Matteo Salvini potrebbe restare senza il suo seggio calabrese in Senato. La Giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama ha avviato la procedura per la riassegnazione del seggio del ministro dell’Interno all’esponente calabrese di Forza Italia Fulvia Caligiuri. Al leader della Lega sarebbero stati assegnati quasi 3mila voti in più (2.916) per un errore di compilazione dei verbali della Corte d’Appello di Catanzaro al momento della registrazione dei risultati. Il leader della Lega non perderebbe il suo posto in Senato, ma “migrerebbe” nel seggio del Lazio, dove si era pure candidato alle ultime politiche. La maggioranza di governo rinuncerebbe così a un altro posto in Senato, avvicinandosi alla soglia di “pericolo”, a soli due voti sopra la maggioranza di 161. Soprattutto dopo che anche la senatrice Paola Nugnes ha deciso di dire addio al Movimento Cinque Stelle.
L’avvio della procedura di contestazione sul voto di Salvini, in realtà, è solo il primo passo per la riassegnazione della poltrona conquistata nel collegio plurinominale Calabria 1. “Su proposta del relatore per la Regione Calabria Balboni, si è deciso all’unanimità di aprire la procedura di contestazione dell’elezione del senatore Matteo Salvini, al cui posto subentrerebbe la candidata di Forza Italia, Fulvia Michela Caligiuri”, ha fatto sapere in una nota la giunta presieduta dal forzista Maurizio Gasparri. “Si precisa peraltro che, essendo stato eletto in più regioni, qualora fosse definitivamente approvata la procedura di contestazione, il senatore Salvini conserverebbe comunque il proprio seggio, che sarebbe assegnato nel Lazio”.
Dopo le politiche, Fulvia Caligiuri, prima dei non eletti in Calabria, ha fatto ricorso contro le presunte irregolarità nella registrazione dei voti ricevuti, chiedendo quindi il riconteggio. Tra gli errori contestati, l’inversione dei voti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, oltre che una scorretta suddivisione dei voti tra i candidati della coalizione di centrodestra, che sarebbero stati attribuiti tutti alla Lega. Salvini si è subito opposto al ricorso in giunta, riservandosi di ricostruire la vicenda. «Praticamente prende tempo», aveva commentato Caligiuri. «Una resistenza che da lui non mi aspettavo. Dal ministro dell’Interno mi aspetto soprattutto il rispetto delle regole».
Al leader della Lega sarebbero stati assegnati quasi 3mila voti in più (2.916) per un errore di compilazione dei verbali della Corte d’Appello di Catanzaro
E in effetti allungare i tempi potrebbe esser stata una strategia del leader leghista. Visto che la sua eventuale “migrazione” dal seggio calabrese a quello del Lazio avrebbe comportato l’uscita definitiva della leghista veronese Cinzia Bonfrisco, eletta nel seggio laziale. Prendendo tempo, Salvini ha permesso alla senatrice di candidarsi ed essere eletta al Parlamento europeo, lasciando quindi libero il suo posto. Che, come un gioco delle tre carte parlamentare, ora potrebbe essere quindi riassegnato al ministro dell’Interno.
Secondo quanto ricostruito dalla giunta del Senato, dagli accertamenti effettuati dopo la verifica dei verbali delle sezioni, nel collegio calabrese, risulterebbe in effetti eletta la candidata di Forza Italia e non Salvini. Motivo per il quale la commissione ha dichiarato “contestata” l’elezione del leader leghista. I due seggi assegnati dall’ufficio elettorale alla Lega e a Forza Italia sarebbero invece entrambi del partito di Silvio Berlusconi. E a ballare ci sono 2.916 voti in più che, per un errore di compilazione dei verbali, sarebbero stati assegnati invece al Carroccio, permettendo l’attribuzione del seggio a Salvini. “La Giunta ha quindi approvato all’unanimità la proposta avanzata dal relatore Balboni di dichiarare contestata l’elezione del senatore Salvini”, si legge nel verbale della seduta.
«Una prima meta raggiunta», ha scritto sui social Caligiuri. «Un tassello importantissimo nella mia battaglia!». Ora, dopo il voto della giunta sulla decadenza dell’elezione di Salvini, lo stesso dovrà fare l’aula del Senato. Ma i tempi potrebbero essere ancora lunghi. Anche perché una decisione del genere farebbe scattare l’allarme della maggioranza di governo. Dopo l’addio della senatrice Nugnes, il governo conta 164 parlamentari, tre voti sopra la maggioranza di 161: 58 per la Lega e 106 per il M5S. E il vantaggio potrebbe assottigliarsi ancora, se dovesse essere portata a termine l’espulsione da Cinque Stelle nei confronti della senatrice grillina Elena Fattori.