Il messaggio è chiaro: restano pochi anni a disposizione per ridurre in maniera drastica le emissioni di gas serra nell’atmosfera e salvare la Terra. Gli oceani ci stanno proteggendo, ma non potranno continuare così a lungo.
Il nuovo rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), “Oceani e Criosfera in un Clima che Cambia”, mostra i mutamenti fisici e gli impatti subiti da oceani e criosfera, evidenziando attraverso una serie di scenari le migliori opzioni a disposizione della politica per contenere al minimo gli impatti presenti e futuri sulle popolazioni e gli ecosistemi. Si tratta del terzo rapporto speciale prodotto dall’Ipcc negli ultimi mesi, dopo quelli sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi e sul rapporto tra cambiamento climatico e desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio e sicurezza alimentare.
A partire dagli anni Settanta e Ottanta, gli oceani hanno assorbito rispettivamente oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico e il 20-30% delle emissioni globali di anidride carbonica. Da un lato, questo ha costituito un freno all’aumento stesso delle temperature e della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera; dall’altro, si è verificata un’acidificazione degli oceani e un aumento senza sosta della propria temperatura, più che raddoppiata negli ultimi due decenni. Quando questa capacità di assorbimento si ridurrà, fino a esaurirsi, l’atmosfera si ritroverà a far fronte ad una pressione ancor maggiore.
Per via dello scioglimento dei ghiacci, l’effetto “specchio” delle radiazioni solari potrebbe ridursi sensibilmente contribuendo a un maggiore accumulo di calore negli oceani e nell’atmosfera
Parallelamente, la perdita dei ghiacci rischia di accelerare il processo. Secondo il rapporto, negli ultimi decenni la criosfera ha visto il ritiro di numerosi ghiacciai marini e continentali, nonché la perdita di ampie superfici delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Per via dell’effetto albedo, i ghiacci hanno agito sino ad oggi come “specchio”, riflettendo buona parte della radiazione solare ricevuta: per via del loro scioglimento, tuttavia, questo effetto potrebbe ridursi sensibilmente contribuendo a un maggiore accumulo di calore sia da parte degli oceani che dell’atmosfera, con un effetto a catena (feedback positivo) che potrebbe portare a un ulteriore e più rapido scioglimento degli stessi ghiacci.
Conseguenza diretta dello scioglimento dei ghiacci è stato poi il progressivo aumento del livello dei mari, complessivamente pari a 16 centimetri dal 1902 al 2015. Ma nell’ultimo decennio si è osservata un’accelerazione senza precedenti, di 2,5 volte superiore rispetto alla media del secolo scorso.
Dalle osservazioni sui cambiamenti fisici osservati, è quindi evidente quanto la situazione sia critica e quanto siano severi gli impatti (attuali e potenziali) sugli ecosistemi. Le previsioni future, è chiaro, variano a seconda delle decisioni sulla riduzione delle emissioni che verranno prese a livello globale. Secondo il rapporto, però, gli impatti su oceani e criosfera proseguiranno almeno fino al 2050 a ritmi crescenti, mentre nella seconda metà del secolo potrebbero diminuire d’entità qualora adottassimo da subito misure drastiche per la riduzione delle emissioni di gas serra. Perché ciò accada, è essenziale che i Paesi si impegnino al più presto per un aumento delle ambizioni globali, dando piena attuazione a quanto previsto dall’Accordo di Parigi.
Come sempre, il futuro dipenderà dalle nostre scelte.
*delegato giovanile italiano al UN youth climate summit