This time for africaBibilioteche a dorso d’asino: così nel cuore dell’Africa vengono trasportati libri fino ai villaggi più remoti

Se le strade non ci sono, occorrono mezzi alternativi. Gli animali fanno il lavoro di fatica ma la missione è nobile: migliorare il livello di istruzione dei bambini (e non solo) dello Zimbabwe

Da Flickr, Di Donkey Cart, Northern Cape

Non ci sono strade asfaltate, niente ferrovie o aeroporti. Come portare i libri nei villaggi e nei paesini dello Zimbabwe, tagliati fuori dalle principali rotte di comunicazione? La risposta è, come accade anche in altri Paesi del mondo (ad esempio in Colombia), a dorso di asino. Nell’America del Sud questo bizzarro mezzo di trasporto specializzato in libri scolastici per i bambini ha anche un nome specifico: la burroteca (“burro” in spagnolo significa appunto asino). Ma la dinamica è la stessa più o meno ovunque: un asino che trascina una carretta con una casetta montata sopra, piena di libri. Al suo passaggio nei paesini i bambini e gli adulti accolgono il nuovo arrivato con saluti e auguri.

In Africa la biblioteca spinta dall’asino è una realtà dalla metà degli anni ’90. Nel corso degli anni, si è creata una vera e propria rete di biblioteche vaganti che a sua volta ha rappresentato un esempio con i Paesi vicini come Etiopia e Tanzania.

Non solo: con l’avanzare della modernità, queste casette semoventi si sono adeguate ai nuovi tempi. Dotandosi di pannelli solari, hanno cominciato a servire da stazioni di ricarica per telefoni e computer. L’idea è di fornire agli utenti la possibilità di leggere e-book, di mantenersi informati su internet e, perché no, di vedere e proiettare film. Tutti strumenti che, si specifica, possono essere utilizzati anche per fare lezione a scuola, integrando il materiale del libro. Insomma, grazie alle fatiche degli asini, anche nel centro dell’Africa i bambini possono avere un’educazione multimediale.

Il problema di questa iniziativa è nella sua totale limitatezza. Ogni “burroteca” permette di dare libri a un massimo di 1.600 persone, e sono stime già al rialzo. In più, avendo a disposizione solo un computer, il temo di utilizzo per ciascun utente sarà per forza molto breve e incompleto. Alcuni, poi, non hanno mai visto un computer e nemmeno si sognano di sapere come si utilizza. Piazzarsi davanti a quello della biblioteca vagante sarebbe per loro solo una perdita di tempo. Come sempre e come per tutte le cose, questi problemi possono essere superati con più soldi. Ma i finanziamenti sono al minimo e, nonostante l’iniziativa abbia migliorato alla grande la qualità dell’insegnamento scolastico in Zimbabwe c’è ancora molto da fare. E occorre sperare che venga fatto.

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