Sciopero capitaleA onestà, onestà e mezzo! Gli elettori dei Cinque Stelle scatenati contro i Cinque Stelle

Le proteste contro Virginia Raggi sono rimbombate nella piazza del Campidoglio. Dopo questa giornata anche i lavoratori romani hanno abbandonato la sindaca

TIZIANA FABI / AFP

«Vergogna!». «Onestà!». «Dignità!». Le parole dei lavoratori delle società partecipate del comune Roma, in sciopero contro l’amministrazione di Virginia Raggi, sono rimbombate nella piazza del Campidoglio. Riaccendendo lo scontro tra Cgil, Cisl e Uil e la sindaca Cinque Stelle barricata nel palazzo del Comune. Quella che doveva essere la portavoce dei cittadini capitolini contro la vecchia politica romana ha visto l’orizzonte ribaltarsi. Lei dentro, i lavoratori delle partecipate che aveva promesso di rimettere in sesto fuori a contestarla. Con gli stessi slogan che i grillini cinque anni fa avevano usato contro Ignazio Marino.

«Noi siamo Roma, loro sono un incidente di percorso che la storia cancellerà», ha urlato al microfono Michele Azzola, segretario della Cgil Roma. «Dobbiamo liberare questa città da soggetti che ormai non parlano più con la città, vivono nelle loro chat dentro questo palazzo e si sentono forti perché si danno ragione tra di loro. Riportiamoli nel mondo reale, vengano con noi dove c’è la gente che guadagna 400 euro».

A protestare contro l’amministrazione Raggi e il suo assessore al Bilancio Gianni Lemmetti si sono ritrovati gli addetti di tutte le società partecipate dal Comune. L’elenco è lungo: Ama, Atac, Farmacap, Multiservizi, Aequa Roma, Zetema, Risorse per Roma, Roma Servizi, Roma Metropolitane. Le percentuali di adesione allo sciopero hanno superato anche l’80-90 per cento. «Vergogna», urlano dalla piazza verso gli uffici della sindaca grillina. Che, dopo aver chiesto di revocare lo sciopero, mentre la protesta è in corso, dal suo ufficio pensa bene di twittare: «Una minoranza di sindacalisti prova a tenere in ostaggio una città di 3 milioni di abitanti: di lavoratori, di madri e padri che ogni giorno accompagnano i propri figli a scuola, di studenti e pendolari. La maggioranza dei cittadini è stanca di scioperi ingiustificati».

Il messaggio viene letto ai microfoni, gettando benzina sul fuoco e infiammando la protesta. «Si chieda se è lei oggi la minoranza di questa città», dice Azzola. «Tre anni di questa amministrazione e questo è lo stato di Roma. E non si può dire sempre che è colpa di quelli prima. Prima o poi le responsabilità se le deve assumere».

Dobbiamo liberare questa città da soggetti che ormai non parlano più con la città, vivono nelle loro chat dentro questo palazzo e si sentono forti perché si danno ragione tra di loro. Riportiamoli nel mondo reale, vengano con noi dove c’è la gente che guadagna 400 euro


Michele Azzola, segretario della Cgil Roma

E nello stesso giorno in cui Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio dall’Umbria chiudono insieme la campagna elettorale, a Roma va invece in scena lo scontro tra i due partiti alleati di governo. «Migliaia di romani, dipendenti delle municipalizzate, da mesi vengono umiliati dalla giunta Raggi», dichiara il segretario del Pd del Lazio Bruno Astorre. «Oggi in massa scioperano rimettendoci soldi propri, perché è l’unico strumento rimasto. E la sindaca li offende con parole vergognose, arroganti, indegne di un sindaco. Oggi Roma è bloccata dal malgoverno della Raggi, non da lavoratori esasperati». E il capogruppo dem capitolino Giulio Pelonzi rincara la dose: «Oggi in piazza non ci sono solo i lavoratori e i sindacati, ma tutte le forze politiche e tanti cittadini romani. Tutti gridano le stesse parole: Raggi dimettiti. In piazza c’è tutto il centrosinistra, dal Pd a Ciaccheri, Fassina, Peciola. Siamo tutti qui con unità ed entusiasmo, pronti a costruire un progetto alternativo contro la Lega e la Giunta Raggi». Ma in soccorso della sindaca corre subito Di Maio dai microfoni di “Un giorno
da pecora” su Rai Radio1: «La storia che alcuni sindacati fanno sempre sciopero il venerdì per fare il weekend, mi sembra ormai una questione indecente».

Nella piazza, i più agguerriti sono i dipendenti di Roma Metropolitane, a pochi giorni dal voto per la messa in liquidazione della società che dal 2005 si occupa della progettazione di opere del trasporto pubblico. «Mentre parlavamo e chiedevamo rispetto per i lavoratori, i 5 stelle guardavano il cellulare», raccontano.

Contro la delibera i sindacati ora hanno fatto ricorso al Tar. Ma la distanza con le parti sociali è ormai incolmabile. Eppure per circa due anni Cgil, Cisl e Uil sono stati considerati l’unico alleato di Virginia Raggi in mezzo al fuoco incrociato delle critiche. Poi la prima manifestazione, a giugno 2018, contro l’immobilismo del Campidoglio e la mancanza di progetti per rilanciare la città. E alla fine, il patto “Fabbrica Roma” che la sindaca aveva siglato con le parti sociali nel 2017, non è mai partito.

Tutti gridano le stesse parole: Raggi dimettiti. In piazza c’è tutto il centrosinistra, dal Pd a Ciaccheri, Fassina, Peciola. Siamo tutti qui con unità ed entusiasmo, pronti a costruire un progetto alternativo contro la Lega e la Giunta Raggi


Giulio Pelonzi, capogruppo Pd del Comune di Roma

«Abbiamo visto i finti appelli alla collaborazione, fatti sempre su Facebook. Poi davanti alla sede di Roma Metropolitane hanno mandato la polizia a calpestare i loro stessi lavoratori», denuncia Azzola, ricordando la richiesta di intervento della forza pubblica e la carica della polizia sotto la sede della società (quella in cui è stato ferito Stefano Fassina). Quello stesso giorno, come ricorda Alberto Civica della Uil, è stato indetto lo sciopero generale del 25 ottobre.

«Questo non è lo sciopero dei lavoratori, è lo sciopero di una città che non ce la fa più a vivere nel degrado». Ecco perché dalla piazza di Roma arriva la richiesta di un «senso di responsabilità» a tutte le forze politiche nazionali. «Abbiamo bisogno che la presidenza del Consiglio dei ministri apra un tavolo su Roma con la Regione e il Comune per rilanciare la città». E se Di Maio ha chiesto poteri speciali per il sindaco di Roma, i sindacati dicono: « A questa amministrazione possiamo anche dare i poteri di Batman, non sono capaci di farlo. Noi abbiamo bisogno di un tavolo di responsabilità perché questa è la capitale del Paese. Il Paese intero ha il dovere di occuparsi della sua capitale».

Nelle stesse ore dello sciopero, è stata inviata anche una lettera alla ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli per aprire un tavolo sulla linea C della metropolitana di Roma. «Insieme alle forze datoriali di questa città, chiederemo un incontro al ministero per commissariare l’opera», fanno sapere i sindacati, che annunciano anche la costituzione di un «tavolo di volenterosi» tra università, esperti e politici per stilare un progetto per Roma 2030. «Noi non scioperiamo per tenere in ostaggio una città, ma per liberarla da una giunta che l’ha paralizzata, che non è stata in grado di dare una prospettiva, di mantenere una delle promesse fatte in campagna elettorale. Quello che Raggi ha toccato ha rotto».

Un messaggio che è anche politico, con la campagna elettorale per il Campidoglio ormai avviata. Non a caso, è intervenuto nella giornata anche il segretario della Cgil Maurizio Landini: «Invece di chiedere di ritirare gli scioperi, sarebbe utile che il Comune accetti di discutere con i lavoratori il modo in cui risolvere i problemi». Una giornata che segna ormai l’affrancamento di sindacati e Pd dalla sindaca Cinque Stelle.