Credo che una iniziativa come il Jova Beach Party vada accolta con entusiasmo, almeno da parte di chi guarda alla filiera musicale con ansia, con l’ansia di chi pensa la situazione non prometta niente di buono.
Sì, un bell’entusiasmo di quelli che ti fanno alzare le braccia al cielo e gridare qualcosa di poco sensato, tipo “yuppieiaiè!”.
Entusiasmo puro, sincero.
Entusiasmo dovuto a più fattori.
In primo dovuto al fatto che nell’estate dei tour che sembrano procedere a fatica, con la sola virtuosa eccezione di Vasco, artista che da tempo sembra giocare un campionato a sé, sapere che c’è qualcuno come Lorenzo Jovanotti capace di inanellare una serie di sold out, e di farlo in luoghi lontani dalle solite città, dove per solite si intende quelle che vengono abitualmente battute dai concerti, in questa estate 2019 di palchi piazzati sotto le curve, di terzi anelli chiusi, sapere che il Jova Beach Party è un successo annunciato fa ben sperare per il futuro della musica italiana tutta.
Yuppieiaiè!
In secondo dovuto al fatto che vedere un artista che superati i cinquanta si mette costantemente in gioco, rischiando di suo, come è avvenuto recentemente con Oh Vita, rischio a mio modo di vedere preso e che lo ha portato a un fallimento artistico, ci sta, ma è segno rivelatore di una forte volontà di essere presente e di essere presente prendendo coscienza di come il mondo, anche quello della musica, sta profondamente cambiando, al punto che oggi tocca sì puntare sul live, ma tocca farlo cercando strade nuove, alternative, perché sciorinare il repertorio non è più sufficiente, serve anche metterci la cornice giusta.
Yuppieiaiè!
Infine, ma probabilmente di motivi ce ne potrebbero essere anche altri, dovuto al fatto che nel paese dei duemila Festival, ma anche dei Festival mai troppo grossi, con la sola eccezione passata dell’Heineken Jammin’ Festival, che proprio sul solito Vasco faceva leva, e dei Festival che cancellano i cartelloni così, da un minuto a quello dopo, si veda l’ultimo scandaloso Home, o che vengano clamorosamente cancellati nonostante il successo di pubblico e di critica, si veda il Siren Festival di Vasto, sapere che c’è un singolo artista che si fa carico di organizzare qualcosa che porti in giro per l’Italia una marea di artisti di certo interesse, una marea anche molto variegata, non solo nazionale e assolutamente non solo pop, mettendoci le proprie energie, le proprie competenze, la propria faccia, beh, è qualcosa di entusiasmante a prescindere dai risultati.
Yuppieiaiè!
Yuppieiaiè, insomma…
Certo, ne abbiamo già parlato, c’è questa faccenda che anche Jovanotti si è scoperto sessista a sua insaputa, ma…
Certo, ne abbiamo già parlato, c’è questa faccenda che anche Jovanotti si è scoperto sessista a sua insaputa, alla Scajola, con un cast quasi totalmente maschile di ospiti, vergognosamente quasi totalmente maschile, ma questa è la sua festa, e se a Jovanotti piace festeggiare solo con maschietti sul palco, beh, saranno fatti suoi. In casa propria ognuno è libero di fare quel che crede.
Ciò nonostante il Jova Beach Party va guardato con lo sguardo di chi fa il tifo per te, sempre e comunque.
Su questo dovremmo poterci trovare tutti d’accordo.
Anche quelli che hanno avuto molto da ridire, in anticipo con la partenza, perché i luoghi scelti per le tappe del Jova Beach Party, ricordiamolo, destinato a location considerate solitamente periferiche, rispetto ai tour, e nello specifico, ai lidi marini, con la sola eccezione del Plan de Corones, quei luoghi spesso e volentieri sono frequentati da fauna poco propensa a convivere con le folle oceaniche dei concerti e soprattutto con i volumi dei concerti. Proteste, queste, cui Jovanotti ha risposto con solerzia, forte della collaborazione del WWF. Proteste, però, che non hanno trovato requie, perché in tutti quei luoghi ambientalisti, più o meno noti, nel caso di Plan de Corones sono scesi in campo sia Messner che Mauro Corona, per dire, hanno portato a loro supporto rilievi differenti da quelli presentati dal WWF, con storici assai precisi. Poi, è chiaro, gli ambientalisti tout court hanno un po’ rotto il cazzo, diciamocelo apertamente, e tra Legambiente e il WWF non è che corra buon sangue, quindi il sospetto di proteste mirate c’è, ma ci sono anche le proteste.
Anche quelli che hanno protestato perché la festa per le famiglie, così era stato rivenduto dal nostro sui social il Jova Beach Party, quando se ne era cominciato a parlare, mesi fa, è in realtà un festa per famiglie con figli grandicelli, perché i bambini piccoli non sono ammessi. Poco importa che ormai i biglietti siano stati comprati. È lo show business, baby.
Certo, i luoghi scelti per le tappe del Jova Beach Party spesso e volentieri sono frequentati da fauna poco propensa a convivere con le folle oceaniche dei concerti e soprattutto con i volumi dei concerti, ma…
Anche quelli che, dopo la prima data, si sono fatti sentire, con decibel altrettanto forti di quelli usciti dalle casse dell’impianto del Jova Beach Party, per tutta una serie seria di problematiche incontrate a Lignano Sabbiadoro, dalle lunghissime file per i Token, le luciferine monete virtuali in auge da tempo ai megaraduni, oltre un’ora per cambiare i soldi, al fatto che alle 20 le birre erano già finite, passando per la totale assenza di punti ombra, la scarsità di docce per rinfrescarsi, le code chilometriche ai pochi chioschi e food truck. Tutte faccende per cui Lorenzo, che in realtà non è ovviamente responsabile di questi aspetti, è solo colui che ci deve mettere la faccia in quanto artista che richiama a sé folle, ha chiesto scusa, promettendo una repentina soluzione ai problemi, certo non con qualche moto di stizza, perché uno organizza una festa e c’è sempre quello che avrebbe voluto pure l’aranciata amara, e che cazzo.
Anche quelli che hanno voluto sottolineare, i soliti pignoli, che chiedere attraverso cooperative dei volontari per aiutare poi a lasciare pulita l’area dei concerti, volontari che dovrebbero prestare la propria opera volontariamente, appunto, in cambi di maglietta dello staff, panino, bibita e l’ingresso al concerto, non è esattamente una mossa elegante. Perché la gente non è che entra al Jova Beach Party gratis, e se uno paga il biglietto per un evento, neanche troppo economico, magari ci sta pure che chi si trova a lavorare in quell’evento venga pagato, perché il lavoro volontario è una invenzione bella e buona, tipo il Chupacabras. Anzi, più del Chupacabras, perché quello almeno c’è qualcuno che ha giurato di averlo visto, invece il lavoro volontario è solo il frutto della fantasia dell’uomo, spesso dell’uomo padrone.
Certo, usare volontari (non retribuiti) per aiutare poi a lasciare pulita l’area dei concerti, è strano, ma…
Tutti, ma proprio tutti dovrebbero entusiasmarsi per il Jova Beach Party, che diamine.
Anche quelli che hanno sommessamente fatto notare al Nostro, lì intento a farsi video in cui ci fa vedere come si prepara un mate estivo o a celebrare matrimoni vestito come il Capitano Findus con le ciabatte da mare, che magari dire una parola, anche una parolina piccola piccola riguardo la faccenda dei porti chiusi, magari, proprio in questi giorni di Sea Watch 3 e Mediterranee ci poteva stare, invece di lasciare che a farlo fossero solo le donne, da Fiorella Mannoia a Emma, donne per altro, ricordiamolo ma con affetto, lasciate fuori da questo grande circo musicale. Perché se costruisci una carriera intorno certi principi, se fai di quei principi non solo la tua poetica, ma anche il tuo core business, beh, poi sarebbe il caso di metterci la faccia anche nei momenti critici, a costo di perdere qualche migliaio di spettatori. Funziona così, in genere.
Certo, l’idea di realizzare un cvirco musicale itinerante l’aveva già avuta Perry Farrel con il Lollapalooza, ma…
Ma senza stare a sottilizzare troppo, entusiasmiamoci per questo Jova Beach Party, per l’idea innovativa di portare un grande spettacolo musicale in riva al mare, come da anni fanno certi network radiofonici, a partire proprio da quella Radio Deejay da cui Lorenzo ha mosso i suoi primi entusiasmanti passi. Per l’idea innovativa di fare un Festival che metta insieme generi musicali differenti, dal pop al rap, passando per i dj set, il folk, la world, il rock, e che al tempo stesso abbia spazi per il relax, ospiti bancarelle, chioschi, mostre, giochi, insomma, una specie di circo itinerante, esattamente come negli anni Novanta aveva pensato Perry Farrell, leader dei Jane’s Addiction, nel momento in cui ha dato vita al suo Lollapalooza, Festival ancora attivo, anche in Europa. Per l’idea innovativa di chiamare il tour Jova Beach Party, almeno quella non l’aveva ancora usata nessuno.
Entusiasmiamoci con Lorenzo, oh lettori, e facciamo il tifo per lui. Da marchigiano non posso che gioire particolarmente di questo lungo e geograficamente esteso tour estivo, almeno per quest’anno il buon Lorenzo non andrà a fare danni a Risorgimarche, come l’anno scorso accadde, lì sì in luoghi dove flora e fauna difficilmente reggono l’arrivo di folle oceaniche e il suono di strumenti amplificati. Peccato che non si sia portato Neri Marcorè con lui, e che il buon Neri anche quest’anno spenda tutto il budget cultura della Regione Marche per una nuova entusiasmante edizione del suo festival fatto nei luoghi del terremoto, festival che spende molto e che non porta un euro a quella mia terra martoriata.
L’anno prossimo pensaci, Lorenzo, tu e Neri in giro per lo stivale. Magari a fare concerti su dei pedalò, che fa tanto Sapore di mare. Noi faremmo il tifo per voi, con entusiasmo, parola di lupetto.