Capitan ColabrodoColabrodo Salvini: i porti chiusi sono una barzelletta (e non c’è una battaglia che abbia vinto)

Negli ultimi mesi ne ha fatti parecchi, di annunci, il ministro dell’Interno. Peccato che, alla fine, nulla sia andato come prometteva: malgrado i “porti chiusi” i migranti continuano a sbarcare, il costo della benzina continua a salire e la mafia che dice di combattere è dentro la Lega stessa

Capitan Colabrodo si è impuntato contro la Sea Watch per riuscire a eccitare qualche altra manciata di elettori e intanto a Lampedusa, mentre lui se la prendeva con la capitana Carola Rackete, di migranti ne arrivavano seicento. Seicento buchi nella sua tiritera dei porti chiusi a cui ormai credono solo quelli che vivono appesi ai tweet del ministro dell’interno, in anelante attesa di una sua diretta Facebook per vomitare un po’ di bile sulla sua bacheca e sentirsi così fieramente penultimi nella guerra agli ultimi.

Colabrodo Salvini sa benissimo che quella contro le Ong è una guerra persa. Finge di prendersela per prendere voti ma è consapevole che la Costruzione vieterebbe qualsiasi legge o decreto che impedisca di aiutare gli altri, soprattutto se gli altri stanno in mezzo al mare disossati dalle sevizie libiche, cotti dal sole e infeltriti dal sale. Continuerà a fare la guerra alle Ong finché non riuscirà a raschiare il fondo del barile, ma la sua barzelletta dei porti chiusi e delle frontiere murate è destinata a schiantarsi contro la realtà. La realtà è fatta di leggi e di convenzioni internazionali, non si costruisce con i tweet bavosi del suo staff di stercorari e nemmeno con la retorica venduta per qualche voto al chilo. La realtà è quella riaffermata dal Gip Alessandra Vella: chi salva vite non può essere considerato nemico della Patria, nonostante funzioni per la propaganda. Salvini se ne farà una ragione.

Capitan Colabrodo, del resto, è lo stesso che avrebbe dovuto eliminare le accise sulla benzina al primo Consiglio dei ministri e invece le accise sono ancora lì e il prezzo della benzina è pronto a salire per salassare gli italiani vacanzieri nei prossimi esodi. Capitan Colabrodo è quello che avrebbe dovuto abolire la legge Fornero e invece la legge Fornero è ancora lì, un po’ imbellettata da Quota 100, che è un salasso per le casse dello Stato e che è riuscita a scontentare anche qualcuno dei suoi elettori. Capolavoro. Capitan Colabrodo è quello che lancia a Fedriga a proporre la pazza idea di un muro di più di 200 chilometri e poi tace mentre quello si ritira subissato dagli improperi dei suoi stessi alleati.

Capitan Colabrodo vuole sconfiggere la mafia, difenderci dalle mafie e non è nemmeno riuscito a tenerla lontano dal suo partito

Capitan Colabrodo, del resto, è quello che avrebbe dovuto liberarsi di Bossi e invece se l’è portato in Senato, lui sempre così attento alla legalità degli altri e così distratto sulla legalità dei suoi. Del resto Capitan Colabrodo è riuscito nella mirabile impresa di non farsi sfuggire nemmeno una parola sul processo che parte da un suo compagno di partito, ex sotto segretario di governo, e quel filo rosso che da Arata passa a Nicastri fino alla primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Capitan Colabrodo vuole sconfiggere la mafia, difenderci dalle mafie e non è nemmeno riuscito a tenerla lontano dal suo partito, pensa te.

Capitan Colabrodo aveva promesso di non fare attraccare la “sbruffoncella” e invece la Sea Watch è attraccata. Capitan Colabrodo ha promesso (confondendo un po’ i poteri dello Stato) che Carola Rackete sarebbe stata incarcerata e invece niente. Capitan Colabrodo promette che verrà espulsa ma si è dimenticato che anche questa decisione dovrà passare dalla magistratura. Capitan Colabrodo aveva promesso che si sarebbe fatto processare perché quel processo era una medaglia e invece se n’è scappato a gambe levate come un Berlusconi qualsiasi. Capitan Colabrodo aveva promesso di aiutare i terremotati e invece i terremotati sono sempre lì, dentro casette che sono diventati forni, incazzati più di prima. Del resto capitan Colabrodo era quello che voleva mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica (ve lo ricordate?) e invece è diventato un docile agnellino.

Capitan Colabrodo anche sull’immigrazione si è imbarcato (!) in una battaglia persa. Ma quando l’avrà persa forse sarà così pieno di voti da potersi permettere di andare a elezioni un minuto prima. Sarebbe nel suo stile, se ci pensate: non risolvere i malesseri delle persone (non illudetevi, italiani o stranieri a lui non importa) ma lucrarci sopra. Fino all’ultima goccia.

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