (“non linear junction detector” o rivelatore di giunzione non lineare), un dispositivo composto da un emettitore e un ricevitore di segnale radio in grado di segnalare la presenza di un dispositivo elettronico, acceso e non, nelle vicinanze. L’apparecchio illumina una piccola regione con un segnale RF ad alta frequenza e ogni device che presenta connessioni non lineari rettificherà il segnale, rispondendo così con delle armoniche che rilevano la sua presenza al NLJD.

Oltre ai quasi abbandonati mercati neri alle porte delle grandi città, Quarto Oggiaro a Milano, via Ardeatina a Roma e Giugliano e Villa Literno vicino Napoli, le vie dei dispositivi rubati si dividono tra il dark web e la cannibalizzazione illegale

Non serve quindi nascondere pc portatili, cellulari, navigatori satellitari nel bagagliaio o sotto il sedile, i dispositivi NLJD sono nati per essere utilizzati in ambito militare (in particolare per la rilevazione di ordigni all’interno di strutture), fino a diventare i nuovi attrezzi del mestiere del rapinatore, in quanto disponibili anche al grande pubblico a prezzi accessibili.

Dalle parole della divisione di Milano dell’Arma dei Carabinieri, la situazione tipica sembra essere una: uscita dal lavoro, posteggio in una via attigua alle arterie principali della movida o dei centri commerciali e zaino con device lasciato per comodità all’interno del veicolo. Il resto è di facile intuizione, e quello che per molti è un rapido happy hour diventa un amaro groppo in gola da mandare giù.

Ma dove finiscono tutti questi dispositivi? Se per l’automotive il business sommerso è di difficile monitoraggio (circa la metà sparisce nel nulla dopo 36 ore), quello degli apparecchi elettronici assume diverse sfumature. Oltre ai quasi abbandonati mercati neri alle porte delle grandi città, Quarto Oggiaro a Milano, via Ardeatina a Roma e Giugliano e Villa Literno vicino Napoli, le vie dei dispositivi rubati si dividono tra il dark web e la cannibalizzazione illegale. Composti al loro interno da software di blocco o di scansione della posizione, infatti, il rischio di vendere tali oggetti su delle semplici bancarella è alto.
Le inchieste su questi tipi di “bottini”, per giunta, sono circa 150 e interessano i principali porti del Paese e alcuni siti di vendita online. Sviscerare un pc, un tablet o uno smartphone non è da tutti, e spesso quindi si preferisce la rotta dell’export illegale. La direzione più battuta è quella che porta al continente africano, dando vita a scenari come quello di Agbogbloshie, un sobborgo di Accra in Ghana, dove confluiscono prima di prendere la via della seta verso l’Asia, luogo di ripulitura e rinascita delle materie prime dell’apparecchio.

Non è un caso se ciò che più gli italiani temono oggi è il furto di dispositivi tecnologici, come il cellulare o il pc (circa il 52%), come non è un caso se i dati sottratti spesso vengono messi in vendita nello stesso mercato nero online

In alternativa si deve accedere, invece, nel Deep Web-Dark Web, la parte più profonda e oscura di internet dove si compra e si vende di tutto : droga, armi, materiale pornografico, soldi falsi, identità rubate, conti in banca taroccati e ovviamente device trafugati. Senza commettere nessun reato, il Deep Web è tuttora legale, o usare conti e carte di credito, in questi ambiente per acquistare un oggetto basta centrifugare il proprio denaro in moneta virtuale o Bitcoin, entrare in contatto con il venditore e accreditare la transazione su un terminale criptato. I rischi sono tanti, primo fra tutti quello di imbattersi proprio nell’oggetto sottratto.

Rischi, inoltre, che portano certi tipi di reati a un livello ancora poco conosciuto. Tolto l’oggetto in sé, lo scasso dell’auto e il costo emotivo e finanziario del pacchetto complessivo, il danno più rilevante rimane quello del furto dei dati. Non è un caso se ciò che più gli italiani temono oggi è il furto di dispositivi tecnologici, come il cellulare o il pc (circa il 52%), come non è un caso se i dati sottratti spesso vengono messi in vendita nello stesso mercato nero online.

Le tariffe sono accessibili e i criminali informatici raccolgono il sudore speso dai piccoli furfanti di strada. I dati di una carta di credito oscillano dai 10 ai 100 dollari (Western Union Logins), quelli di un account Netflix circa 50 cent, di una cartella medica dai 60 ai 1500 dollari, mentre quelli per l’accesso ai sistemi pagamento come PayPal possono arrivare fino ai 250 quando si parla di conti in salute.
Per quanto disonesti, non ci sono più gli scassinatori di una volta con i loro codici etici e quelle chiavi del mestiere tanto prevedibili. Adesso, se non si presta attenzione, farsi sottrarre un pc o uno smartphone significa mette all’asta la nostra stessa identità.

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