Ormai prendere in giro Luigi Di Maio, nuovo ministro degli Esteri, per la sua (scarsa) preparazione istituzionale è uno sport nazionale, anzi: internazionale. Dopo la sua nomina agli Esteri la Cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe chiamato il fidato Giuseppi Conte per dirsi “delusa” (circostanza poi smentita, ma chi ci crede?). La Cina avrebbe espresso il suo sconcerto, rompendo il tradizionale riserbo istituzionale, nei confronti di un ministro che “mai aveva mostrato interesse per le questioni internazionali”, definendola una “scelta inusuale”. Colpa del fatto di aver chiamato “Ping” il presidente cinese Xi Jinping, forse in un eccesso di amicizia.
Tra i critici più severi rimane però Vittorio Feltri, storico direttore di Libero e del Giornale, che, nel suo sconcerto, lo avrebbe preferito “all’estero e non agli Esteri”. E poi, con sarcasmo, ha aggiunto: “Mi rallegro sapendo che Di Maio sarà ministro degli Esteri, ruolo che richiede la conoscenza dell’inglese cioè una lingua priva del congiuntivo ignoto anche a Gigino. Conte fa di tutto per agevolarlo”.
Preso dal fuoco della critica, il buon Vittorio ha preso una toppa clamorosa. Dimostrando di non conoscere nemmeno lui l’inglese. Lingua che, invece, ha il congiuntivo.
Utilizzato in contesti molto formali (ad esempio nei testi legislativi o religiosi), lo si ritrova anche in formule cristallizzate di augurio e auspicio. Cosa altro sarebbe il “save” di God save the Queen se non un congiuntivo? O il “bless” di God bless America? O il “suffice” di Suffice it to say he escaped with only a caution (“Basti dire che..”.).
Al presente è del tutto uguale all’indicativo, tranne cheper la terza persona (save, appunto) dove la “s” scompare e nel caso del verbo “essere”, dove assume la forma infinita senza “to”. Cioè, “be”: “It is vital that they be stopped at once”. Altri esempi sono: “I only ask that he cease behaving in this extraordinary manner”. O “Is it really necessary that she work all hours of the day?”. Va notato che questo tipo di utilizzo è più diffuso nell’inglese americano, mentre quello britannico preferisce altre formulazioni, servendosi soprattutto di ausiliari.
Al passato si ricorda quello del verbo essere, che è “were”, utilizzato nella prima e terza persona in frasi che esprimono desiderio irrealizzabile, rimpianto e nostalgia. “If your father were alive he would help you”. O dubbio e improbabilità: Some people behave as though dogs were human. Alcune persone si comportano come se i cani fossero umani. E altre come se Di Maio fosse ministro degli Esteri.