Se ne sono accorti solo a maggio che il ponte non c’era più. Era appena stato rubato. È accaduto nella regione artica di Murmansk, in Russia, dove un gruppo piuttosto organizzato (e abbastanza indisturbato) di ladri ha portato a segno il colpo del secolo: ha fatto sparire un ponte ferroviario di 23 metri e pesante 56 tonnellate.
Certo, a prestare attenzione non c’era nessuno, da un lato perché il ponte è da inutilizzato da 12 anni, ormai anche privo dei binari che lo collegano con la ferrovia. Dall’altro perché, nel luogo in sorgeva, cioè la zona isolata della foresta di Okyabrskaya, a 170 chilometri a sud della capitale, non ci sono tanti ficcanaso.
In ogni caso, i ladri hanno agito in modo semplice. Hanno distrutto la parte centrale e poi, a pezzi, l’hanno portata via. Quello che resta adesso sono due monconi, uno per ogni lato, che i residenti non esitano a definire “orrori”.
In ogni caso, nonostante la spettacolarità dell’azione, il danno economico inflitto alla società che lo possedeva è piuttosto contenuto: secondo le stime, si tratta al massimo di 10mila euro, rublo più rublo meno.
Resta però lo scoramento per un Paese che non vede nell’agenda dei politici “la riparazione dei danni provocati al territorio”, come si lamenta uno dei residenti su VKontakte, social network russo molto simile a Facebook, ma anche per la necessità di compiere questi furti: la ricerca di metalli, preziosi da rivendere su vari mercati, neri e non, è ancora un’attività, spesso collaterale, con cui si mantengono le famiglie. E che continua a creare problemi in tutto il Paese. E il rischio di usare il pugno di ferro è che venga rubato, alla fine, anche quello.