Una delle imprese più misconosciute (ma anche più interessanti) compiuta dall’essere umano è stata quella di mappare tutti i suoni presenti nelle lingue del mondo. Una operazione occidentale, certo: e lo si capisce dalla mentalità sistematica, dallo schema del catalogo, dall’idea di tabella che tutto contiene. E poi, come è ovvio, dal fatto che ogni suono è rappresentato con lettere dell’alfabeto latino, modificate all’occorrenza.
Eppure, come si racconta in questo non brevissimo video (ma comunque interessante: inizia con una panoramica sul tema, mai abbastanza approfondito, della distanza tra spelling e scrittura nella lingua inglese), esistono in questa tabella, in particolare nella sezione “consonanti” degli spazi vuoti.
Sono quelli che gli esseri umani potrebbero fare, ma non fanno. E poi ci sono quelli che, secondo i glottologi, sono solo impossibili. La bocca è un meccanismo limitato, e ammette soltanto alcune combinazioni tra movimenti della lingua, delle labbra e del palato. Eppure la sfida è aperta: forse, con esercizio e allenamento, qualche suono è raggiungibile (e il protagonista ci prova, ma senza successo).
E ancora più aperta, del resto, è la sfida a riprodurre i suoni possibili – cioè che sarebbero realizzabili dall’apparato vocale umano – ma non utilizzati dalle lingue finora conosciute. Niente esclude che venissero utilizzati in passato (chi può saperlo?). Partendo da queste sonorità si potrebbe addirittura inventare una nuova lingua, o un nuovo codice. Che, come si può immaginare, non capirebbe nessuno.