Aristocratico, bislacco, con tutti i tic di un personaggio dickensiano. Eppure Jacob Rees-Mogg nuovo Leader della Camera dei Comuni del governo di Boris Johnson, esiste davvero. Veste come un lord, indossa il cilindro, ha frequentato le migliori scuole del Regno – ex alunno di Eton e poi di Oxford, dove diventa presidente della University Conservative Association – è ricco di famiglia e lo è diventato ancora di più lavorando per diverse banche d’affari.
Ha tanti figli e adora il latino, le auto d’epoca e il cricket. Ma ancora di più è devoto all’indipendenza della Gran Bretagna dall’Europa. Più euroscettico di tutti gli euroscettici del mondo, ha nostalgia dell’Impero e, chissà perché, di Margareth Thatcher.
È emblema di una élite che riesce a fare i soldi con la globalizzazione e a mantenere saldi principi reazionari. Una contraddizione, forse, nella fin troppo semplificata polarizzazione popolo/classi dominanti, che vuole i primi attaccati al villaggio e i secondi guidati da progressismo e capitali finanziari. Non è sempre così, e la cosa può generare confusione tra la gente, che cerca leader che parlino per lei, e la cosiddetta élite, che scopre di non essere così tanto élite quanto credeva. E un po’ rosica.
Rees-Mogg, in ogni caso, non bada a queste cose. Sono altre le questioni che agitano i suoi pensieri, cioè le linee guida di stile per la scrittura. In un rapido manuale che ha subito passato ai suoi collaboratori, Rees-Mogg affronta con piglio le questioni più importanti dell’Inghilterra di oggi.
Prima di tutto, spiega, le Organizzazioni hanno sempre il singolare. Tutti gli uomini che non hanno titoli, sono Esquire. E Ms e Mrs non vogliono il punto.
Ma si infila anche in istruzioni impensabili: ad esempio raccomanda di non ripetere ogni volta nel testo di uno scritto, accanto al nome di un parlamentare, il titolo di M.P. (cioè membro del Parlamento), ricorda che per lui dopo il punto ci vogliono due spazi, dopo AND mai mettere la virgola e quando si tratta di indicare delle misure riferirsi sempre e solo a quelle imperiali. Mai chilometri, sì miglia. Chilogrammi no, libbre sì.
L’apice lo tocca, però, nelle raccomandazioni lessicali: vietato usare “got”, “very”, “equal”, ma anche espressioni come “I am pleased to learn” o “No longer fit for purpose”. Sbagliato anche “invest (for schools) etc” (e qui forse è una questione ideologica), “yourself”, “ascertain” e “disappointment” – allo staff che resterà deluso da queste regole, mancheranno le parole.
Insomma, la restaurazione è appena cominciata. E, come sempre quando c’è un regime change, cambia il lessico. Stavolta in modo molto bizzarro.