L’IntervistaSandro Ruotolo: “Mafia e corruzione? Questo governo non fa niente per combatterle”

La sfilza di inchieste delle ultime settimane riporta alla luce il tema della corruzione e della criminalità organizzata. Ma il ministro dell’interno non batte ciglio, e anzi ha atteggiamenti contraddittori. Il giornalista sotto scorta: “Lancio un allarme per la mafia al Nord, dove si vota Lega”

L’ultimo caso è quello di Luca Palamara, ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, indagato per aver ricevuto regali, viaggi e benefici in cambio di favori. Prima di lui, Edoardo Rixi, Armando Siri, Stefano Pellegrino: i casi di corruzione nelle ultime settimane sono fioccati come popcorn. E il problema è a tutti i livelli: locale, regionale, statale. La Lega da sola ha 72 tra indagati e imputati all’interno del partito. Eppure, dopo aver accettato le dimissioni di alcuni tra i suoi più stretti collaboratori senza batter ciglio, Matteo Salvini annuncia di voler rivedere i criteri per l’assegnazione delle scorte e di voler sospendere il codice degli appalti perché frena le imprese. Quando non più di un paio di settimane prima a Legnano, comune a guida leghista, sindaco, vicesindaco e un’assessora sono stati arrestati per corruzione elettorale e, manco a dirlo, appalti ritoccati. È solo un’impressione, o c’è un cortocircuito politico incredibile in atto nel nostro paese? Linkiesta ne ha parlato con Sandro Ruotolo, presidente del comitato d’inchiesta sulla camorra del Comune di Napoli e giornalista d’inchiesta costretto a vivere sotto scorta dal 2015 per le minacce di morte ricevute da Michele Zagaria, boss del clan dei Casalesi.

Ruotolo, in tema di corruzione il caso di Luca Palamara è solo l’ultimo una lunga lista…
Sì, ma quello che sta emergendo con Palamara e con le dimissioni di alcuni componenti del Csm secondo me è l’attacco più grave allo Stato di diritto in questo momento. Quando l’espressione dell’autogoverno, della magistratura, uno degli elementi dei poteri costituiti perde credibilità, è il segno che abbiamo davvero toccato il fondo. Mai prima d’ora eravamo arrivati a questo punto. Il solo sospetto che la magistratura non sia immune dal problema ci dice che la situazione è drammatica e che è stata fin troppo sottovalutata.

Insomma, ci eravamo dimenticati di avere un problema serio con la corruzione…
Certamente. La corruzione è aumentata, e lo vediamo ogni giorno, con piccole o grandi inchieste. Ma sia la corruzione che la lotta alla mafia sono due questioni che restano fuori dell’agenda politica, nonostante oggi siano il problema numero uno di questo paese. Ci preoccupiamo degli immigrati, della legittima difesa, del porto d’armi, ma oramai le mafie si sono consolidate e radicate al Nord, dove c’è una vera e propria emergenza criminale. Parlare di corruzione significa anche parlare di questo. L’allarme è stato lanciato dai procuratori generali già da anni: oggi mafiosi con il colletto bianco siedono nei consigli di amministrazione delle società, vestono i panni di avvocati, fanno parte di una nuova borghesia laureata. Noi ci fermiamo all’aspetto più facile, quello delle stese, ma questi cliché sono superati, la mafia è molto più avanti di noi e noi non ce ne rendiamo conto.

Il governo però non sembra preoccuparsene molto. Anzi, soprattutto sul tema della lotta alla mafia lo stesso Salvini è stato equivoco in passato, e ora con la questione della sospensione del codice degli appalti l’impressione è che ci si stia muovendo tutt’altro che nella giusta direzione.
Questa proposta di Salvini della sospensione del codice degli appalti mi ricorda tanto l’accettazione di “dover convivere con la mafia” che Lunardi fece durante uno dei primi governi Berlusconi. Sostenere che l’interruzione del codice degli appalti serva per riavviare la macchina dell’economia è assurdo; significa solo dare carburante alle mafie. Noi ormai sappiamo bene che l’evoluzione delle mafie è passata sì attraverso il traffico di droga, ma soprattutto è avvenuta con il loro ingresso negli appalti pubblici. Non so se da parte di Salvini questo sia voluto o non voluto, ma di sicuro c’è una sottovalutazione molto grave del problema.

“Al di là della parte giudiziaria, il problema della politica è l’etica, è la responsabilità, ma non è una novità, è da vent’anni che ce lo diciamo. Le commissioni parlamentari antimafia alla vigilia delle elezioni stilano sempre la lista degli impresentabili, ma i partiti se ne fregano”


Sandro Ruotolo

Soprattutto è contraddittorio considerando che l’annuncio della sospensione arriva poco dopo che a Legnano l’amministrazione comunale leghista è stata accusata di appalti truccati…
Esattamente. Penso al veneto leghista, penso all’inchiesta su Eraclea, dove il sindaco è stato eletto grazie a 81 voti dei mafiosi. Quello è il punto, il Nord è l’area di riferimento per le mafie, lo stesso Nord dove la Lega ha storicamente avuto e ancora oggi ha la sua roccaforte, malgrado sia sempre più una forza nazionale.

La stessa Lega ha ancora 72 tra indagati e imputati nel suo partito. Salvini però accetta dimissioni senza fare una piega…
Non solo. Ha accettato le dimissioni di Rixi e lo ha nominato subito capo di partito (responsabile nazionale Trasporti e Infrastrutture della Lega, ndr).

Come fa a prendersi questa libertà?
Questa libertà se la prende Salvini come se la sono sempre presa tutti. Metti anni fa il leader di un partito (Pier Ferdinando Casini, ndr) che metteva la mano sul fuoco sull’innocenza del suo sodale di partito, presidente della regione siciliana (Salvatore Cuffaro, ndr) davanti a telespettatori e cittadini, poi questo veniva condannato, si faceva la galera, e lui rimaneva al suo posto. Al di là della parte giudiziaria, il problema della politica è l’etica, è la responsabilità, ma non è una novità, è da vent’anni che ce lo diciamo. Le commissioni parlamentari antimafia alla vigilia delle elezioni stilano sempre la lista degli impresentabili, ma i partiti se ne fregano. Nicola Morra, l’attuale presidente della commissione Antimafia, l’ha fatto anche in occasione delle ultime elezioni, e quelli sono comunque stati eletti.

E noi che abbiamo pure approvato a dicembre la cosiddetta “spazzacorrotti”…
C’è la questione della prescrizione, ma ancora più impellente è la questione della sicurezza sociale, il problema delle periferie, dell’evasione fiscale. Qual è l’input di questo governo? Pensano agli immigrati, la lotta alla mafia di certo non è tra i loro primi pensieri. Ci troviamo ancora con territori dove non c’è polizia, si chiede la videosorveglianza in quartieri a rischio, ma non c’è. Sai che per legge ogni 1000 abitanti ci deve essere un vigile della polizia locale? Eppure ci sono quartieri di Napoli con un terzo dell’organico. È un far west sociale.

Ecco, a proposito di forze dell’ordine, parliamo di scorte e dei bacioni di Salvini a Roberto Saviano…
Quando parliamo di scorte parliamo soprattutto del tema dei giornalisti in territori difficili. La degenerazione in atto è incredibile. Non si è mai visto un paese in cui non solo un ministro, ma di fatto l’uomo più potente d’Italia, ministro degli interni, vicepremier e colui che detta l’agenda di governo fa nome e cognome di uno scrittore minacciato dalla mafia casalese e nessuno risponde, fanno tutti finta di nulla. Perdipiù in una realtà come la Campania, dove c’è il record di cronisti minacciati e credo anche il record di giornalisti sotto scorta – prendi Saviano, la Capacchione, il sottoscritto, Marilena Natale, solo noi siamo in quattro minacciati dal clan dei casalesi a vivere sotto scorta, senza contare le minacce che subiscono i cronisti delle piccole testate. Ma nel mezzogiorno almeno la società civile reagisce, al sud ogni anno ci sono migliaia di arresti, al nord invece no, non c’è ribellione alla mafia. La riproducibilità della mafia è un tema che non si può risolvere solo a livello poliziesco, è complessivamente il governo che deve dare delle risposte. Prendi la Whirlpool a Napoli, 400 posti di lavoro andati persi, e chi si ingrossa? Nel napoletano ci sono realtà di ragazzi tra 16 e 24 anni non studiano, non si formano e non lavorano. Il problema è sociale.

“Oggi parlare di legittima difesa o di immigrati è una minuzia rispetto ai temi dell’occupazione, del lavoro, dei diritti. Dovremmo vivere in un paese dove si lavora per la coesione, invece si lavora per la divisione. Ma la battaglia per la legalità dovrebbe essere una battaglia di tutti”


Sandro Ruotolo

Soluzioni, dunque?
Questi non sono capaci di risolvere nulla, tecnicamente Salvini non ce la fa, è un ministro che si posta quando mangia la pizza. Un ministro degli interni dovrebbe stare in ufficio da mattina a mattina, nemmeno da mattina a sera, e invece questo va in giro per l’Italia a fare campagna elettorale. Il tema vero è quello dell’incapacità. È un posto troppo importante per uno che fa propaganda acca ventiquattro.

E se, come sembra, a breve dovessimo andare a elezioni ? La Lega si preannuncia vittoriosa. Ci aspetta il baratro?
Fortunatamente ci sono dei segnali di risposta positivi dai territori, ci sono delle esperienze splendide da valorizzare. Se vogliamo risolvere il problema secolare della criminalità organizzata, dobbiamo interromperne i fili dentro al potere, perché il problema è sempre quello di una classe dirigente corrotta in rapporto con la criminalità organizzata. Se nel 2017 abbiamo avuto 21 consigli comunali sciolti per mafia, 23 nel 2018, e già 6 o 7 dall’inizio del 2019, questo ci racconta un’emergenza. Ma l’incapacità del governo è tale perché non si vogliono interrompere quei fili di connessione.

Lei si fida ancora delle istituzioni?
Assolutamente sì. Le istituzioni sono il nostro faro, perciò sono preoccupato per l’inchiesta sulla magistratura. È una brutta picconata. È una delle istituzioni più importanti del paese, il cui presidente si chiama Sergio Mattarella, e va protetta. Ben vengano le inchieste, questo ci fa capire il livello di degenerazione. Oggi parlare di legittima difesa o di immigrati è una minuzia rispetto ai temi dell’occupazione, del lavoro, dei diritti. Dovremmo vivere in un paese dove si lavora per la coesione, invece si lavora per la divisione. Ma la battaglia per la legalità dovrebbe essere una battaglia di tutti.

Su cosa si basa questa fiducia allora?
Le istituzioni ce le ha date la Costituzione. Ci sono uomini all’interno delle istituzioni che vanno cambiati. Io mi auguro che l’inchiesta di Perugia sia meno nera rispetto a quello che vediamo oggi, ma se è vero quello che si racconta, è anche vero che qualcuno l’ha tirato fuori, cioè la magistratura di Perugia. Se qualcuno se n’è accorto, significa che abbiamo degli anticorpi. Ci sono ancora tanti poliziotti che fanno il loro dovere, e soprattutto c’è una presa di coscienza della società civile che ci porta in avanti, anche se ci dice che non abbiamo vinto questa battaglia, perché corruzione e mafie sono forti e rischiano di essere ancora più forti.

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