Non solo grande. Grandissima. L’America di Donald Trump, almeno nelle magliette create dalla NRCC (il comitato del Congresso nazionale repubblicano), ha uno Stato in più: la Groenlandia. La richiesta del presidente di comprare l’enorme isola dalla Danimarca (offerta respinta al mittente senza nemmeno pensarci) ha scatenato la fantasia dei giornali, ha smosso le acque estive dei notisti geopolitici e, soprattutto, ha fatto sognare i suoi fan. Che hanno deciso di ricordarlo nella sua campagna elettorale.
È un vecchio progetto del XIX secolo che viene riproposto nel XXI, quando la sfida all’orizzonte, di fronte allo scioglimento dei ghiacciai, è quella di conquistare le promettenti vie d’acqua del Polo Nord – senza dimenticare lo sfruttamento delle importanti risorse minerarie dell’isola, sempre più decisive in un futuro ipertecnologizzato. La Groenlandia, insomma, potrebbe diventare America. E l’America con la Groenlandia sarebbe ancora più forte e più grande di prima.
Rimane il fatto che il venditore, che venditore non è, ha deciso di declinare la proposta, dimostrando una certa ingratitudine (almeno così la pensa il presidente americano) nei confronti del gigante statunitense, che qualche decennio fa, entrò in guerra e permise la liberazione del Paese dalle truppe naziste, dopo che lo avevano conquistato in poche ore e tenuto sotto controllo per cinque anni.
Ma il mondo cambia, la storia passa e anche la geografia è in movimento. Presto, chissà, anche gli Stati americani potrebbero crescere di numero.