Il pericolo può assumere forme modeste. Ad esempio, quella di uno tsunami alto un metro. Chi è abituato dalle immagini viste in televisione a pensare che gli tsunami siano pericolosi solo quando raggiungono altezze notevoli (ad esempio i 16 metri del 2011) potrebbe sottovalutare il problema. E sbaglierebbe.
In Giappone lo sanno bene: dopo gli ultimi terremoti che lo hanno colpito (comprese le scosse di giugno), è comparso un avviso di allerta per le prefetture di Niigata, Yamagata e Ishikawa. Tsunami dell’altezza di un metro avrebbero potuto colpire le aree interessate. E a nessuno è venuta voglia di scherzare. Questo grafico spiega perché:
Come si vede, uno tsunami alto un metro non è un’onda alta un metro. La seconda finisce in un istante, mentre il primo avanza, come se avesse dietro di sé chilometri di oceano. Una massa di acqua immensa che travolge ciò che incontra: alberi, automobili, pietre. Nessuna persona, se si trova in mezzo a uno tsunami di un metro, può sperare di resistere lala pressione: l’onda non si arresta, anzi continua a riversarsi con la stessa intensità.
Questa simulazione, con tanto di suoni, permette di farsi un’idea più precisa della questione. Uno tsunami di un metro, si specifica, pesa una tonnellata. Uno di 50 centimetri è in grado di buttare una persona a terra. Del resto non è solo un’onda che arriva. È tutto l’oceano.