Gli Stati Uniti di Trump non sono un Paese normale. Sono una superpotenza che ha come obiettivo il divide et impera. Per ottenere questo risultato sono disposti a tutto, persino a travestirsi di “normalità” violando tutte le regole possibili e immaginabili. Se soltanto Putin o Xi Jinping avessero detto un decimo di quanto dichiarato da Trump mentre arrivava a Londra li avrebbero messi alla porta senza farli sbarcare dall’aereo. Ma Trump può e soprattutto, in vista della campagna elettorale, deve lucidare lo slogan “America First”. Che significa non solo tenere a bada Russia e Cina ma anche disintegrare l’Unione europea per poi trattare con ogni singolo stato.
Trump detesta i trattati internazionali e le organizzazioni multilaterali e non manca occasione per dimostrarlo. Nel caso della Nato, per esempio, la considera un club di cui lui è proprietario assoluto e ritiene che i soci non paghino a sufficienza per stare al tavolo sociale. In realtà Trump è una sorta di Mangiafuoco che vuole avere sempre ragione schioccando la frusta. Se guardiamo ai contributi diretti all’Alleanza Atlantica, gli Usa non pagano molto più degli altri Stati, e soprattutto le quote percentuali dei versamenti sono regolate da un calcolo basato sul Pil dei vari Paesi membri. Ma lui si ritiene una sorta di Lord Protettore dell’Europa e considera gli europei degli ingrati.
Ce lo dimostra anche il viaggio in Gran Bretagna, una visita di stato a prima vista del tutto pleonastica, dato che il premier britannico Theresa May è dimissionario e il Paese in questo momento, dopo le elezioni europee e con la Brexit alle porte, appare come un pub di ubriachi vocianti in tutte le direzioni.
La Gran Bretagna uscendo dall’Unione ha fatto conto sulla “relazione speciale” che storicamente lega Londra a Washington ma quando gli inglesi dovranno trattare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti si renderanno conto che Trump non regala niente
Da Londra Trump è partito per la sua lunga campagna elettorale e già che c’è per assestare una mazzata all’Unione europea e intromettersi negli affari interni di un altro Paese. Con una visita di stato ingiustificata, se non per ragioni mercantilistiche – gli accordi della Gran Bretagna con Pechino e la questione Huawei – la monarchia britannica ha così messo a disposizione Buckingham Palace per offrire a Trump una vetrina in vista di quando tra un paio di settimane annuncerà la sua candidatura per un secondo mandato: figuriamoci che gli importa di dialogare con un premier dimissionario. Al massimo gli interessa sostenere Boris Johnson come prossimo leader conservatore e dare una mano al suo beniamino Nigel Farage, vincente alle europee e ancora in testa a tutti i sondaggi.
Il presidente degli Stati Uniti ha criticato in modo piuttosto violento l’accordo sulla Brexit negoziato da Theresa May che con questa visita chiude probabilmente la sua carriera nel peggiore dei modi. Trump ha sottolineato che se al posto della May ci fosse stato lui si sarebbe rifiutato di pagare i 42 miliardi di euro che Londra dovrà sborsare per la Brexit.
Ma c’è dell’altro, come rileva sul Financial Times il leader liberal democratico Vince Cable: l’America di Trump è una minaccia globale. Trump, sottolinea il giornale britannico, sta distruggendo tutti gli accordi multilaterali: da quello sul clima all’intesa nucleare con l’Iran, dagli accordi di non proliferazione in Europa fino al Wto. Anche i britannici si accorgeranno presto di cosa significa la Brexit e negoziare da soli con Trump. La Gran Bretagna uscendo dall’Unione ha fatto conto sulla “relazione speciale” che storicamente lega Londra a Washington ma quando gli inglesi dovranno trattare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti si renderanno conto che Trump non regala niente. Quasi sicuramente rimpiangeranno l’Unione europea, soprattutto se ne usciranno con un “no deal”, come vorrebbero Farage e Johnson. Ecco perché lo show con la regina un giorno forse apparirà come una carnevalata inutile.
Gli Usa non sono un Paese normale e non vogliono neppure che gli altri lo siano. Usciti dal trattato hanno imposto sanzioni unilaterali sull’Iran impedendo a tutti di fare transazioni con Teheran, sia per l’acquisto di petrolio, sia mettendo sanzioni su banche e società straniere che hanno rapporti d’affari iraniani
L’America di Trump non è un Paese normale e colpisce dove gli pare. Il presidente si lamenta della guerra di russi e siriani a Idlib contro i jihadisti e Al Qaeda: ma sono stati gli americani ad addestrarli per rovesciare Assad. Non una parola ovviamente su Israele che prende di mira l’esercito di Damasco con i missili. Tutto è concesso agli alleati di Trump, in particolare all’Arabia Saudita e agli Emirati, due sponsor del piano Kushner per la Palestina, che vengono riempiti di armi per far paura all’Iran e condurre una guerra devastante in Yemen, sull’orlo del collasso totale. Per la verità anche noi con le bombe tedesche prodotte in Sardegna dalla RVM gli diamo una mano: c’è poco da fidarsi anche degli europei.
E nel caso dell’Iran, prima dell’apertura di Pompeo – “giochi di parole” l’ha definita Teheran – c’è stata la decisione americana di inviare navi e truppe nel Golfo. In realtà la prima condizione per avviare trattative tra Washington e la repubblica islamica sarebbe l’allentamento della pressione militare americana e dei suoi alleati non soltanto nel Golfo ma anche in tutta la regione: è forse una coincidenza che Israele abbia di nuovo colpito la Siria, alleato dell’Iran? Il presidente iraniano Hassan Rohani è già stato chiaro: è disponibile al negoziato se gli Stati Uniti dimostrano di rispettare la dignità dell’Iran. E Trump finora ha mostrato di non essere molto rispettoso della legalità internazionale visto che ha cancellato il trattato sul nucleare del 2015 senza nessuna vera ragione specifica se non che dava fastidio a Israele e Arabia Saudita.
Gli Usa non sono un Paese normale e non vogliono neppure che gli altri lo siano. Usciti dal trattato hanno imposto sanzioni unilaterali sull’Iran impedendo a tutti di fare transazioni con Teheran, sia per l’acquisto di petrolio, sia mettendo sanzioni su banche e società straniere che hanno rapporti d’affari iraniani. Gli Stati Uniti di Trump non vogliono che l’Iran possa sopravvivere e neppure che gli altri stati abbiano diritto alla loro sovranità. Gli Stati Uniti chiedono a Teheran di essere un Paese normale ma loro fanno tutto il contrario per diventarlo.
Siamo davanti a una scelta obbligata. Non potendo allearci con la Russia o la Cina, dobbiamo accettare gli Usa campioni della democrazia ma dove c’è un solo stato che comanda. Niente di nuovo, ma sempre peggio, perché la forza contrattuale dell’Europa si ridurrà al lumicino.