«Non si perde mai. O si vince raramente, quando si perde si impara», risponde così Stefano Boeri – architetto di fama mondiale e padre del bosco verticale – a pochissimi giorni dalla notizia dell’esclusione del suo progetto “green” sullo stadio di San Siro. Mentre restano in gara i lavori dello studio americano Popolous e di Cmr, quello di Boeri, è ormai deciso: rimarrà chiuso nel cassetto.
Intervenuto sul ruolo e sul futuro delle smart city, nell’ambito del Forum Engie Green Friday, Boeri non rimprovera nulla al suo ambizioso progetto che avrebbe voluto offrire alla città, al Comune e alle due società. Non mette in discussione la decisione dei rossoneroazzurri, senza però nascondere tra le righe tutta la creatività e la voglia di novità messe nella realizzazione di un’idea che ha richiesto un lungo lavoro. E che lo ha visto al fianco del designer Fabio Novembre, di Marco Balich, «un genio nel trasformare gli stadi in aree di spettacolo», e degli ingegneri della Arup, società di Londra. «I vincitori possono prendere il meglio anche da chi è stato escluso, sono assolutamente sicuro che i due progetti presentati sono di alta qualità», afferma. «Sono felice quindi di dire che quello che noi abbiamo fatto è a disposizione. Spetterà a loro valutare se prenderlo o no».
«Abbiamo pensato a uno stadio completamente verde, con una struttura interna estremamente innovativa sul piano tecnologico, capace di diventare un’arena per eventi di tutti i tipi». Nel nostro progetto, sottolinea Boeri, lo stadio non sarebbe stato solo circondato da un grande parco, ma sarebbe sorto in una posizione più corretta, lontano dalle abitazioni. «Questo, modificando il masterplan originario, in cui, secondo me, c’erano degli errori urbanistici e di tipo tecnico».
I vincitori possono prendere il meglio da chi è stato escluso, è quel che si fa quando si conduce una competizione leale e trasparente
Anche l’hub commerciale si sarebbe sviluppato attorno allo stadio, quest’ultimo ricoperto da una superficie verde «praticabile». Proprio l’idea di inglobare lo stadio all’interno di chilometri quadrati di bosco rende questo progetto in linea con l’impegno assunto da Milano nella «forestazione» delle aree urbane. Su cui Boeri insiste: «Siamo di fronte a uno scenario in cui le città devono essere più verdi se si vuole contrastare il cambiamento climatico. Non è una questione estetica né tantomeno ideologica. È una necessità. E finora Milano si è mossa bene». Per questo il progetto di Boeri avrebbe potuto accontentare i cittadini e il Comune.
Mentre il Sindaco Giuseppe Sala si è detto più volte favorevole a una ristrutturazione dello stadio – per un costo poco superiore a 500 milioni di euro – i due club Inter e Milan, che hanno messo in campo un piano di investimenti di oltre un miliardo di euro da cui contano di rientrare in 32 anni, continuano a spingere per la demolizione e la ricostruzione del Meazza, offrendosi disponibili persino all’acquisto per 70 milioni di euro. Intanto, entro il 10 ottobre, Palazzo Marino dovrà esprimersi sull’interesse pubblico dell’opera. E solo allora sarà più chiaro il futuro dello stadio e, soprattutto, del quartiere San Siro.
Boeri non riesce a trattenere una metafora calcistica: «Quando una squadra vince un campionato, l’allenatore intelligente guarda il gioco di chi è arrivato secondo, terzo o quarto, perché magari è un gioco che non ha permesso di vincere, ma può produrre comunque delle innovazioni. È quel che si fa quando si conduce una competizione leale e trasparente».