Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha convocato l’ambasciatore turco alla Farnesina (non è un film di Totò, è tutto vero) perché condanna e considera inaccettabile l’iniziativa militare della Turchia in Siria che avrebbe già fatto una decina di morti, metà dei quali civili, e provocato la fuga di decine di migliaia di persone. Per una volta, una posizione formalmente ineccepibile, quella di Di Maio, anche perché i funzionari del nostro servizio estero sono professionisti di grande valore cui per evitare imbarazzi i dirigenti grillini lasciano spesso sbrogliare questioni al di sopra delle loro competenze. Anche questa è una nota di merito.
C’è un però, un piccolo ma significativo dettaglio che rende grottesca la posizione italiana. Il piccolo dettaglio si chiama Operazione Active Fence. In questo momento, l’Italia schiera un contingente di centotrenta uomini, una batteria di missili terra aria Aster SAMP/T e alcuni veicoli logistici proprio al confine tra la Turchia e la Siria, ma attenzione: a difesa dello spazio aereo turco, cioè a protezione di chi sta sistematicamente uccidendo i curdi.
Se i curdi volessero rispondere all’attacco turco o se il regime di Assad volesse marcare il territorio siriano e, come è successo più volte in passato, desse una mano ai curdi in funzione anti turca, i nostri uomini lancerebbero i missili italiani in difesa
Operazione Active Fence è una missione Nato, votata nel luglio 2019 da tutti i partiti tranne i deputati alla sinistra del PD e con il voto favorevole anche del movimento Cinque stelle di Di Maio, e la Turchia è uno Stato Nato che si sentiva minacciato dalla Siria. È un dovere dei membri dell’Alleanza Atlantica, tra cui l’Italia, difendere un alleato che chiede aiuto e si ritiene in pericolo. E cosi, da qualche tempo, i paesi Nato si alternano al confine siriano. Ora ci sono gli spagnoli e i nostri soldati, i quali rimarranno fino a dicembre a difendere il regime turco ,mentre il regime turco attacca il popolo curdi.
La nostra presenza al confine vuol dire che se i curdi volessero rispondere all’attacco turco – oppure se il regime di Assad volesse marcare il territorio siriano e, come è successo più volte in passato, desse una mano ai curdi in funzione anti turca – i nostri uomini lancerebbero i missili italiani in difesa della Turchia, dell’aggressore. Ve l’avevo detto che sembrava un film di Totò, però girato da Dario Argento.
La contraddizione è evidente e l’ipocrisia anche: i deputati di maggioranza e di opposizione facciano notare entrambe, martedì prossimo, quando il Ministro riferirà in Parlamento. E Di Maio, anziché fare la faccia feroce con l’ambasciatore turco, si adoperi con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini per ritirare i nostri soldati mandati al confine turco-siriano per una minaccia che non c’è e che ora si ritrovano a difendere con le armi l’espansionismo etnico di Recep Tayyip Erdogan contro l’ultimo argine dell’occidente allo Stato islamico.