La sua prima scuola furono i missionari stranieri: grazie a loro imparava, con le sue incredibili doti mnemoniche, le sue prime nozioni di svedese, tedesco, spagnolo. Compresa qualche parola delle lingue native del Sudamerica, terra ormai colonizzata ma non pacificata. Nel frattempo, seguendo le lezioni dei piaristi, apprendeva anche il latino e il greco. È l’inizio della grande cavalcata tra le lingue del mondo che porterà il cardinale Giuseppe Mezzofanti, nato a Bologna il 19 settembre del 1774, a imparare ben 70 lingue. Uno dei superpoliglotti più famosi di sempre, tanto da diventae un’antonomasia. Se si padroneggiano tante lingue, nel gergo dei poliglotti, si è dei “mezzofanti”.
Nle 1797 fu ordinato prete, e per quell’età maneggiava già arabo, ebraico, lingue asiatiche e greco, tanto da ottenere la cattedra per insegnarle all’Università di Bologna.
Era solo all’inizio: le vicende che colpirono l’Europa (Napoleone in Italia, la fondazione della Repubblica Cisalpina, le guerre) sconvolsero anche la sua vita. Fu costretto a rinunciare alla cattedra, andò al fronte per curare i feriti, e imparò anche le lingue europee che gli mancavano. Tornò, con la Restaurazione, a insegnare a Bologna. Poi, nel 1831, come membro della Congregazione per la propaganda della fede, andò a Roma. Nel frattempo aveva trovato il modo di imparare il caldeo, il copto, l’armeno antico, l’armeno moderno, il persiano, il turco, l’albanese, il maltese, il greco moderno,il portoghese, il francese, l’olandese, l’inglese (allora non era ancora così indispensabile), l’illirico, il russo, il polacco, il ceco, l’ungherese, il cinese. Pochi anni dopo divenne cardinale.
Un fenomeno? Un prodigio? I resoconti variano. Alcuni gli attribuiscono 70 lingue, altri notano, con stupore, che riesce a scrivere in 38. Lord Gordon Byron, impressionato dalla sua abilità, sostiene che “se fosse stato presente al tempo della costruzione della torre di Babele, avrebbe fatto l’interprete universale”. Il suo tedesco era “stupefacente”, a detta del professore tedesco August Wilhelm Kephalides, che lo conosbbe. Per non parlare del danese, che parlava “con correttezza quasi assoluta”. E il gaelico? Sopraffino. Così come i dialetti inglesi.
Mezzofanti rappresentava insomma, qualcosa di inaudito. Ma serve anche un po’ di prudenza: in primo luogo, come hanno fatto notare alcuni ricercatori moderni, il suo controllo della lingua era limitato ad ambiti espressivi precisi, cioè quelli clericali. Restava confinato, in sostanza, in un ambito di conversazioni specifico. Ciò non toglie che fosse un talento fenomenale, ma un minimo ridimensiona. E dà speranza anche a tutti coloro che, nonostante le ore di studio, ancora zoppicano di fronte ai paradigmi dei verbi inglesi.