Tra un un punto alto e un punto basso, la community americana Ravelry, che riunisce più di otto milioni di appassionati di cucito americani (e non solo) ha deciso di bannare Donald Trump. O, per meglio dire, ha deciso di non tollerare più sulla sua piattaforma contenuti di sostegno alle idee del presidente e del cosiddetto “white supremacism”. Una stoccata in punta di uncinetto fatta in vista delle elezioni dell’anno prossimo ma anche, spiegano sul sito e su Twitter, per difendere un semplice assunto logico: “Non possiamo offrire uno spazio che vuole essere inclusivo per tutti e, allo stesso tempo, fornire una piattaforma per il suprematismo bianco”.
E in poche righe riescono a risolvere il grande dilemma della democrazia, noto ai filosofi fin dalla notte dei tempi: ma se tutti sono liberi di parlare, allora la democrazia deve contenere in sé anche le opinioni di chi vuole ribaltarla. Proprio così, spiegano a Ravelry, ma noi ce ne freghiamo. Nel senso che l’inclusione è più importante e, comunque, nessuno verrà escluso dalla piattaforma, né gli sarà impedito di proporre e scaricare motivi e progetti. Soltanto, puntualizzano, non ci dovranno essere elementi di propaganda e dimostrazioni di intolleranza. Sembra ovvio, a quanto pare negli Usa del 2019 non lo è ancora.
In ogni caso, si affrettano ad aggiungere, non faranno provvedimenti retroattivi. Chi in passato ha fatto propaganda sul sito per Donald Trump, dicono, sarà graziato. L’importante è che non lo faccia più. Al tempo stesso, anche gli utenti Dem dovranno essere, di fatto e non solo di nome, democratici. Non vadano ad attaccare i sostenitori di Trump e non cerchino di intrappolarli obbligandoli a esprimere le loro idee (e quindi a essere bannati). Un passo avanti o una forma di censura soft? Di sicuro, dopo lo strappo delle elezioni del 2016, qualcuno deve mettersi a ricucire il tessuto sociale americano. Chi meglio di Ravelry potrebbe farlo?