EutanasiaCappato: “Noa si è lasciata morire, ma il vero scandalo eutanasia è in Italia”

Il leader dell'associazione Luca Coscioni smentisce la notizia della ragazza olandese che secondo i media sarebbe morta con suicidio assistito: si è lasciata morire di fame. E commenta: “Sul caso non mi esprimo, ma in Olanda sono molto più civili di noi”

Foto da Facebook

“L’Olanda ha autorizzato l’eutanasia su una 17enne? Falso!!! I media italiani non hanno verificato. L’Olanda aveva rifiutato l’eutanasia a Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti. Si attendono smentite e scuse”. Marco Cappato, leader dell’Associazione Luca Coscioni e primo firmatario della proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia, attualmente in discussione in Parlamento, smentisce la notizia della morte di Noa Pothoven, diciassettenne olandese affetta da depressione e anoressia, bollata dai media italiani e stranieri come avvenuta tramite suicidio assistito. Non è ancora interamente chiara la dinamica dei fatti; secondo i media olandesi non c’è notizia di eutanasia, ma soltanto del diniego da parte dello Stato di prendere in considerazione la richiesta prima che la ragazza avesse compiuto 21 anni. Giorni fa, la ragazza aveva annunciato sui social di aver deciso di smettere di mangiare e bere. La ragazza aveva anche scritto un libro, pubblicato a novembre 2018: “Vincere o imparare – Vivere con PTSD in giovane età: depressione, anoressia e autolesionismo”.

Cappato, lei ha appreso la notizia di Noa Pothoven dalla stampa?
Sì, mi hanno chiamato ieri sera per commentare, ma io ho avvisato i giornalisti che non mi sembrava che le cose stessero come dicevano loro, perché non c’è scritto da nessuna parte (che fosse morta tramite eutanasia, ndr). Nella mattinata mi sono fatto aiutare da amici olandesi e la stampa olandese non riportava la notizia, tranne eccezioni. Da quelle eccezioni era chiaro che non c’era notizia di eutanasia. Bensì la notizia era stata data dalla stessa Noa, del rifiuto di eutanasia da parte dello stato e il rinvio a cure psichiatriche fino a 21 anni prima di poter riprendere in considerazione la sua richiesta. Di fronte a tutti i titoli dei giornali, “l’Olanda pratica eutanasia su una ragazza depressa”, la realtà è diversa. Io non ho accesso a fonti particolari, bastava controllare. In Italia ha fatto il botto perché il parlamento sta discutendo di eutanasia, anche se nella proposta non si prevede eutanasia su minori o depressi. Evidentemente il nostro giornalismo è più permeabile alla circolazione di questo tipo di manipolazioni. Una cosa importante è che in Italia se una ragazza smette di mangiare e di bere, non possono intervenire le forze dell’ordine per imporglielo. Non è detto che in Italia sarebbe andata a finire in un altro modo. Il semplice principio che nel caso di un minore a meno di un intervento del genitore – e quelli di Noa l’hanno accompagnata fino alla fine – oppure per un adulto di una dichiarazione di incapacità di intendere e volere e un trattamento sanitario obbligatorio, in Italia si può smettere di mangiare e di bere e non c’è qualcuno che può impedirlo. Questa montatura contro l’Olanda è completamente infondata, anche dal punto di vista giuridico.

Del caso che cosa pensa?
Per esprimersi bisognerebbe conoscere davvero il caso. Se lo Stato e quindi i medici avevano rifiutato accesso all’eutanasia, evidentemente ritenevano che ci fossero ancora da fare dei tentativi per tentare di curare quella sofferenza. È una valutazione medica su cui nessuno può permettersi di dire nulla, perché non siamo medici e non conosciamo le specifiche del caso. Chiaramente rimane una sconfitta per tutti, ma lo sarebbe stata anche se si fosse suicidata buttandosi dalla finestra. I genitori le sono stati vicino, hanno accettato la sua scelta: questo ci dice qualcosa. Mi sentirei presuntuoso se dicessi di essere in grado di interpretare e tutelare l’interesse di questa ragazza meglio dei suoi genitori. Darei un giudizio che sarebbe comunque fuori luogo.

“Il problema è la irreversibilità della patologia. La sofferenza psichica è in casi del tutto eccezionali irreversibile, può derivare da malattie di ordine psichico congenite o casi estremi, ma sempre più la depressione e la sofferenza psichica è curabile: non sempre, ma sempre più”


Marco Cappato

Ritiene la legge olandese valida?
La legge olandese è più civile di quella italiana perché consente a persone adulte capaci di intendere e di volere e affette da malattie e dolori insopportabili di non dovere subire questa tortura perché lo Stato lo ha deciso e lo impone. Sono sicuramente più civili. Hanno ammesso l’eutanasia in casi limitatissimi, parliamo di eutanasia per minori ammessa in 5 casi in 6 o 8 anni, in casi assolutamente estremi, e in tutti i casi con il consenso dei genitori. La realtà consistente è quella di almeno 20-30mila persone in Italia condannate a una condizione di sofferenza che non vorrebbero vivere.

Dovremmo distinguere tra sofferenza fisica e mentale quando si tratta di eutanasia?
Sì, si deve distinguere tra sofferenza fisica e mentale. Il problema è la irreversibilità della patologia. La sofferenza psichica è in casi del tutto eccezionali irreversibile, può derivare da malattie di ordine psichico congenite o casi estremi, ma sempre più la depressione e la sofferenza psichica è curabile: non sempre, ma sempre più. Nella nostra proposta di legge di cui il parlamento sta discutendo in questi giorni – e non credo sia un caso che in Italia la notizia sia stata distorta in questo modo – noi parliamo di sofferenza insopportabile e malattia irreversibile, come la Sla. Se tra 5 anni ci fosse una cura per la Sla, non sarebbe più una malattia irreversibile. Il problema è se la patologia è in qualche modo curabile. Questo è il discrimine vero, una malattia fisica o psichica cambia molto in termini di reversibilità.

Noa ha preso questa decisione per sé?
I medici hanno rifiutato l’eutanasia. Lei ha deciso di lasciarsi morire, decisione equivalente a quella di una persona che si suicida tagliandosi le vene, e lo ha fatto con a fianco i suoi genitori. Non è che la decisione fosse una decisione che riguardasse la legge olandese, è la decisione personale che la ragazza ha assunto.

Secondo lei sarebbero potute andare in modo diverso, se la notizia fosse uscita prima?
La notizia che lei volesse suicidarsi l’aveva pubblicata sui social da tempo, aveva scritto che lo Stato le aveva rifiutato l’eutanasia. Era una notizia già pubblica. Se il giorno prima un amico fosse riuscito a convincerla che valeva la pena continuare, sarebbe andata in un altro modo. Ma bisogna distinguere: la vicenda umana nessuno la conosce, la possiamo solo rispettare e esprimere il nostro cordoglio, bisogna distinguere dalle valutazioni politiche che se ne possono trarre. Questo si fa dalle notizie vere, non da quelle false. Non c’è mai una cosa che in assoluto non sarebbe potuta andare altrimenti. Ma la responsabilità in questo caso non è in capo allo stato olandese.

“Ci sono delle forme estreme di sofferenza che non sono oggi trattabili, a mio avviso quei paesi che hanno vent’anni di applicazione della legge come Belgio e Olanda hanno avuto il coraggio di non girare la testa”


Marco Cappato

Esiste un colpevole in questa situazione?
Esiste un colpevole per la tragedia della depressione delle persone? Ovviamente la persona che ha abusato sessualmente questa ragazza è quella che ha le più grandi responsabilità di quello che è successo, questo mi sembra evidente.

Diceva che se questo caso fosse successo in Italia le cose sarebbero potute andare nello stesso modo. Con la proposta di legge che avete presentato che cosa sperate di ottenere?
Le due cose sono distinte e non c’entrano nulla l’una con l’altra: il fatto che in Italia avrebbe potuto andare anche nello stesso modo dipende dal diritto costituzionale stabilito nel 1948 che nessuno può essere sottoposto a trattamento sanitario contro propria volontà, e che la libertà personale è inviolabile. Quindi nessuno può forzatamente nutrire e idratare una persona, se non nel caso di un minore con l’intervento dei genitori, o nel caso di un adulto con tso. Tutto questo non ha a che vedere con la proposta di legge, che si sta discutendo in Parlamento su richiesta della Corte costituzionale. Riguarda la possibilità di persone maggiorenni affette da malattie irreversibili che provocano sofferenza insopportabile di poter accedere ad una sostanza letale.

Lei è favorevole ad una legge che vieti o rimandi l’eutanasia per una minorenne affetta da depressione?
In Olanda e in Belgio i casi nei quali è stata ammessa una persona minorenne all’eutanasia è meno di un caso all’anno, sono casi limite e del tutto eccezionali. Io penso che di norma ciò debba riguardare persone maggiorenni e malattie irreversibili di tipo fisico e con dolori insopportabili. Ci sono delle forme estreme di sofferenza che non sono oggi trattabili, a mio avviso quei paesi che hanno vent’anni di applicazione della legge come Belgio e Olanda hanno avuto il coraggio di non girare la testa. Sicuramente nell’approvare una legge su un tema così delicato non includerei il tema dei minori e della sofferenza psichica. Sulla base dell’esperienza poi si può valutare come trattare i casi estremi.

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