Fratelli coltelliDi Maio contro Di Battista: ecco perché è un disastro per il governo (ma un toccasana per il Movimento)

Finora c’erano state defezioni, mal di pancia, polemiche più o meno visibili, epurazioni, ma mai si era arrivati a uno scontro vero tra due “leader” interni. Oggi Di Battista sfida Di Maio. E Di Maio reagisce a ogni colpo, senza troppi giri di parole. Ma potrebbe non essere un male per il Movimento

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I Cinque Stelle scoprono la dialettica interna. Finora c’erano state defezioni, mal di pancia, polemiche più o meno visibili, epurazioni, ma mai si era arrivati a uno scontro vero tra due “leader” interni. Neanche nei momenti di maggiore tensione tra Roberto Fico e l’attuale Vicepremier. Oggi, invece, Di Battista sfida Di Maio. E Di Maio reagisce a ogni colpo, senza troppi giri di parole. Alle ultime elezioni politiche, il tandem tra i due fu una delle chiavi del trionfo pentastellato: il leader ufficiale aveva il compito di rassicurare e di parlare a un nuovo target elettorale. I moderati, gli imprenditori, gli elettori “swing” concentrati nel Sud Italia. Il numero 2, Di Battista, invece, nel frattempo girava l’Italia proponendo comizi con toni più battaglieri per riattivare la base originaria del MoVimento. Perché così si vincono le elezioni: anzitutto, mantenendo la propria base. Poi, esplorando nuovi elettorati.

Dopo il viaggio di Di Battista in Sud America, al suo ritorno, la riproposizione dello stesso schema (Di Maio a governare, Di Battista a fare il battitore libero contro Salvini e la Lega, a simbolizzare un partito di lotta e di governo) non aveva funzionato, anzi: dopo un mese di iperattivismo mediatico, l’attivista romano si è nuovamente eclissato, rifiutando la candidatura alle europee. E proprio le elezioni europee sono state la svolta: il tracollo dei Cinque Stelle ha indebolito Di Maio. Il re dei Cinque Stelle oggi è nudo, e Di Battista sembra volerne approfittare.

Questo dualismo indebolisce ulteriormente Di Maio, ma per il MoVimento può essere soprattutto un modo per rimobilitare i “grillini della prima ora” delusi dall’esperienza di governo, che ora potrebbero vedere nel ritorno del leader romano la speranza di riavvicinarsi alle origini

Così, l’uscita frontale sullo stop al limite dei due mandati in caso di voto anticipato va letta in chiave di strategia interna: proprio il limite dei due mandati è lo spauracchio che il Vicepremier sta agitando tra i parlamentari meno fedeli alla linea per far loro ingoiare i rospi imposti dalla Lega. Una minaccia implicita: se rompiamo, si torna al voto, e molti di voi non potranno ricandidarsi. Di Maio ha risposto a Di Battista per le rime, ma non è detto che questa sfida interna faccia male a un partito che non ha mai apprezzato troppo i dissensi interni.

Potrebbe, anzi, essere un modo più raffinato di riproporre nuovamente la “strategia delle due punte” già provata con successo alle politiche (e rivelatasi fallimentare alle europee). Dopotutto, questo scontro tra i due ha riaffermato il ruolo di Di Battista, che per una parte della base storica dei 5 Stelle rimane un riferimento. Quindi, certamente questo dualismo indebolisce ulteriormente Di Maio, ma per il MoVimento può essere soprattutto un modo per rimobilitare i “grillini della prima ora” delusi dall’esperienza di governo, che ora potrebbero vedere nel ritorno del leader romano la speranza di riavvicinarsi alle origini.