La paura del palcoscenico, o miedo escenico, che metteva in soggezione Gabriel Garcia Marquez non la intimorisce. Claudia Lopez, leader del Partito Verde e primo sindaco donna e omosessuale di Bogotà e dell’intera Colombia, è abituata ai riflettori. Nel bene come nel male. Lo racconta la sua storia, piena di proposte nel denunciare il male endemico del sistema politico colombiano, la corruzione. Una lotta dura e senza quartiere che l’ha portata spesso a formulare accuse violente contro i politici del suo paese. E il sistema ha risposto alla sua maniera, generando sia antipatie, tanto tra alleati quanto tra avversari, che accuse, spesso ingiuste. Lei però non ha mai rinnegato le sue origini, la sua identità, i suoi valori . «Essere una donna non è un difetto, essere una donna di carattere non è un difetto, essere lesbica non è un difetto, essere una ragazza di una famiglia modesta non è un difetto o un problema». Un vero e proprio esempio per tutto il Sudamerica.
Il suo nome comincia a essere famoso a Bogotà nel 2002, quando una sua inchiesta sulle elezioni al Parlamento colombiano mostra i collegamenti tra politica e gruppi paramilitari
Lopez è sempre stata molto orgogliosa della sua provenienza: a differenza di molti altri politici colombiani la sua famiglia non è facoltosa. Nonostante ciò, si laurea in Scienze Politiche negli Stati Uniti e collabora con le Nazioni Unite. Il suo nome comincia a essere famoso a Bogotà e dintorni a partire dal 2002 quando una sua inchiesta sulle elezioni al Parlamento colombiano mostra i collegamenti tra politica e gruppi paramilitari. Una voce davvero troppo scomoda, in un Paese ancora incapace di sanare definitivamente l’eterno conflitto con le Farc, sancito nel 2016 con gli accordi di pace dal presidente Juan Manuel Santos. Eppure, nemmeno l’esilio e le minacce di morte riescono a tacciarla. L’odio arriva sia da destra (famose le sue invettive contro politici ed ex presidenti colombiani, come Alvaro Uribe Velez definito “una sanguisuga delle fogne” e Juan Manuel Santos tacciato di conflitto d’interessi) che da sinistra, dove le si rimprovera un’eccessiva aggressività. Ma questo non l’ha mai scomposta: «Non si può essere dolci contro corrotti e gruppi paramilitari».
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Omosessuale dichiarata, ha una relazione con la senatrice Angelica Lozano; insieme si sono dovute difendere anche dall’accusa di violare la legge perché è vietato in Colombia militare nello stesso partito se si è una coppia. La sua ascesa è continuata inarrestabile. Prima l’elezione al Senato nel 2014 e poi la candidatura nel 2018 alle elezioni generali come vicepresidente di Sergio Fajardo, arrivato terzo ed escluso dal ballottaggio. Infine, l’elezione a sindaco di Bogotà per brillare finalmente di luce propria. Non è un caso se molti candidati presidenziali hanno scelto come step intermedio la capitale colombiana prima di fare il grande salto.
Le elezioni generali del 2022 si avvicinano e più di qualcuno comincia a intravedere una sconfitta storica per le forze conservatrici, al potere praticamente da sempre in Colombia. E state certi che tra 3 anni Claudia Lopez sarà una protagonista indiscussa, anche se non sarà candidata presidente
Lotta al lavoro minorile, aiuti occupazionali alle persone con più di 45 anni, diritti delle minoranze. E poi la metropolitana, che a Bogotà manca del tutto. La vittoria della Lopez con il 35.2% dei consensi, appena 3 punti sopra lo sfidante, il liberale Carlos Fernando Galan, mostra la svolta alternativa di questa città. La scelta di una donna definita da più parti “incorruttibile” e capace di distanziarsi dalle Farc segna la nascita di un centrosinistra diverso in Colombia. Il presente impone di chiudere definitivamente con il passato. Le forze armate rivoluzionarie di un tempo, oggi partito, si dividono tra coloro che denunciano gli omicidi di centinaia di guerriglieri e parenti di ex ribelli dal 2016 a oggi e chi invece non si rassegna alla fine della lotta armata, come Ivan Marquez, ex numero due dell’organizzazione. Un clima non dei migliori. E la corruzione non sembra andare meglio, visto che sono stati denunciati 898 casi sospetti per 30 distretti e 28 comuni. Queste elezioni locali sono così state l’occasione per il popolo colombiano per mandare un messaggio al partito liberale del presidente Ivan Duque, eletto nel 2018 e con una popolarità ai minimi storici, uscito fortemente ridimensionato. Così le elezioni generali del 2022 si avvicinano e più di qualcuno comincia a intravedere una sconfitta storica per le forze conservatrici, al potere praticamente da sempre in Colombia. E state certi che tra 3 anni Claudia Lopez sarà una protagonista indiscussa, anche se non sarà candidata presidente.