Come può l’informatica aiutare un panino? L’ha capito prima che fosse troppo tardi Steve Easterbrook, Ceo di McDonald’s dal 2015, e suo principale taumaturgo. Il momento chiave è riportato in un recente articolo, pubblicato su Bloomberg Businessweek, che racconta della svolta avvenuta la sera dell’incontro di calcio tra Barcelona e Real Madrid. I potenziali clienti del gigante americano rimasero a casa e ordinarono a domicilio dall’Archivival Burger King, un servizio che l’azienda di San Bernardino non offriva. Una sconfitta bruciante, in un periodo di enormi difficoltà per l’azienda, che ha cambiato tutto. Per tutti.
La perdita di centinaia di migliaia di clienti, risucchiati dal posizionamento sul mercato digitale di Burger King, acerrimo rivale, dimostrò come la crisi attraversata da McDonald’s si stesse tramutando in una condanna.
La società stava affondando causa del suo anacronistico attaccamento all’analogico. Easterbrook decise di non affidarsi a lunghe e macchinose ricerche di mercato, ma di agire subito: nei sei mesi successivi 18mila ristoranti avrebbero dovuto consegnare a domicilio
La società stava affondando causa del suo anacronistico attaccamento all’analogico. Easterbrook decise di non affidarsi a lunghe e macchinose ricerche di mercato, ma di agire subito: nei sei mesi successivi 18mila ristoranti avrebbero dovuto consegnare a domicilio. Dopo 50 anni di attività, la metà delle sedi di tutto il mondo avrebbe conosciuto una stravolgimento totale, in meno di 200 giorni.
I costi della rivoluzione tech del gigante americano – allestimento di un bancone Uber Eats per la consegna, schermi touchscreen per gli ordini, riammodernamento dei locali – si sono aggirati tra i 150 e 750mila dollari per ogni ristorante, rallentando così il lancio del programma, sovvenzionato al 55% dalla casa madre e per il resto dai proprietari dei franchising. Ciononostante i risultati non si sono fatti attendere. I profitti annuali hanno superato anche le più rosee aspettative di Easterbrook, facendo registrare, lo scorso trimestre, il maggior guadagno nelle vendite globali negli ultimi sette anni.
A marzo McDonald’s ha comprato, per 300 milioni di dollari, una start up impegnata nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. La più grande acquisizione dell’azienda in 20 anni
A marzo McDonald’s ha comprato, per 300 milioni di dollari, una start up impegnata nello sviluppo dell’Intelligenza artificiale. La più grande acquisizione dell’azienda in 20 anni. La catena di hamburger ha testato il software di machine learning in quattro ristoranti in Florida, dove gli schermi si aggiornavano automaticamente in base all’ora del giorno, alle condizioni meteorologiche e agli acquisti di tendenza in località simili.
Questa tecnologia è stata applicata a ottomila McDonald’s, con l’esplicita intenzione di estenderla in tutti le sedi in America e Australia entro la fine dell’anno. L’esperimento ha dimostrato l’ambizione della dirigenza di allineare la catena con gli stessi algoritmi predittivi che alimentano gli acquisti impulsivi su Amazon o le preferenze di streaming su Netflix. Un algoritmo potrebbe proporci una bibita o panino in base alla presenza di una correlazione, rilevata dai software che analizzano i big data senza offrire nessuna spiegazione, tra l’oscillazione dei nostri gusti e quella delle stagioni.