Facile contare con le dita. Farlo con il naso, invece, è tutta un’altra cosa. È quello che ha tentato di fare il matematico, inventore, biologo inglese Francis Galton nel 1894. Il suo progetto, un po’eccentrico, si basava in realtà su un principio semplice: la combinazione degli odori, una volta memorizzata, avrebbe reso possibile realizzare calcoli anche complessi con la sola sensibilità olfattiva.
Per realizzarlo ha creato un macchinario apposito, attraverso il quale poteva annusare folate di odori diversi, prestare molta attenzione, e memorizzare le prime associazioni. “Ho imparato ad associare due zaffate di menta con una di canfora. Poi, tre di menta e uno di acido carbolico. E così via”.
Dopodiché, è passato agli esercizi. Prima sommava gli odori tra di loro con l’ausilio della macchineta. Poi ha cominciato a farlo in modo autonomo, nella sua immaginazione. Grazie al lungo allenamento, era in grado di richiamare l’odore peculiare di ogni numero e immaginare la loro sovrapposizione.
La cosa notevole è che, a suo dire, “non avevo la minima difficoltà a eliminare dalla mia mente tutte le immagini uditive o visuali”, comuni invece nel calcolo fatto in maniera tradizionale. “Nella mia coscienza esistevano solo profumi, reali e immaginario”. Ma è la conclusione che spiazza: “In questo modo, cioè diventando molto rapido nel processo, mi sono convinto della possibilità di fare somme con addizione semplice in modo veloce e accurato soltanto immaginando odori diversi”.
Poi provo con le sottrazioni, e ottenne lo stesso successo. Ma le cose cominciarono ad andare storto “Alla lunga il processo era diventato troppo macchinoso e si risolveva in una perdita di tempo”. Aggravata dal fatto che, nota, “a distanza di tempo le mie memorie olfattive sparivano senza lasciare traccia”, obbligandolo ogni volta a riprendere l’esercizio. Questo lo porta a una considerazione ovvia, ma fondamentale: “Poche persone sono in grado di valutare la severità del compito imposto ai bambini che imparano le tavole pitagoriche, in cui 81 coppie di valori sono associate a un terzo valore. Non c’è da stupirsi che impieghino settimane, se non mesi, anche servendosi di un cervello molto più ricettivo”. A fare moltiplicazioni con gli odori, puntualizza, non ci provò nemmeno.