È arrivato il momento di occuparsi di quanto sta accadendo attorno alla vicenda di Bibbiano. Non del merito, ovviamente, perchè di quello se ne sta già occupando la magistratura, ma della montante strumentalizzazione che viene fatta dello stesso e che ha un chiaro e importantissimo obiettivo culturale, prima che politico.
Da qualche tempo, la strumentalizzazione di un caso di cronaca grave o gravissimo è un grande classico delle estati italiane, un po’ come l’anguria e le canzoni-tormentone. Due anni fa, per esempio, era stata la volta delle violenze sessuali. Ricordate? Al caso dello stupro in spiaggia a Rimini, era seguita la notte di follia dei due carabinieri di Firenze, che aveva riequilibrato il punteggio. Delle vittime, ovviamente, non importava a nessuno (tanto che di loro nessuno ha più parlato): l’importante era darsele di brutto sul tema dell’immigrazione, usando la violenza sessuale come arma polemica.
Oggi lo stupro non tira più, forse perchè – come hanno dimostrato le elezioni europee – sull’immigrazione la questione è chiusa, mentre all’epoca era ancora in ballo lo ius soli e bisognava affondarlo. Al contrario, al centro dell’attenzione è finita la vicenda di Bibbiano, una storia partita in sordina ma diventata sui social un vero tsunami e ora approdata al mainstream. Una storia in cui, ancora una volta, dei fatti e delle vittime non importa a nessuno, perchè se davvero a qualcuno importasse, vista la gravità e la delicatezza del caso, ci si limiterebbe alla cronaca giudiziaria – come accaduto, per esempio, in altri casi ugualmente scabrosi con al centro i minori, per esempio quello di Rignano Flaminio.
Destra contro sinistra, insomma, poveri contro ricchi. Su Bibbiano non si sta discutendo della responsabilità penale, ma si sta trasferendo la loro colpa (che dovrà essere provata da un Tribunale) su un’intera categoria di persone
Invece, la narrazione su Bibbiano, esulando dal contesto, diventa una summa di tutte le battaglie politiche e culturali delle forze populiste e sovraniste che negli ultimi anni siamo stati abituati a sentire. Ci sono gli psicologi cattivi, ovvero “i professoroni”, che sottraggono i figli alla gente. Ci sono gli assistenti sociali di sinistra, nella terra di sinistra in cui tra poco si terranno elezioni regionali che promettono di essere storiche, in combutta con un sindaco di sinistra, che decidono di togliere i bambini alle famiglie naturali che tra l’altro sono pure per la maggior parte povere e risiedono nelle case popolari di periferia. Destra contro sinistra, insomma, poveri contro ricchi, professoroni studiati e per questo corrotti contro la gente brava e genuina, centro contro periferia. Ma c’è di più: il fatto che su Bibbiano si siano tuffati di pancia anche i movimenti e le associazioni che lo scorso marzo hanno dato vita al Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, dimostra chiaramente quale sia il vero bersaglio di tutta l’operazione: le famiglie arcobaleno, l’azzeramento dei diritti conquistati negli ultimi anni dal movimento Lgbtqi.
Il procedimento è identico a quello andato in scena due anni fa sulla violenza sessuale di Rimini, e consiste nel trasferimento della colpa dall’individuo al gruppo etnico, sociale o ideologico di cui quell’individuo fa parte. A Rimini non erano in causa i delinquenti autori del reato: sui manifesti “Difendila!” era stampata l’immagine di una generica persona di colore perchè in causa erano tutte le persone di colore. Allo stesso modo, su Bibbiano non si sta discutendo della responsabilità penale di un singolo individuo o di un gruppo di individui, ma si sta trasferendo la loro colpa (che dovrà essere provata da un Tribunale) su un’intera categoria di persone sulla base del portentoso argomento che “un assistente sociale era un’attivista LGBT”. In altre parole, si stanno incolpando le battaglie a favore dei diritti civili di essere il brodo culturale foriero dei fatti accaduti a Bibbiano, proprio come due anni fa si utilizzava la retorica sulle “risorse” per addebbitare alla sinistra i casi di stupro.
È evidente che quando si trasferisce la colpa di un singolo su un’intera categoria di persone si compie un’operazione culturalmente non dissimile da quella messa in atto in Germania negli anni ’30 prima della notte dei cristalli. Operazione a cui è difficilissimo opporsi, specie nell’era dei social, dato che ogni richiamo al garantismo, o anche solo al “fare giustizia”, viene stritolato da un fiume in piena di insulti e propaganda.
Ma quello che davvero lascia stupiti è che nel mezzo di questa operazione chiarissima, che punta prima a deligittimare e poi ad annichilire l’unico risultato ottenuto a livello politico e culturale dalla sinistra in vent’anni – il mutato clima verso i diritti civili e la comunità LGBT – la sinistra italiana non sembra aver compreso l’importanza della questione.
Nel momento in cui a essere in gioco è tutto quanto di buono la sinistra ha costruito in due decenni, sarebbe lecito aspettarsi le barricate. Ma il PD ragiona ancora in modo novecentesco
Il segretario del Partito Democratico può anche minacciare querela per chi si azzarderà ancora a definire il PD “il partito di Bibbiano” come fatto da Di Maio – riuscendo nel miracolo di spostare ancora più in alto, nella scala dell’indecenza, il punto raggiunto dalla dialettica politica in questo Paese – ma quello che manca è una vibrante presa di posizione a difesa delle famiglie arcobaleno, vittime di un attacco ideologico le cui conseguenze potrebbero essere definitive, come definitive sono state le conseguenze, sulla pancia del Paese, delle battaglie con al centro l’immigrazione.
Insomma: nel momento in cui a essere in gioco è tutto quanto di buono la sinistra ha costruito in due decenni, sarebbe lecito aspettarsi le barricate. Ma il Pd ragiona ancora in modo novecentesco, ostinandosi a non capire che su Bibbiano, sulla pelle delle vittime, è stata imbastita la partita oggi piu’ importante di tutte, ovvero quella identitaria, che rischia di essere la pietra definitiva su cui stabilire, una volta per tutte, l’egemonia culturale della destra nel famigerato Paese reale.
I fatti di Rimini, due anni fa, seppellirono il dibattito sullo ius soli. Speriamo che tra due anni, guardando indietro, i fatti di Bibbiano non saranno ricordati come il momento in cui iniziò la messa in discussione dei diritti civili, perchè questo significherebbe la fine della sinistra e di tutto quello che le rimane.