Nel discorso alla Scala in presenza del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio, Carlo Bonomi ha parlato da presidente di Assolombarda ma per molti dei presenti anche da prossimo candidato alla presidenza di Confindustria. La sua relazione è consistita in una doppia analisi, una sulla continuità e una sulla discontinuità. La continuità è stata solo accennata, ma è restata sempre sullo sfondo, ed è la stagnazione dell’economia italiana che si trascina da almeno due decenni. La discontinuità è, come facile immaginare, il governo in carica che ha sostituito quello precedente, cui si chiede una politica economica decisamente diversa.
Secondo Bonomi, la discontinuità italiana si inserisce in un mondo che mostra un andamento diverso – ecco un’altra discontinuità – della politica in Europa, almeno in quella continentale, laddove sono state fermate, proprio come avvenuto nel Bel Paese, le forze dette sovraniste. L’aver fermato le nostre forze sovraniste è stato, secondo Bonomi, un bene, perché così si è chiarito con quale schieramento stiamo: quello che ci vede nel campo occidentale in generale e nella condivisione dell’euro in particolare.
Bonomi chiede che alla discontinuità in sede di maggioranza parlamentare e di governo si accompagni una discontinuità nella politica fiscale
Fatta la premessa, Bonomi ha chiesto che alla discontinuità in sede di maggioranza parlamentare e di governo si accompagni una discontinuità nella politica fiscale. In sintesi, ecco il suo ragionamento. La politica non dovrebbe ruotare intorno alle entrate fiscali – entrate peraltro prive di un disegno complessivo, ma ricche di richiami agli interessi particolari oppure di immagine – a fronte di una spesa che resta invariata.
E questo perché una spesa pubblica elevata e in deficit, in rapporto al complesso dell’economia, non porta di per sé a uno sviluppo economico significativo. Se così fosse, l’Italia avrebbe mostrato ormai da decenni una crescita molto ma molto alta, che non si è mai palesata. Quel che è avvenuto è, invece, uno spiazzamento del settore privato per il debordare di quello pubblico.
Per Bonomi le priorità sono: a) il deficit e il debito devono scendere; b) i cantieri devono essere riavviati. c) vanno rivisti Quota 100, il Reddito di Cittadinanzai d) risparmi così ottenuti vanno usati per tagliare il cuneo fiscale
Fatta la premessa e fatto il richiamo al quadro macroeconomico, siamo finalmente giunti a quelle che – secondo Bonomi – sono le priorità: a) il deficit e il debito devono scendere; b) i cantieri devono essere riavviati. c) vanno rivisti Quota 100, il Reddito di Cittadinanza – i due provvedimenti del governo Conte-I, nonché il bonus di 80 euro– il provvedimento del governo Renzi; d) i suddetti risparmi vanno usati per tagliare davvero il cuneo fiscale, alzando significativamente il reddito netto dei lavoratori e rilanciare i consumi e quindi l’economia.
Queste tre proposte possono essere etichettate come facenti parte dell’economia trainata dall’offerta, mentre il governo Conte-I privilegiava l’economia trainata dalla domanda.
Gli altri provvedimenti necessari, sempre secondo Bonomi, sono il sostegno alla ricerca delle imprese e all’istruzione pubblica; e una diversa struttura delle retribuzioni pubbliche che sia meno “egualitaria”.
Nel discorso c’erano altre due considerazioni originali. Nel campo dell’economia divenuta sensibile all’ambiente – il “Green New Deal” come è chiamata da alcuni ministri del governo Conte-II – Bonomi propone di risolvere al più presto il nodo dello smaltimento dei rifiuti.Nel campo delle politiche volte a rendere competitivi i settori, Bonomi invita a occuparsi con impegno di quello dell’auto. Esso è molto importante per l’Italia non solo come produzione finale, ma come componentistica sofisticata che esporta nel mondo. Il nostro settore risente dell’arretratezza dell’Europa in questo campo, perché troppo negli anni si è fatto per diesel e poco per la nascitura vettura elettrica, dove il vantaggio competitivo è degli asiatici.