Il dibattito, da surreale, è già diventato epocale: nel paesino di di Saint-Pierre-d’Oléron, nel sud-ovest della Francia, un galletto di nome Maurice è stato denunciato dai vicini perché cantava con voce troppo alta al mattino, disturbandoli.
I litigi erano di vecchia data: i vicini, due pensionati della città di Limoges che avevano scelto la cittadina come buen retiro per passare vacanze e weekend di relax, da tempo chiedevano al signor Fesseau, il proprietario dell’animale di tenere Maurice sotto controllo. Ai suoi rifiuti sono seguiti litigi, battibecchi e scontri culminati nella decisione, fatale e forse risolutiva, di portare il galletto in tribunale. E adesso la Francia è divisa.
Da un lato, ci informano qui, ci sono i “campagnisti”, cioè chi dà ragione a Maurice, colpevole di aver fatto solo il suo dovere di gallo, cioè cantare al sorgere del sole. E danno ragione, in via indiretta, anche al suo proprietario. “La soluzione è semplice”, dice Fesseau. “Le persone devono capire che la campagna è ancora la campagna. E bisogna tollerare i suoni che fanno gli animali della campagna”, ha dichiarato.
Dall’altro lato, però, esiste un’altra frangia (e un’altra Francia) molto combattiva, che rivendica il diritto alla quiete e alla tranquillità, alla possibilità di trasferire anche fuori dalla città le abitudini e i comfort della città. Se una volta erano i contadini inurbati a essere oggetto di derisione e dileggio da parte dei cittadini, adesso lo scontro si è spostato fuori dalle mura. E i campagnoli sono passati al contrattacco.
Insomma, dietro all’apparente stupidità della questione, assicurano, c’è un antico conflitto tra classi urbane, che usano lo spazio fuori dalla città come colonia per le vacanze, e quelle rurali, che hanno uno stile di vita diverso, senza dubbio più cadenzato e, leggenda vuole, più legato ai ritmi della natura.
Insomma, se la causa di Maurice ha già raccolto 130mila firme (e un appoggio fortissimo da parte degli animalisti) e sembra diretta verso la sua assoluzione, il Paese vede ancora una volta affiorare una delle tante fratture che lo dividono. In modo scherzoso, forse. Ma non meno difficile da sanare.