Per combattere la malinconia ripetuta dei viaggi del pendolare la soluzione più semplice, anche se potrebbe sembrare quasi violenta è: parlare con gli altri.
Non con amici e colleghi, sia chiaro. Con estranei, casuali e occasionali compagni di viaggio, persone mai viste e mai incontrate prima. Lo sostiene una ennesima ricerca “scientifica”, basata su esperimenti condotti sul campo, cioè lungo la metropolitana di Chicago. Ad alcune persone è stato chiesto, in via iniziale, come si sarebbero sentiti dopo una conversazione casuale con un estraneo. “Molto male”, hanno risposto più o meno tutti. Poi gli scienziati hanno voluto mettere alla prova questa convinzione, per scoprire che, in effetti, era sbagliata.
Dopo aver detto loro di impegnarsi, nel viaggio successivo, ad attaccare bottone con gli sconosciuti, gli stessi intervistati hanno dovuto tornare sulle loro opinioni. Questa conversazione casuale, hanno detto, li ha fatti sentire “molto meglio”. Erano stupiti, spiegano gli scienziati, di scoprire che le altre persone non si sentivano né attaccate né minacciate né, soprattutto, disturbate. Anche il loro profondo e quasi inespresso timore di “non piacere”, in realtà, appare sopravvalutato. Alle persone, si è scoperto, piace chiacchierare. E pensare che ci voleva una ricerca della Chicago Booth University.
Che l’uomo sia un animale sociale (politico, sarebbe la citazione originale), è noto fin dalla notte dei tempi. Il silenzio e la riservatezza cui ci si costringe (in certe parti del mondo in particolare) durante i viaggi condivisi con sconosciuti sono senza dubbio segno di rispetto (a meno che non se ne approfitti per mettere a tutto volume un pezzo trap senza usare le cuffie: ma quando si è deciso che si potesse fare? E perché?). Ma questo, quando diventa ripetuto, continuo e insuperabile, crea un senso di alienazione e smarrimento. Molto più semplice, come avviene in tanti Paesi del mondo, attaccare bottone, sempre assicurandosi di non disturbare.
Lo studio ha messo in evidenza anche che le persone contattate, quelle che si stavano facendo con beatitudine gli affari propri, sono rimasti contenti dell’interruzione, dell’intrusione, del dialogo. Segno che, tutto sommato, la solitudine (anche quella cercata) rischia sempre di essere a un passo dall’isolamento. E nessuno vuole ritrovarsi a quel punto. Anche una conversazione in metropolitana, insomma, può diventare benefica. E risolvere, con poco, qualche minuto di noia della propria vita.