È una legge di natura: ovunque ci siano canzoni commerciali, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di nobilitarle. A noi italiani è andata bene, grazie al fenomeno di The Andre. Il cantante misterioso che, imitando la voce e lo stile di De Andrè (da cui il nome), ricanta brani hip-hop e trap, ricoprendoli di una nuova patina, più vintage e intimista (ma sempre all’interno di una operazione la cui ironia di fondo non sfugge mai).
Ai portoricani, invece, va un po’ peggio. Loro devono accontentarsi di Victor Emanuelle Ramos, che con voce da basso, si è lanciato nella recitazione poetica delle canzoni reggaeton, declamandole come fossero brani di Shakespeare o dialoghi di Lope de Vega. “Sigue tu camino que sin ti me va mejor/ Ahora tengo a otras que me lo hace mejor / Ahora soy peor, ahora soy peor, por ti”. Non è Baudelaire, non è Montale. Ma Bad Bunny. E questo è come suona il testo quando viene recitato:
Il gioco nasce per scherzo. Eppure l’idea del 23enne studente di Scienze Politiche, che continua a pubblicare su Twitter i suoi video, funziona. Nel giro di pochi giorni ha ottenuto un successo enorme.
Come sempre capita, poi, dallo scherzo si passa alle cose serie. E a quel punto il reggaeton, da genere di ballo e divertimento puro, diventa qualcosa di intellettualoide: è il destino di tutto ciò che ha successo. “Ha qualcosa di politico”, sostiene Ramos. “Basta vedere le sessioni di twerking e struscio utilizzate come protesta quest’estate”, e si riferisce alle manifestazioni che hanno portato alle dimissioni del governatore Ricardo Rossellò.
Forse anche lui, come tanti che hanno un successo insperato, esagera. Il reggaeton è pur sempre il reggaeton: è fatto la sera per divertirsi e per dimenticare il resto della giornata, canta struggenti canzoni d’amore comprensibili a tutti e parla di dolori privati e storie di gelosia, mentre donne e uomini si dimenano perdendo, di grado in grado, le loro inibizioni. Forse però anche questo è politico.