Bacioni e selfieBoschi e non solo: il vero problema delle sinistra è il terrore di sembrare sfigati

Sbaglia chi, come Tommaso Montanari, critica Maria Elena Boschi per il selfie in spiaggia. L’uso a fini comunicativi del corpo femminile è legittimo. Ma il vero problema della sinistra è voler essere “figa” e vincente ad ogni costo

Il re è nudo, la regina, pure. Entrambi stanno in spiaggia, lui, Matteo Salvini, le dà della “mummia”, lei, Maria Elena Boschi, risponde con un selfie in bikini accerchiata dalle amiche in spiaggia. Per definizione la mummia è un essere morto, bendato dalla testa ai piedi, senza connotazioni di genere, rinchiuso, immerso nell’oscurità, solo. Nella foto Maria Elena Boschi appare vitale, scoperta, femminile, all’aria aperta, con un bel tramonto alle spalle, in compagnia.

Concettualmente il selfie della donna è una risposta perfetta perché di segno opposto all’accusa ricevuta, politicamente il selfie della deputata è una risposta desolante perché di segno uguale a quello del vicepremier. Tanto più che contro Matteo Salvini che in 9 mesi di governo ha solo apposto la prima firma a 2 leggi (il Decreto Sicurezza e la cessione unità navali alla Libia), ha risposto a 4 question time, è intervenuto in 3 commissioni e ha fatto una comunicazione al Parlamento, andando a votare solo 57 su 3286, per un totale presenze in aula pari all’1,73%, nel 2018, Maria Elena Boschi registrava il 79% di presenze a Montecitorio e tra emendamenti, mozioni e interrogazioni firmava 24 atti (mentre Matteo Renzi stava a quota zero, in compenso girava documentari).

Se negli anni Sessanta e Settanta non si fosse fatto un uso politico del corpo delle donne probabilmente l’aborto sarebbe ancora illegale

È evidente che la Boschi disponeva di ben altri argomenti per difendersi dall’epiteto di “mummia”, tuttavia non bisogna nutrire particolari simpatie nei suoi riguardi per difendere il diritto di ogni donna, lei compresa, di posare in costume, senza che legittimi intorno a sé alcunché. Sbaglia Tomaso Montanari quando twitta che “con questa foto @meb (ndr. username di Maria Elena Boschi) ha legittimato centinaia di vignette e frasi ignobili sul suo corpo” e cita a sproposito gli imperativi categorici di Kant per legittimare a sua volta il suo moralismo sull’“uso politico del corpo delle donne”.

Se negli anni Sessanta e Settanta non si fosse fatto un uso politico del corpo delle donne probabilmente l’aborto sarebbe ancora illegale, oggi chi cerca di farlo tornare illegale in fondo compie un’operazione di meccanismo simile a quello attuato dalle femministe degli anni Sessanta: fa un uso politico del corpo delle donne. “Nessuno può usare la propria persona come un mezzo invece che un fine, nemmeno la persona stessa” un bel niente, il corpo è sempre stato una moneta di scambio, è quello social a suon di “mummia” e bikini tra Matteo Salvini e Maria Elena Boschi è indiziario del fatto che a rappresentarci c’è una classe politica che faticherebbe a integrarsi in una classe di seconda media, tanto è povera di contenuti. Altro che sessismo.

“La Boschi come Salvini al Papeete Beach è la spia di una triste identità tra la destra e la sinistra di destra”, scrive Montanari, di più: la Boschi come Salvini al Papeete è la spia identitaria tra bramosie di potere tra uomo e donna, l’unica differenza la fa lo spettatore, il petto abbondante di Salvini fa storcere il naso, quello della Boschi no, complice lo snobismo provinciale a cui dobbiamo parte della deriva populista in Italia. Salvini in costume? Non c’è più moralità, ridateci Aldo Moro con il completo di fustagno in spiaggia.

Boschi in costume? Grande MEB, l’empowerment femminile prima di tutto. Uno snobismo reso ancora più insopportabile da quando “la sinistra di destra” ha preso a vergognarsi di essere bruttina. Un tempo erano i politici di destra a volere sembrare belli, ruspanti, atletici, vigorosi, oggi non più. Per un Salvini che si guadagna l’affetto del popolo mostrando il corpo pingue nonostante il jogging a Via del Corso a Roma con la felpa della Polizia c’è una Boschi che riferendosi alle proprie foto per la rivista maschile Maxim dice al pubblico: “Spero che non resterete delusi”.

Le foto di Salvini genuflesso in un campo di lattughe o sotto le grazie di una ballerina a Forte dei Marmi, sono immagini che giocano con la verità, non con l’ironia

​È una strategia, non c’è niente da ridere. Le foto di Salvini genuflesso in un campo di lattughe o sotto le grazie di una ballerina a Forte dei Marmi, il naso perennemente arrossato, l’adipe lombare e tutto quanto il resto, lungi dall’essere avant pop o trash low-fi, sono immagini che giocano con la verità, non con l’ironia. Immagini il più delle volte semplicemente brutte, che ostentano un coraggio, quello di mostrarsi brutti, gobbi, grassi, arrossati, ormai sconosciuto alla sinistra.

I “Mimì metallurgici” della Wertmüller, a parte non fare più i metallurgici, curano la barba, vestono bene, hanno un aspetto salubre. E anche quando la linea è appesantita come quella di Calenda, si tuffano in piscine di acqua fredda con lo stesso piglio di Beppe Grillo a nuoto nello Stretto di Messina. Ognuno, a suo modo, sembra Mao che attraversa a nuoto lo Yangtze (“a nuoto attraverso il fiume lungo, non mi curo del colpo dell’onda né del soffio del vento”), Tutti, Uomini e donne, sembrano dire: Tiè, beccatevi questa foto. È strategia, e non c’è niente da ridere.

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