Sono passati trent’anni dal crollo del muro di Berlino ma la Germania è ancora divisa in due. Ieri ci sono state le elezioni regionali in Sassonia e Brandeburgo, due dei tre länder che formavano la vecchia Repubblica democratica tedesca, e Alternative für Deutschland ha superato in entrambi i casi la soglia del 20% dei voti. È la prima volta per un partito di ultradestra dal 1945. Uno scossone sovranista che fa traballare, ma non crollare, la grande coalizione formata dai cristiano democratici di Angela Merkel e i socialdemocratici che governa la Germania dal 2013. La Cdu ha perso sette punti percentuali (da 39 a 32%) ma rimane il primo partito in Sassonia, lo stesso si può dire della Spd che passa dal 33 al 26% in Brandeburgo ma rimane il più votato nella regione. Afd, alleato della Lega in Europa, esiste solo da sei anni ed è già diventato il punto di riferimento per i tedeschi della Germania dell’Est che si sentono cittadini di serie B e cercano soluzioni concrete per combattere il declino economico delle loro regioni e l’esodo dei tanti giovani che emigrano nei più ricchi länder dell’ovest. Anche così si spiega perché rispetto alle elezioni del 2014 Afd è riuscita a triplicare i voti in Sassonia, dove è diventato il secondo partito al 27%, e a raddoppiarli in Brandeburgo (23,5%). Oltre alla campagna storica contro l’immigrazione Afd si è fatta portavoce di alcune battaglie simboliche come la lotta alla chiusura delle miniere di lignite entro il 2038 che dà lavoro a migliaia di persone in Brandeburgo.
Merkel si è detta soddisfatta del risultato ma queste elezioni sono state il primo vero test di leadership fallito della sua successore: Annegret Kramp-Karrenbauer. La neo presidente della Cdu considerata l’erede della Merkel non è riuscita a convincere i cristiano democratici dell’Est delusi che nel 2017 hanno votato per Afd, né a fermare l’esodo degli elettori più moderati che hanno premiato i Verdi. Un duro colpo al suo sogno di diventare un giorno cancelliera. Ci sono però due grandi equivoci da chiarire sul grande risultato di Alternative für Deutschland. Primo: Afd non ha aumentato di molto i voti che aveva già ottenuto alle elezioni nazionali del 2017; secondo: Sassonia e Brandeburgo, messi insieme non arrivano nemmeno a 6 milioni, molto meno di un decimo della popolazione tedesca. La Grande coalizione può dormire sonni tranquilli per ora.
Queste elezioni regionali hanno fatto capire che Afd non è un fenomeno passeggero ma radicato nell’elettorato della Germania dell’Est. Un risultato che spingerà Cdu e Spd a sopportarsi ancora per un po’
Rimane il dato politico: queste elezioni regionali hanno fatto capire che Afd non è un fenomeno passeggero ma radicato nell’elettorato della Germania dell’Est. Un risultato che spingerà Cdu e Spd a sopportarsi ancora per un po’. Nessuno dei due partiti ha intenzione di scoprire quanti voti perderebbe se si tornasse alle urne. Per Merkel, cresciuta a Templin, un piccolo comune del Brandeburgo a 80 km da Berlino è più un sollievo che una sconfitta. Il suo partito ha retto l’urto dell’Afd in Sassonia e si prepara a fare lo stesso il 27 ottobre, quando si voterà nel länder della Turingia, anch’esso parte della Repubblica Democratica tedesca. Lì, nel 2017 la Cdu si è confermata primo partito (28%), superando però solo di sei punti Afd. Una volta superato l’ultimo scoglio della vecchia Ddr per molti mesi la Grande Coalizione non dovrà temere scossoni politici dalle continue elezioni regionali. Il fortino dei voti la Cdu lo ha sempre avuto in Baviera e negli stati più ricchi della Germania occidentale. Anche se in queste settimane non c’è mai stato il concreto rischio del crollo della coalizione, la cancelliera ha dovuto affrontare un lento stillicidio mediatico e politico. L’opposizione tedesca alla Grosse Koalition interna ed esterna era, ed è, alla ricerca di un simbolo per porre fine alla cancelleria Merkel, che dura dal 2005.
L’aspetto più interessante sarà vedere come si formeranno le coalizioni nei due länder. Come capita ormai a molti partiti sovranisti in Europa, anche Afd subirà la conventio ad excludendum. Tutti gli avversari: dai verdi ai socialdemocratici, dalla Cdu ai liberali hanno promesso di non fare alleanze con l’ultradestra. Ma il voto è sparso in tanti piccoli partiti. Sarà complicato formare delle coalizioni. L’ago della bilancia potrebbero essere i Verdi che alle elezioni europee del 26 maggio hanno ottenuto uno straordinario risultato, arrivando secondi. I Die Grünen di solito molto deboli nella Germania dell’Est hanno visto aumentare i loro voti:10,8% in Brandeburgo e 8,6% in Sassonia. Sia il presidente uscente sassone Michael Kretschmer della Cdu che il socialdemocratico Dietmar Woidke in Brandeburgo avranno il compito di formare il governo regionale, ma dovranno farlo con coalizioni diverse. Sembra più facile l’impresa in Brandeburgo dove si va verso una coalizione rossa tra Spd e il partito di sinistra Die Linke. Un po’ più complessa la situazione in Sassonia dove sarà difficile far digerire all’elettorato una coalizione “Kenya”: Cdu (nero), Spd (rosso) e Verdi.