Passa due volte all’anno, ma si trattiene una settimana. È la nave-biblioteca che fa la spola tra le 27 isole dell’arcipelago di Stoccolma. Porta con sé libri, li lascia in prestito e torna a riprenderli o a scambiarli dopo sei mesi. A volte, dicono, certi libri non tornano più indietro. Ma non è un problema: diffondere l’amore per la lettura (e a volte anche per la cultura) è una delle missioni della bokbåten.
Nessuno si stupisce di vederla girare, soprattutto in uno dei Paesi europei, la Svezia, dove il tasso di libri letti è tra i maggiori in Europa (e, di conseguenza, del mondo). Il passaggio in barca appare necessario per raggiungere le zone più lontane e isolate del Paese, ed è una tradizione che va avanti dal 1953. Per tutte le persone che abitano nelle isole svedesi la library boat è l’unico mezzo per accedere a un servizio pubblico di lettura. In più fornisce anche un asset che va oltre i libri: i bibiliotecari.
Eppure, non tutto funziona. Per esempio, il futuro delle biblioteche galleggianti è a rischio. “Se la bilbioteca della Regione deciderà di non versare ulteriori fondi, allora non potremo più permetterci questa barca”, spiega Maria Anderhagen, coordinatrice di questo servizio. Il problema è che, senza dubbio, dal punto di vista del mercato, il mezzo non funziona. E i segnali inquietanti sulla questione sono già arrivati: in Finlandia il governo ha speso 100 milioni per una splendida nuova biblioteca in centro, ma ha deciso di tagliare un analogo servizio di biblioteche galleggianti. Accadranno anche in Svezia? La biblioteca regionale di Stoccolma ha già detto che la barca è “democrazia”, e non hanno intenzione di tagliare. Ma chissà se anche le altre bibiloteche regionali, che versano in situazioni finanziarie diverse, seguiranno il suo esempio.